Arabella ha degli stivali interstellari a squame
e uno scivolo intorno al dito piccolo e io ci giro all'infinito
ha un costume argentato come Barbarella
e quando le serve un risveglio dalla realtà
si tuffa nei miei sogni ad occhi aperti
I miei giorni finiscono meglio quando il tramonto si nasconde
dietro la giovane signora seduta al lato passeggero
è molto meno pittoresco senza di lei che cattura la luce
l'orizzonte ci prova, ma non è così dolce allo sguardoCome Arabella
Come ArabellaPotrebbe essere nella tua testa e nella tua anima
Non puoi essere sicuroArabella ha una testa anni Settanta
ma è un'amante moderna
è un'esplorazione, è fatta di altro spazio
le sue labbra sono il bordo di una galassia
e il suo bacio il colore di una costellazione che cade al suo posto(E' magica) in un cappotto stampa leopardo
(solo una scivolata) sotto quello, lo spero
(chiedo se) posso avere una di quelle
(biologiche) sigarette che fuma lei
(si sfiora le labbra) su una Mexican Coke
(ti fa desiderare) di essere la bottiglia
(prende un sorso) della tua anima, e suona comePotrebbe essere nella tua testa e nella tua anima
Non puoi essere sicuro
Arabella- Artic Monkeys
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Non appena chiusi il frigorifero, mi scontrai contro il petto di Harry. La busta del latte cadde rovinosamente per terra. Sbuffai, osservando il pavimento sporcarsi. Ci chinammo in contemporanea e le nostre teste si colpirono.
《Ahi!》 Urlai esasperata. In effetti, non mi ero fatta granché male ma avevo i nervi a fior di pelle. Avrei potuto rompere ogni oggetto in vetro con un solo urlo pieno di frustrazione.
Harry si limitò a un grugnito.
《Sembra una casa delle bambole》, bofonchiò. Strinsi i denti, non potevo di certo dirgli che non era giornata. Non dormivo da quattro giorni, stavo per impazzire e ormai non distinguevo la realtà. Ero certa che qualcuno mi spiasse, poi la razionalità mi ricordava che ero a Blacksburg. Chi diamine avrebbe perso il suo tempo con me?
《Non offendere Martha's House!》 Esclamai, con troppa irruenza, ma si era appena svegliato. Era ancora assonnato.
《È la verità.》
《È perfetta per una persona.》
《Se ne sei convinta...》
《Tu vivi in una casa di due piani!》 Sbottai, pulendo il parquet. Si sedette su uno sgabello e prese a spalmare la marmellata di mirtilli su una fetta biscottata. Immaginai di buttarlo fuori casa e lanciargli addosso la sua dannata conserva.
Sono pazza.
《Appunto. Spaziosa e non rischio di sbattere contro qualcuno.》
Alzai gli occhi al cielo. 《Esagerato》, sottolineai, addentando un biscotto e poggiandomi contro il piano cottura. 《Mi sentirei sola in una casa così grande.》
《Abiti a un chilometro dalla civiltà, Viv, in mezzo al nulla.》
Feci spallucce. 《Ha dei vantaggi.》
《Sarebbero?》
《Niente vicini rompi scatole, posso mettere la musica a palla nel cuore della notte, la vista sul lago è spettacolare... Vuoi che continui?》
《Considera anche gli svantaggi》, replicò. 《Animali selvatici come quel procione...》
《Era un cavolo di tasso. Perché non ti entra in testa?》 Lo interruppi.
Fece una smorfia, menefreghista. 《Non è questo il punto》, si difese. 《In mezzo a tutta quell'erba sul retro potrebbero esserci serpenti.》
Rabbrividii, disgustata e sempre più irritata. 《Non è vero!》
《Per non parlare delle continue perdite delle tubature, sono vecchie quanto Blacksburg.》
Perché non capiva che mi infastidiva? Anche lui aveva faticato per rimettere in piedi il cottage.
《Anche le pettegole di Blacksburg sono vecchie ma sono sicura che quando moriremo, loro saranno lì a ballare sui nostri cadaveri.》
《Non ha senso questa analogia!》
《Sì, solo che non vuoi ammetterlo!》 Gridai, gettando la tazza di caffè contro il lavabo. Si ruppe e il silenzio calò tra di noi. A quel punto notò il mio umore tetro e divenne serio.
《Sei davvero arrabbiata》, constatò, confuso. Sospirai, pressando i palmi sugli occhi.
E se fossi pazza.
《Stiamo litigando?》 Continuò.
Inspirai, tremante. 《Non lo so》, ammisi.
《Ehi》, mormorò, tirandomi a sé e facendomi sedere sulle sue gambe.
《Stai bene?》
Fissai lo sguardo sui nostri piedi nudi e non parlai. Tutto ciò che avrei voluto dirgli, rimaneva incastrato in gola. Mi ero così abituata a tenere tutto per me che parlarne mi sembrava stupido, nonostante le conseguenze per i miei silenzi del passato fossero state gravi. Ero richiusa nella mia bolla d'omertà e vergogna per me stessa e uscirne mi sembrava impossibile. Ero stata io a creare le catene che mi imprigionavano.
Ho un brutto presentimento, Harry, ho paura.
Posò le labbra sotto l'orecchio e rabbrividii, seguì il profilo della mascella fino ad arrivare alla bocca. Non mi baciò, ma respirò il mio fiato.
《Sai di caffè e miele》, bisbigliò, tentando di farmi sorridere. Con la lingua passò sul labbro inferiore e lo strinse tra i denti fino a strapparmi un mugugno di protesta.
I suoi occhi erano limpidi, sinceri e mi sentii uno schifo. Rivalutai tutte quelle notti insonni, compresi di essere in un vicolo cieco. Ero ne guai sia se ci fosse stato qualcuno appostato a osservarmi sia se fosse stato frutto della mia immaginazioni, non era normale vedere qualcosa che non esisteva.
E se fosse un esaurimento nervoso?
Non volevo che mi rinchiudessero in una dannato istituto d'igiene mentale.
Forzai un sorriso e avvolsi le braccia attorno al suo collo.
《Perché parliamo di case?》 Domandai, simulando un tono leggero.
《Me ne sono dimenticato》, confessò, divertito, giocando con i miei capelli. 《Okay, ascolta questa. Io non offendo il cottage e tu non lo fai con casa mia》, propose, con un sorriso. Mi rilassai e strinsi tra le dita i suoi capelli mentre mi baciava la punta del naso.
《Viv?》
《Mmm?》
《Qualunque cosa ti preoccupa, io ci sono.》
In quella semplice frase c'era comprensione, eppure riuscì solo a ricordarmi che in me c'era qualcosa che non andava.
《Devo... devo andare a fare la spesa.》
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Fil rouge |h.s|
Fanfiction"Ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella" Come lo dimentichi l'amore della tua vita? Viv è tornata a Blacksburg e fa ancora parlare di sé. Eppure...