Do I wanna know?/ Missing-moment

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Hai del colore sulle guance?
Ti viene mai la paura di non riuscire a spostare la corrente, che non se ne va proprio da lì, come se fosse qualcosa tra i denti?
Ce li hai degli assi nella manica?
L’hai capito che hai lasciato un segno profondo?
Ti ho sognata quasi ogni notte, questa settimana
Quanti segreti sai mantenere?
Perché c’è questo pezzo che ho trovato, che in qualche modo mi fa pensare a te, e lo metto a ripetizione
Finché non mi addormento
Rovesciando drinks sul divano

Lo voglio sapere, se questo sentimento scorre da entrambi lati?
È stato triste vederti andare
Stavo quasi sperando che rimanessi
Piccola, lo sappiamo entrambi
Che le notti sono state concepite principalmente per dire cose che non diresti il giorno dopo

Torno da te strisciando
Hai mai pensato di chiamare dopo che ne hai bevuti un po’?
Perché io lo faccio sempre
Forse sono troppo impegnato ad essere tuo per farmi prendere da qualcun altro
Ora ci ho pensato fino in fondo
Strisciando verso di te

Allora, ce l’hai il fegato?
Mi chiedo se il tuo cuore è ancora aperto
E se lo è, se voglio sapere a che ora chiude
Calmati e porgi le labbra
Mi dispiace interrompere
È solo che sono costantemente sul punto
Di cercare di baciarti
Non so se provi quello che provo io
Ma potremmo stare insieme, se tu lo volessi

