Killing me softly

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Strimpella il mio dolore con le sue dita
Canta la mia vita con le sue parole
Mi uccide delicatamente con la sua canzone
mi uccide delicatamente con la sua canzone
raccontando l'intera mia vita con le sue parole
Mi uccide delicatamente con la sua canzone

Ho sentito che cantava una bella canzone
Ho sentito che aveva uno stile tutto suo
Così andai ad ascoltarlo per un po'
Ed eccolo lì, questo ragazzino,
un estraneo ai miei occhi

Strimpella il mio dolore con le sue dita
Canta la mia vita con le sue parole
Mi uccide delicatamente con la sua canzone
mi uccide delicatamente con la sua canzone
raccontando l'intera mia vita con le sue parole
Mi uccide delicatamente con la sua canzone

Mi sentii tutta avvampare di febbre
a disagio tra la folla
Era come se lui avesse trovato le mie lettere
per poi leggerle una ad una ad alta voce, davanti a tutti
Sperai che stesse per finire a breve ma
lui invece continuava a cantare

Strimpellando il mio dolore con le sue dita
Cantando la mia vita con le sue parole
uccidendomi delicatamente con la sua canzone
uccidendomi delicatamente con la sua canzone
raccontando l'intera mia vita con le sue parole
uccidendomi delicatamente con la sua canzone
Killing me softly- Fugees
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In un certo senso mi erano sempre piaciute le persone, non ne conoscevo il motivo, mi piacevano e basta, come adoravo stare in mezzo a una folla di gente.
Forse, per questo,  un anno  prima scelsi di studiare Criminologia.
Perché dietro alle persone si nascondeva altro e l'idea di scoprire gli altarini, il groviglio di pensieri della mente umana e ciò che portava a compiere crimini efferati, mi elettrizzava da matti.
Volevo comprendere gli altri per capire me stessa.
《Mi stai volutamente ignorando?》 Domandò ammiccante.
Lo guardai cercando di fingermi poco interessata al suo aspetto. Quei jeans neri calati sui fianchi mi avrebbe fatto sbavare palesemente, prima o poi.
Sorrisi come una stupida mentre mi raggiungeva sul tappeto del salotto, posizionandosi alle mie spalle.
Harry. Con lui avevo perso le speranze, forse non lo avevo conosciuto a fondo come in questi mesi.
Mi costrinse - sì, come no - a mettermi tra le sue gambe e mi poggiai sul suo petto.
E con lui sorridere è facile.
Non mi spiegavo come fossimo arrivati a tutto questo. Lui mi capiva, intuiva il mio umore con una semplice occhiata e, paradossalmente, conosceva il mio corpo meglio di chiunque altro. Sapeva che prendermi le spalle mi rilassava; stringermi la mano mi addolciva; mettere in contatto le nostre fronti mi faceva tremare; e che respirare a pochi centimetri dalla mia bocca, mi rendeva ancor più succube e consapevole della sua presenza.
Che cosa siamo?
E c'era il suo odore che aleggiava in casa, come se vi abitasse.
Lo volevo, non come anni prima, non era un'ossessione; ero maturata, sempre se si poteva crescere in un paio di anni, e adesso desideravo... Quando chiudevo gli occhi, lo immaginavo nel mio letto. Non a fare chissà cosa - non che mi sarebbe dispiaciuto - ma le fantasie sembravano uno scorcio di vita tanto normale da sembrare distante anni luce.
Mise il mento sulla mia spalla e si sporse per curiosare,
《Quando ho scoperto che sarai una futura criminologa, ho pensato che fosse sexy》, bisbigliò al mio orecchio, il suo tono malizioso mi divertì.
《Sei serio?》
《Già》, ridacchiò.
《Sexy?》
《Mmm》, mugugnò, tratteggiando il neo sulla mia spalla.
《Perché mai?》 Domandai, scioccata.
《Non ho mai visto un criminologo bello come te, saresti decisamente attraente》, scherzò.
《Stai dicendo che adesso non lo sono?》 Lo punzecchiai, ilare.
《No》, obiettò serio, 《non ho detto questo.》
Respirò lentamente, come se riflettesse, 《Penso tu sia da togliere il fiato, davvero.》
Sorrisi, abbassando il capo. Mi avevano definito in tanti modi, "togli il fiato" era... da Harry!
Poi mi strinse tra le sue braccia, come se niente potesse arrivare a noi.
《È la tua mente non è da meno.》
《Sei un gran ruffiano》, borbottai.
《Sei lusingata!》 Replicò.
Cavolo aveva ammesso che il mio cervello era sexy. Era così stupido che ne fossi compiaciuta?
Anche tu mi togli il respiro.
《Ti manca tanto?》 Chiese, sottovoce. Non ci sarebbe stato bisogno di usare quel tono; eravamo soli, nessuno poteva origliare le nostre conversazioni, eppure sembrava che ogni cosa che dicessimo dovesse rimanere un segreto tra noi.
