Beh, ho sentito che c'era un accordo musicale segreto
che David suonò e che piacque al Signore
Ma tu non ti interessi veramente di musica, vero?
Beh, funziona così:
La quarta, la quinta, la minore cala e la maggiore cresce
Il re perplesso compose l'HallelujahHallelujah Hallelujah Hallelujah Hallelujah ...
Beh, la tua fede era forte ma avevi bisogno di prove
L'Avevi vista fare il bagno sul tetto
La sua bellezza e la luce della luna tutto intorno
E lei ti ha legato alla sua sedia della cucina
Ha rotto il tuo trono e ti ha tagliato i capelli
E dalle tue labbra ti strappo l'HallelujahHallelujah Hallelujah Hallelujah Hallelujah ...
(Sì, ma) Baby sono già stato qui prima
Ho visto questa stanza e ho camminato su questo pavimento, (lo sai)
Ero abituato a vivere da solo prima di conoscerti
Ed ho visto la tua bandiera sull'arco di marmo
e l'amore non è una marcia di vittoria
È un freddo ed un stonato HallelujahHallelujah Hallelujah Hallelujah Hallelujah ...
Beh, c'è stato un momento in cui mi ha detto
Che cosa succede realmente sotto
Ma ora non me lo mostrerai, o no?
Ma ricordo quando mi sono trasferito da te
Ed anche la santa colomba si spostava
Ed ogni respiro che facevamo era un HallelujahHallelujah Hallelujah Hallelujah
Forse c'è un Dio lassù
Ma tutto quello che ho imparato dall'amore
è stato come colpire qualcuno prima che estragga le armi
E non è un grido che puoi sentire di notte
Non è qualcuno che ha visto la luce
È un freddo ed uno stonato HallelujahHallelujah Hallelujah Hallelujah hallelû ...
Hallelujah Hallelujah Hallelujah hallelû ...
Hallelujah Hallelujah Hallelujah
Hallelujah- Jeff Buckley
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Mi svegliai di soprassalto, rimanendo confuso per qualche secondo infine tutto tornò in mente. Quel pomeriggio, prima Sasha che si era presentata con la scusa di portarmi del cibo e Vivienne - dopo giorni in cui pensavo che se ne fosse andata definitivamente - che mi aveva guardato come se l'avessi pugnalata alle spalle.
E il bacio.
Era successo dopo un fiume in piena di parole, dopo aver detto che con me non respirava.
Mi ha baciato.
Era in assoluto la ragazza più strana che avessi mai conosciuto: tanto plateale nella vita di tutti i giorni quanto introversa nelle dimostrazioni d'affetto. Come quando mi aveva fatto trovare le chiavi del cottage nella tazza da caffè, che usavo abitualmente, con un post-it.
Mi hai aiutato a trasformare questa baracca nella mia casa, quando vuoi scappare dal mondo e unirti a me sai dove venire.
Ps. Non perdela che ti stacco le palle!
Si innervosiva, urlava e le comparivano chiazze rosse sul collo. Per questo preferiva i gesti. E quella chiave era stato il regalo più bello di sempre.
"Ti sento dappertutto..."
Dopo quel bacio impacciato, aveva tentato di scappare e ci sarebbe riuscita se non l'avessi fermata. Per la prima volta in ventisette anni lo stomaco mi era crollato sotto i piedi. Stare con Viv era stato come scoprire un nuovo modo di vedere le cose. Mentre la portavo a letto e ridevamo, quando l'avevo spogliata ed era sotto il mio corpo. Cazzo!
Per un attimo, mentre eravamo connessi, guardando i suoi occhi lucidi avevo pensato di volerla nella mia vita ogni fottuto giorno perché, senza tutto sarebbe stato insipido e incolore.
Gesù! Da quando mi mettevo a pensare stronzate sulla vita? Vivienne era quel tipo di donna capace di far impazzire perfino i Santi.
Sorrisi, allungando il braccio per toccarla. Ormai la stanza era piena del suo odore e dire che era qui solo da poche ore. Mi irrigidii appena mi accorsi che non c'era. Scattai seduto, accendendo l'abat-jour. Era impossibile che se ne fosse andata senza me ne rendessi conto. Mi avrebbe avvertito, giusto? No! Si trattava di Viv.
Sospirai, passandomi le mani sul viso. Avevo cercato di farla cedere senza pressioni, aspettato che mollasse il colpo sul gioco di seduzione che avevamo intrapreso. Era una mina vagante e mi aveva in pugno. Speravo non saremmo esplosi in aria.
Mi riscossi quando sentii lo scroscio dell'acqua e il sollievo mi pervase. Un gran passo avanti che non fosse fuggita a gambe levate. Solo che non sapevo cosa avrei trovato lì dentro, ero fottutamente spaventato.
