Un forte vento s'opponeva ai nostri passi, mentre dinnanzi a noi, scavato nell'immane parete rocciosa della montagna, allo sbocco della gola, stava l'ingresso monumentale alla Necropoli di Arfarapiselabaracondomabarabara.
«Quivi le arche degli Imperatori dei tempi perduti proteggono segreti da molti secoli dimenticati,» dichiarò Cil, brandendo lo Scettro d'Alabastro di Al∙Abastron, «addentriamoci con rispetto.»
Avevo già visitato quei luoghi ai tempi della mia giovinezza, perché molti Cacciatori di Tesori ritengono che sia una prova di coraggio, per chi voglia intraprendere la loro stessa attività, varcare quelle soglie. In verità, questa era, già ai miei tempi, una mera tradizione simbolica, poiché le tombe erano state depredate di tutti i tesori, e restavano solo petrosi brandelli di esse, qualche osso qua e là, e spezzate urne. Ricordavo però bene il gran tanfo di muffa che si spandeva in quelle aule, e le fetide pozze che sporadicamente vi si aprivano, popolate di insetti pelosi e pestifere mosche.
«Per di qua» disse Cil, indicandoci una larga scalinata, alla cima della quale stavano cinque ampie aperture, tutte identiche, sovrastate da una scritta incisa nella roccia.
«Che sono questi scarabocchi?» mi domandò Bastonazz, puntando il dito alle strane lettere.
«È antico pètone,» gli spiegai, «la lingua dei padri, dei nonni, dei bisnonni, dei trisavoli, dei prozii.»
«Fate silenzio!» ci redarguì Cil, che stava studiando le rune, «Solo una di queste porte si può traversare senza morire, e l'iscrizione ci indica quale.»
«Ah, bene!» esclamò Bastonazz, «Dunque che dice? È la prima da sinistra, la terza, la quinta da destra?»
«Non è così semplice,» ribatté l'Alchimista, «ovviamente è indicato in forma di indovinello. Chi non metterebbe in una tomba un indovinello? È la cosa più sensata.»
«Cosa recita l'indovinello?» gli domandai.
«La prima parte dice: metter le man cogli occhi, e levar le gambe.» rispose l'Alchimista, «La seconda comincia così: ma qualunque porta va... e poi non riesco a comprendere l'ultima parola.»
«Metter le man cogli occhi e levar le gambe» ripetei, tentando di capire cosa potesse significare.
«Lene... vene... non ricordo proprio a che suono corrisponda questa lettera... ah, come erano scaltri i nostri antenati, ad utilizzare un alfabeto di oltre duecentomila lettere!» borbottava intanto Cil, «Rene... cene... pene... no, no, no! Non ci siamo! Be', accontentiamoci di quello che abbiamo, altrimenti rischiamo di perdere troppo tempo e di farci soffiare le cose più preziose! Bastonazz, vieni qui!»
Vidi allora che Cil faceva inginocchiare il nostro forzuto compagno e gli faceva porre le mani sugli occhi.
«Che fate?» domandai loro stupito.
«Non mi hai ascoltato, Beno? Sto facendo quello che dice l'iscrizione: metter le man cogli occhi, e levar le gambe.»
Il povero Bastonazz si muoveva intanto ginocchioni e alla cieca, quasi sbattendo sul muro di pietra.
«Ma per quale porta entrare, dunque?» obiettai, dubitando che l'interpretazione dell'indovinello fosse così semplice, «Io credo, Cil, che l'indovinello serva ad indicare la porta giusta: due sono le mani, due gli occhi, due le gambe. Se sommiamo i primi, viene quattro, e levando le gambe, rimane due.»
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Artifacta - La Cerca degli Artefatti
AventuraUno sparuto gruppo di avventurieri si mette in viaggio alla ricerca dei mitici Artefatti... vi aspetta una storia fantasy a metà tra la satira e la parodia, tutta da ridere 😂 Se volete, potete ascoltare l'audiolibro dei Capitoli sul mio canale YouT...