Sfogliai un'altra pagina del libro universitario.
Per qualche motivo, dopo pranzo, li avevo raccattati per nostalgia.
《La Brown?》 Ribattei.
《Anche.》
《Uno po'》, ammisi. 《Ero brava.》
《Lo so.》
Aggrottai la fronte, 《Come?》
《Ho chiesto di te, qualche volta.》
Porca vacca!
Aveva fatto esplodere una bomba nella mia testa.
Sembrava un ridicolo scherzò del destino.
《Perché?》
Delineai i contorni delle sue mani, sempre fredde e zeppe di anelli. Involontariamente, mi concentrai sull' anulare privo della fede.
Sapere che Harry era libero da qualsiasi vincolo, era come ritornare a respirare dopo anni di apnea.
《Un giorno tuo padre mi mostrò una tua foto. Indossavi una felpa dell'Università, i jeans, avevi i capelli scompigliati e portavi gli occhiali da vista con la montatura nera.》
Ricordavo quella fotografia ed ero certa che papà l'avesse sventolata ai quattro venti, ma non mi aspettavo che Harry ne fosse stato interessato.
《Facevi la linguaccia e il tuo naso era arricciato in modo adorabile》, aggiunse, e non potei evitare di imbarazzarmi.
《È stato strano, poco tempo prima ti vedevo ogni giorno e di colpo eri a
chilometri di distanza.》
Sono dovuta andare in un altro Stato per farti notare la mia assenza. È triste.
《Mi mancano anche le feste》, cambiai argomento,  come se non ci fossimo detti nulla di importante; come se la ferita che aveva il suo nome non avesse ricominciato a sanguinare.
《Ah sì?》
《Sai di cosa parlo》, lo rimproverai, divertita. 《La musica a palla, ballare fino al mattino e, perché no, alcool a fiumi》, ricordai. 《Sono una festaiola!》
Mi scostò i capelli sulla schiena e vi posò un piccolo bacio.
《Già ti immagino》, sussurrò, contro la mia pelle, 《una piccola rubacuori.》
Il tuo cuore non l'ho mai rubato.
Scossi il capo. 《Harry》, borbottai, 《non sono quel tipo di ragazza.》
《Perché ho l'impressione che dirai qualche cazzata?》
Gli pizzicai il polso e per ripicca mi morse la mascella. Ridacchiammo come stupidi.
《Sono quella che fa girare le teste, forse, ma non una rubacuori》, insistetti.
Strofinò la guancia contro la mia, con l'espressione corrucciata.
《Viv, hai davvero una concezione sbagliata di te stessa》, mormorò.
《No》, obiettai,《sono realista》, dissi, sincera.
《Non dovresti》, dichiarò, cupo.
L'energia tra noi si era trasformata, continuavamo a giocare a nascondino, in bilico tra le parole dette e i gesti non compiuti.
《Non voglio che le persone pretandano ciò che non posso dare》, farfugliai, confusa.
《E cos' è che non puoi dare?》
Aggrottai la fronte cercando di racimolare le idee.
E giuro che è difficile se lui è vicino.
《Tutto》, confessai con un nodo allo stomaco.《Non c'è più niente in me, Harry.》
Sussultai quando col naso sfiorò l'orecchio.
Ecco, lui fa così e io divento una cerebrolesa.
《Dentro di te hai il mondo, Viv.》
E avrei voluto allontanarlo, ammettere che si sbagliava, forse prima c'era un mondo, adesso solo devastazione e macerie.
Con i polpastrelli, sfiorò una cicatrice ancora rossastra sulla coscia. Trattenni il fiato.
Ti fanno schifo?
E feci l'insana di rigirami nella sua morsa. Faccia a faccia. A un soffio da ciò che avrebbe potuto distruggermi o aprirmi le porte del Paradiso. No, probabilmente se mi avesse offerto l'Inferno lo avrei accettato ugualmente.
《Tendi a vedere il buono nelle persone》, lo sfidai.
《Hai sempre la risposta pronta, eh?》, replicò.
Avvicinò i nostri corpi, le cosce ai lati delle sue anche, il calore che superava la barriera dei vestiti e mi riempiva. Mi afferrò il viso, il suo sorriso era bello da togliere il fiato, e poi le sue labbra si poggiarono sullo zigomo, scese lungo la mascella e così via fino a baciare ogni punto attorno alla bocca.
Gli sfuggirono altri mille sorrisi e mi marchiò la pelle con quella curva splendida. Ecco i segni che avrei voluto.
Gli sfiorai il torace e mi stupii la sua reazione, 《Hai la pelle d'oca.》
Scosse il capo quasi intimidito. 《Sì.》
Deglutii a vuoto.
Desiderio.
E fui sul punto di cedere di incollare le labbra sulle sue, nonostante tutto, gli anni, le differenze, le ferite. Perché con un bacio di certo non ci saremmo promessi amore eterno, ma sarebbe stato comunque travolgente, unico, giusto.
Saremmo un casino.
Gli accarezzai la guancia, la fronte sul suo mento e gli occhi così strizzati da avere il mal di testa.
《Ti odio》, dichiarai, sconfitta.
Odio non avere il controllo.
《Non è vero》, rise.

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