Torno strisciando da te
Troppo impegnato ad essere tuo per cadere
Mai pensato di chiamare, cara?
Vuoi vedermi tornare da te strisciando?
Do I wanna know?- Artic Monkey
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Ero sempre stato una persona corretta, responsabile e che seguiva le regole. Ma cosa aveva portato se non a perdere tutto?
La ragazza che amavo era dentro una cella, mi credeva un manipolatore superficiale ed ero stato licenziato. Ero stufo delle regole, di essere calmo e rilassato.
Erano appena le otto del mattino e mi ritrovavo a bussare come un dannato alla porta di casa Butterfield. Dire che ero incazzato, era un eufemismo. Avrei potuto scatenare una guerra o mandare al diavolo la mia natura pacifica.
Finalmente Richard si degnò di comparire e poco mi importò che sembrasse uno straccio, che per me era sempre stato un esempio o un secondo padre.
《Sei un bastardo!》 Dissi, senza dargli il tempo di aprire bocca. 《Prima fai l'uomo tutto d'un pezzo e poi la mandi in prigione. Che cazzo ti dice il cervello, eh?》
Richard strinse i pugni, fulminandomi con lo sguardo. Stava inesorabilmente perdendo il mio rispetto, ormai me ne fregavo di ciò che avrebbe potuto pensare. Non avevo circuito sua figlia, era accaduto il contrario! Lei con i suoi sorrisetti maliziosi e la sfacciataggine tipica dei ventenni, le movenze da donna vissuta e il carattere da bambina.
Non conosci tua figlia, Richard.
Viv non era una sprovveduta, ti faceva credere di essere ingenua e nel frattempo ti legava alle dita della sua mano come ua burattinaio. Somigliava a una vedova nera, un attimo prima ti dava la luna e quello dopo ti strappava il cuore e ne godeva. Era una stronza, con la convinzione di essere rotta e di conseguenza pensava di avere il diritto di spezzare gli altri.
Finalmente comprendevo tutte le volte che gridava di odiarmi, ora la odiavo anch'io. Tanto. Volevo strozzarla per quanto la detestavo. Ma, nonostante l'odio, ero qui a difenderla. Era strano il disprezzo unito all'istinto di protezione che ti annodava le viscere. Forse era questa la sensazione di cui mi parlava i primi tempi, quel misto tra rabbia, paura e tristezza che ti annichiliva.
《La consideri un ragazzina, ma tu? Come ti sei comportato?》
Senza troppe cerimonie mi strattonò dentro casa, sbattendo con forza la porta.
《Non osare parlare di mia figlia!》 Esclamò, non alzò la voce eppure la furia era evidente.
《È Vivienne!》 Esplosi. 《Non è solo tua figlia. È una persona, un'adulta, una donna. E ti dovresti vergognare. È impulsiva come te, imponendole di stare qui era certo che trovasse un modo per andarsene.》
Rise, sarcastico. 《Sei venuto a farmi la predica? A metter bocca sul mio rapporto con Vivienne?》
《A quanto pare non serve perché ciò che dici tu è legge》, dichiarai.
《Devi-》
《Non dirmi che non mi riguarda!》 Sbraitai. 《Tutto quello che ha a che fare con Viv mi riguarda. Che tu lo voglia o no.》
Tacque, studiandomi come solo i suoi occhi erano in grado di fare e, anche se non erano dello stesso colore di quelli di Viv, quello sguardo arguto e penetrante capace di fotterti il cervello mi ricordò lei. Si somigliavano nei gesti, nelle piccolezze, avevano persino lo stesso sorriso sghembo.
La tensione evaporò e si afflosciò sul divano e io lo imitai, sedendomi di fronte.
《Avresti dovuto dirmi cosa stava accadendo tra voi due, hai la testa sulle spalle molto più di Vivienne. Avresti dovuto, anche se ti ha implorato di non farlo.》
M'irrigidii e probabilmente lo guardai con la faccia da pesce lesso.
《Conosco i miei polli, Harry. Vivienne è... è capace di gestire tutto, anche un cataclisma, ma non le relazioni.》
Mi parve che ci fosse una traccia di senso di colpa nella sua voce, come se ne fosse responsabile. Di fatto non era così a meno che non si riferisse all'eccessiva gelosia, anche se Nathan non era morboso come suo padre e il fratello maggiore. Ancora mi aspettavo che Gabe si presentasse per darmi una lezione.
Annuii, di colpo Richard non fu più il mostro cattivo, non era più una delle ragioni che non ci permetteva di stare insieme ma, comunque, Viv non avrebbe cambiato idea. Adesso sapevo come si era sentita anni prima, quando credeva di non essere abbastanza. Ora ero io a non essere abbastanza e faceva schifo, era una sensazione che ti si insediava nelle ossa, ti erodeva.
《So che non usi le ragazze ma ho bisogno di sentirlo da te. Dimmi che tieni a Vivienne almeno la metà di quanto faccio io, che non è stato un passatempo.》
Chissà come avrebbe reagito a sapere che era sua figlia ad avermi usato.
《Ne sono innamorato. Può bastarti?》, sospirai. Tutti lo avevano capito: mia madre, Karine, perfino Doug il Capo della Polizia. Lei non lo vedeva.
Ero innamorato di quella stessa donna che appena nata avevo tenuto tra le braccia, di cui mi ero preso cui senza che mi pesasse perché non c'erano mai state distinzioni tra la mia e la sua famiglia.
Quasi mi parve che risucchiasse il respiro, tentando di capire se dicessi la verità. Mi conosceva come le sue tasche, fiutava le mie bugie.
《Va bene.》
《Va bene.》
《Cosa ti aspetti che risponda?》
《Non lo so》, borbottai, confuso. Credevo mi smentisse, che mi prendesse a pugni. Il giorno prima mi aveva stampato sul muro con l'intento di ammazzarmi, invece, adesso era calmo. Solo ora, osservandolo mi resi conto che si sentiva colpevole ma era troppo cocciuto per alzare il culo e raggiungerla.
《La ami davvero?》 Chiese. Aveva le mani giunte e mi fissava dritto negli occhi. Forse pensava che avevo detto di amare anche Sasha per poi divorziare in meno di due anni.
《Sì.》
Tanto che non immagino una vita senza di lei.
《E lei ti ama?》
Sì. No. Non lo so.
《Vai da lei》, dissi, cambiando discorso. Non volevo ricordare quelle parole sputate da dietro delle sbarre. Quel piccolo dubbio che mi aveva sempre tormentato - che volesse tenere tutto segreto - era diventato una certezza e volevo strapparmelo di dosso.
《Viv... non amerà mai nessuno come ama te, Richard.》
E per qualche ragione questo me la faceva amare ancor di più. Non volevo niente di tutto ciò, Vivienne mi era piovuta addosso senza darmi la possibilità di scelta.
Sfregai le mani contro i pantaloni per poi alzarmi. Non c'era altro da aggiungere.
《Harry》, mi chiamò, 《ci vediamo domani alla locanda.》
Feci spallucce, disinteressato. Queste erano le sue scuse e a me bastava. Non era l'orgoglio a trattenermi, io - come tutti - sapevo che quando si trattava di Vivienne perdeva la bussola, poi rimetteva tutto apposto.
《Considerami in ferie》, borbottai. Cosa avrei fatto nei giorni seguenti, abituato al lavoro costante. Forse mi sarei dedicato alla pesca, andando dall'altra parte del lago. Una vacanza mi serviva.
《Va bene》, accettò.
Raggiunsi la porta principale, sentendo i suoi passi alle mie spalle.
《Vivienne lo sa?》 Mi fermò, ancora, esasperandomi.
《Cosa?》
《Non fare l'ingenuo con me, Harry. Gliel'hai detto, sì o no?》 Ribadì, deciso. Cosa gli importasse era un mistero.
Scossi il capo. 《A che servirebbe? Le persone come Vivienne, l'amore non le trattiene, scappano più in fretta》, conclusi. Mi trattenne per la spalla e fui sul punto di mandarlo al diavolo.
《Diglielo, Harry》, mi consigliò, quasi paterno. Non c'era un Butterfield che non fosse lunatico. Non potei fare a meno di aggrottare la fronte in un'espressione poco convinta. Si mosse a disagio, non aspettandosi che chiedessi spiegazioni, poi rise.
《Se c'è qualcuno cui affiderei mia figlia》, affermò, facendo una smorfia, 《quello sei tu.》
La verità era che aveva posto Vivienne in un piedistallo troppo in alto, non considerava nessuno alla sua altezza, tuttavia preferiva me che il primo venuto.
《Grazie》, biascicai, in imbarazzo. Avevo una benedizione che non avevo richiesto ma in cui speravo.
《Harry... Ricordati che si torna sempre da chi si è amati.》
《Questo è egoismo》, dichiarai.
《L'amore è egoista, Harry, e Viv non è perfetta.》
《E tu guardi troppi film con mia madre》, conclusi.
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Zazazaaaaa
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