Shiver

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Leggete lo spazio autrice
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Guardo nella tua direzione,
Ma non ti importa di me, vero?
So che non mi ascolti
Perché dici di poter vedere direttamente attraverso me, vero?

E ancora e ancora, dall'attimo in cui mi sveglio,
All'attimo in cui mi addormento,
Starò li al tuo fianco,
Prova a fermarmi,
Starò ad aspettare,
Solo per vedere se ti importa.

Volevi che cambiassi?
Sono cambiato in meglio
Vorrei che sapessi
che otterrai sempre ciò che vuoi
Volevo dire,

Non tremare,
Tremare
Canta a voce alta e chiara

Starò sempre ad aspettarti,
Sai quanto ho bisogno di te,
Ma non mi vedi mai, vero?
E questa è la mia ultima occasione per averti

E ancora e ancora, dall'attimo in cui mi sveglio,
All'attimo in cui mi addormento,
Starò li al tuo fianco,
Prova a fermarmi,
Starò ad aspettare,
Solo per vedere se ti importa.

Oh, oh, oh, oh.

Volevi che cambiassi?
Sono cambiato in meglio
Vorrei che sapessi
che otterrai sempre ciò che vuoi
Volevo dire,

Non tremare,
Non tremare,

Canta a voce alta e chiara
Starò sempre ad aspettarti.

Si, starò sempre ad aspettarti.
Si, starò sempre ad aspettarti.
Si, starò sempre ad aspettarti.
Te
Ti aspetterò sempre

Ed è te che vedo, ma tu non mi vedi.
Ed è te che ascolto così alta e chiara
Lo canto alto e chiaro.
E starò sempre ad aspettarti.

E quindi guardo nella tua direzione,
ma non ti importa di me,
E sai quanto ho bisogno di te,
Ma non mi vedi mai.
Coldplay- Shiver
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Iniziavo a pensare che Blacksburg avesse una cattiva influenza su di me. Nei due anni passati, avevo pensavo di essermi sbarazzata del mio vizio per il costante ritardo; il viaggio in Europa e poi la Brown, mi avevano trasformato in una maga dell'essere pronta in orario.
Ora, sembrava fossi regredita e ogni mattina uscivo di casa trapelata, mentre calzavo le scarpe.
Ancora una volta, papà avrebbe aspettato. Continua ad amarmi nonostante sia un disastro.
Mi sentivo assonnata e la mia tracolla pesava sulla spalla, seriamente, avrei dovuto dire a papà di venire al cottage se voleva vedermi. Almeno evitavamo questo casino.
E stavo pensando a che parole usare quando mi schiantai contro qualcuno e finii con il culo per terra.
《Testa di cavolo》, borbottai, appena mi accorsi che tutto ciò che avevo nella borsa era sul marciapiede.
《Viv?》
Oh merda.
Trattenni il respiro e alzai lo sguardo.
Qualcuno lassù mi prende in giro?
Tentai di rimanere seria, se avessi seguito l'istinto, gli avrei riso in faccia senza alcuna vergogna.
《Dillon!》 Esclamai, divertita. Santo cielo! Avevo dimenticato quanto fosse carino. Era lo stereotipo del ragazzo del Sud: abbronzato, muscoloso e stupidotto. A quindici anni più che interessata al suo cervello, erano i suoi addominali a essere spaventosamente attraenti.
Si chinò sulle ginocchia per aiutarmi a riporre tutto nella tracolla. Ridacchiai strappandogli i miei assorbenti interni dalle mani.
《Non posso neanche dire che il mondo è piccolo》, affermai, alzandomi, 《era ovvio che ci saremmo incontrati.》
《Effettivamente non stavo più nella pelle》, ammiccò. Oddio. Ecco che il marpione che c'era in lui veniva a galla. La rovina di Dillon era la certezza - che talvolta diveniva arroganza - di poter entrare nelle mutande di qualsiasi donna; e nonostante i capelli biondi e gli occhi blu, perdeva gran parte del suo fascino.
Risi, voleva flirtare e non gli avrei dato corda.
《Sei bellissima!》Una delle sue frasi da repertorio. Cercò di toccarmi il viso, ma indietreggiai.
《Woah! Fermo lì.》 Solo un ragazzo poteva sfiorarmi e non era lui.
Si morse il labbro inferiore e avrei mentito a non ammettere che era sexy.
I bei ragazzi sono il mio punto debole.
《Viv》, brontolò, 《non siamo due sconosciuti.》
《Essere stati insieme anni fa, non ti aiutorizza a mettermi le mani addosso.》 Cercai di usare un tono più leggero possibile, anche se mi ero irrigidita.
《Sempre la solita guastafeste》, scoppiò a ridere, 《mi sei mancata.》
Probabilmente gli era mancato vedermi senza vestiti.
Particolari.
Di ragazzi ne avevo conosciuti, e potevo affermare con certezza che Dillon era il più malato di sesso tra tutti. Era allucinante la sua capacità di palpare senza farsi accorgere.
《Suppongo che non cambierò mai》, ribattei.
《Ci siamo divertiti insieme》, ricordò. Sospirai. Che cosa doveva fare?
《Sì, è vero》, confermai.
《Che ne pensi di uscire stasera? Come ai vecchi tempi.》
《No!》
《Perché?》 Domandò, fintamente dispiaciuto.
《Ho da fare》, lo informai. Solo una masochista avrebbe accettato. Dillon era perfetto per la camera da letto, quando apriva bocca ti atterriva.
《Per favore》, implorò, 《tornerò a Charleston tra qualche giorno. Che sarà mai una birra in mia compagnia?》
Sbuffai esasperata e guardai l'orologio che avevo al polso. 《Ti concedo venti minuti, adesso!》 Imposi. 《E offri tu.》
Un sorriso malandrino gli sollevò le labbra sottili, 《Bisogna pur accontentarsi.》
Alzai gli occhi al cielo e mandai un SMS a papà per avvertirlo.

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