Prima eravamo troppo presi anche solo per riflettere su quello che stavamo facendo. Vivienne era stata terribilmente tenera con la sua risata squillante ed eccitante allo stesso tempo.
La cosa migliore della mia vita.
Mi aveva guardato con quegl'occhi azzurri... Gli occhi di Viv sembrano combattere costantemente con la sua volontà di trattere le parole. Quando si estraniava, raccontavano una storia che pareva stonare con la sua età. Riuscivo a distinguere ogni sfumatura: il coraggio, la forza, il senso di colpa e di vergogna per se stessa.
In quel momento, si erano riempiti di qualcosa che non seppi decifrare e mi aveva fissato in un misto tra preghiera e avvertimento. Come se sussurrasse: "Fammi male e ti uccido." E le credevo, in fin dei conti era Vivienne. Con la sua mente machiavellica avrebbe potuto architettare il delitto perfetto e uscirne indenne.
Mi feci forza, ero un uomo adulto e non potevo trasformarmi in una mammoletta paranoica perché una ragazza - Viv - si era chiusa in bagno per una doccia, per cui mi alzai e arrivai alla porta.
Bussai un paio di volte. Non rispose. Brutto segno! E allora non resistessi, entrai e affrettai il passo fino ad aprire l'anta del box.
Apparentemente non c'era nulla che non andava. Mi dava le spalle, teneva la fronte contro le piastrelle azzurre e il getto dell'acqua la bagnava in parte. Non si muoveva, neppure un muscolo.
Cattivo, cattivissimo, segno!
Incurante che indossassi i boxer, la raggiunsi.
《Viv》, la richiamai. Disprezzai il mio tono spaventato e l'avvolsi con le braccia. Tremava, nonostante fosse estate.
《Ti sei preso tutto, non ho più niente》, sussultò, quasi non la compresi. Ebbi un tuffo al cuore. Sì, volevo tutto di lei ma non rubandolo, desideravo che fosse serena nel concedermelo.
《Mi dispiace》, risposi, anche se ero consapevole che non sarebbe servito. Si voltò. Rimasi spiazzato nel notare gli occhi rossi e le labbra violacee per via dell'acqua gelata. Per ogni parte che cedeva, ce n'era un'altra che si distruggeva e sospettavo fosse un meccanismo che veniva azionato solo con me.
Incollò la bocca sulla mia. Non mi ero ancora abituato ai suoi baci. Erano parole bloccate in gola, sospiri spezzati, sorrisi nascosti e dolcezza celata. Proprio come lei. Già ne ero dipendente.
《Sei ghiacciata》, bisbigliai, strofinando le mani sul suo corpo, sperando di poter riscaldarla. Non rispose, mi prese il capo e mi spinse ad affondare il viso nella curva del collo. Mi strinse, forte, premendo le dita di una mano nelle mie scapole e quelle dell'altra tra i capelli. Avrei dovuto essere io a confortarla, eppure accadde il contrario. Fu come se comprendesse quanto mi sentissi incompleto quando stava male e con quell'abbraccio dicesse che il dolore era un diritto di tutti e non solo per chi aveva una vita difficile.
Mi tenne a sé, mi protesse, come se fosse pronta a farmi scudo col suo corpo. E tutto, quello che provavo per lei, mi esplose dentro e attorno a noi e mi ritrovai a piangere senza che ne fosse consapevole.
Restammo li per interi minuti in cui non emise un sol suono. Ecco, si era rinchiusa nella sua mente. Capitava spesso che smettesse di parlare, questa volta non erano i ricordi dell'aggressione a tormentarla.
Uscimmo dal box, coprii con un asciugamano di spugna e ne avvolsi uno attorno al mio corpo dopo aver sfilato i boxer. Viv rimase inerme, non reagì. Quand'era in questo stato sembrava aspettasse qualcosa con una muta accettazione, certa dell'ineluttabilità della sua sorte.
Se davvero le avevo tolto tutto, perché non potevo prendermi anche i suoi demoni?
Presi altri teli, la condussi in camera e la feci sedere sul letto.
《Non puoi annullarti, Viv, per nessuno e tantomeno per me. Tu accetteresti se il sole smettesse di splendere?》, proruppi, inginocchiandomi di fronte a lei. Cominciai a tamponarle i capelli umidi e una volta che mi sembrò di aver fatto un buon lavoro passai ad asciugarle il corpo. Era straordinaria con solo una luce soffusa a circondarla, i capelli rossi che risaltavano tra le lenzuola bianche e la pelle punteggiata con qualche goccia d'acqua. Era la ragazza più bella che avessi mai conosciuto ma sospettavo che, se gliel'avessi detto, avrebbe riso.
《Sei il mio sole, Viv》, sussurrai, spostandole la frangia ormai un po' troppo lunga dagli occhi.
《Non hai bisogno che te lo dica io, sai che effetto hai sulle persone quando sorridi. Le accechi.》
A quel punto gli angoli della sua bocca si sollevarono. Almeno un po' l'avevo smossa.
《Deve essere stato il peggior sesso della tua vita se ti ho trovato così》, scherzai. La sentii ridacchiare e alzò il viso per incontrare il mio sguardo.
《Sarò la tua palla al piede》, replicò, sottovoce.
《Perché mai?》
《È stato... Mi tocchi come se tenessi a me. È strano, mi piace.》
Allora sorrisi anch'io.
Provai a farle indossare una maglietta che avevo recuperato dall'armadio ma scosse il capo in segno di diniego.
《Ho il tuo odore addosso, non se ne andrà più》, ansimò, posò le labbra sul mio stomaco.
《Viv》, provai. Si spostò fino ad arrivare alla spalla e sul collo.
《Fai... fai l'amore con me?》 Pigolò, sciogliendo il nodo dell'asciugamano. 《Come prima?》
Mi si strinse il cuore per il tono che usò. Non era abituata a nulla che riguardasse la dolcezza.
《Non pens-》
《Allora non pensare》, mi zittì. Cadde sul materasso e mi tirò su di sé.《Che fai?》 Borbottò. Risi, poggiando il mento sulla sua spalla e facendo aderire di più la schiena al mio corpo.
《Ti abbraccio.》
《Perché?》
《Mi va di farlo!》
《È normale che tu sia così attaccato?》
Sogghignai, divertito dal suo sospetto.
《Sì chiama abbraccio a cucchiaio》, spiegai.
《Scusami?》
《Io faccio il cucchiaio》, chiarii, sentendomi stupido.
Trattenne una risata. 《E perché mai?》 Ribattè, sempre più confusa.
《Ti faccio le coccole.》
《Eh?》
《Hai capito!》
《Perché siamo andati a letto? Davvero, non c'è bisogno. Puoi tornare dalla tua parte del letto》, farfugliò.
《Viv, non discutere, zitta e dormi!》 Esclamai, intrecciando le nostre dita sul suo stomaco.
《Non prenderci la mano》, brontolò.
《Non ti ascolto》, bisbigliai, baciandole l'orecchio. Anche se protestava, le piaceva: il suo corpo non era rigido e sospettavo sorridesse. Era assurdo che non fosse abituata alle coccole. Il mio nuovo scopo sarebbe diventato questo: farla abituare a me, alle piccolezze, cosicché che comprendesse che poteva esserci un altro modo di approcciarsi e non tutto si riduceva al sesso.
《Sono stata il miglior sesso delle tua vita, non è così?》
Sapevo quanto avesse bisogno di stemperare la situazione.
《Sei modesta, non è così?》 Replicai.
《Hai detto che sono il tuo Sole》, rise, 《e ora ti comporti come un boa costrictor.》
Sorrisi, pizzicandole il fianco.
《Sì, è decisamente così》, sussurrò.《Dormi?》 Esordì. Non risposi, in parte assonnato e in parte perché sapevo che ci saremmo pungolati perché voleva fare la dura e allontanarmi. Sospirò quando ci fu solo silenzio e si rigirò tra le mie braccia. Sentivo il suo fiato sul viso. Cercai di rilassarmi affinché non si insospettisse e non trasalii appena mi sfiorò le labbra con un dito.
《Sei così bello》, biascicò. Mi trattenni dal sorridere, intenerito dal suo tono meravigliato.
《Ecco, mi hai tolto un'altra prima volta. Non ho mai detto a nessun ragazzo che era bello》, continuò, sfregando il naso contro il mio. Le scappò un'altro sospiro, come se fosse abbattuta.
《Mi spezzerai Harry e forse è meglio così perché a quel punto saprò di essere ancora viva.》
No, sarebbe stata lei a spezzarmi e forse me lo meritavo, nel frattempo mi sarei goduto tutto questo.
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Il dolore è un diritto di tutti e non solo di chi ha una vita difficile. 《-- è la prima volta che mi piace davvero una mia frase... progressi!
I Missing-moment non sono in ordine cronologico.
Penso che mi state odiando per il capitolo precedente, quindi volevo addolcirvi con questo Missing-moment. Dovreste esserne onorate perché di solito non mi importa di chi mi odia ;) Hahahhahahahh
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Fil rouge |h.s|
Fanfictie"Ogni persona porta, fin dalla nascita, un invisibile filo rosso legato al mignolo della mano sinistra che lo lega alla propria anima gemella" Come lo dimentichi l'amore della tua vita? Viv è tornata a Blacksburg e fa ancora parlare di sé. Eppure...