Fummo sbalzati all'indietro da una potentissima raffica di vento e ci ritrovammo tutti distesi al suolo. Quando rialzammo lo sguardo, si ergeva davanti a noi qualcosa di così alto che non si riusciva a scorgerne la sommità. Arretrammo di molte pertiche: solo allora riconoscemmo la forma di due lunghissime gambe nere, al fondo di pronunciate terga, di due braccia esili e spigolose e di due spalle estremamente appuntite. Sollevando lo sguardo, vedemmo al mezzo d'uno strano petto tre facce storte e deformi, con decine di occhi senza pupille e le fauci digrignate; dall'interno di esse, si scorgeva il bagliore della fiamma.
«Ma questo è un arcidemone!» esclamò Quer d'Appone inorridito.
«Cil,» balbettò Bastonazz, «ma che cazzo è?»
L'Alchimista era impietrito.
«Avrei dovuto liberare un Dio,» mormorò, «invece ho liberato un demone.»
Il mostro mosse un braccio e tutti stringemmo le armi. Ma parve solo che lo stesse osservando, come uno che da molto tempo sia privo dell'uso dei propri arti.
«La profezia...» chiesi spiegazioni a Cil, «la profezia non diceva che...»
«Il male si scatenerà sul mondo se l'Artefatto Supremo degli Dei sarà recuperato...» farfugliò, «questo voleva dire... l'Artefatto Supremo non è il rimedio al male: è la sua causa.»
«Ma quale empietà! Quale abominio!» gridò il Predicante schifato, «Siamo stati tutti ingannati! Uncul non è un Dio: Uncul è il Signore della stirpe dei demoni!»
«Soldati,» comandò il Conte di Continuo, «all'assalto!»
Così i fanti liberarono il rinocerinco dalle catene ed esso si slanciò impetuoso; dietro di lui veniva tutta la cavalleria.
Ma quando il rinocerinco schiantò il suo cranio sulla gamba del demone, il corpo di quest'ultimo, che pareva tutto composto d'esposte fibre e di scure budella putrescenti, avvampò di braci sfavillanti: il rinocerinco fu arso in una gran fiammata nera e ridotto in cenere. Allora i cavalieri vermigli fermarono gli ippari e si guardarono l'un l'altro smarriti. Il demone allungò il suo artiglio a ghermire una manciata di fanti e ne divorò i corpi con le sue tre bocche. Strazianti grida risuonarono nella selva, e il sangue ricadde al suolo mescolato alla pioggia.
«Ritirata!» strillò d'Appone, montando sul suo ippario, «Ritirata!»
Le schiere del Conte si diressero verso l'imbocco della gola, ma il mostro, ch'era ghiotto delle loro carni, decise di non lasciarseli scappare. Emettendo un lancinante stridio, afferrò alla rinfusa uomini e bestie, lacerandone le membra e sbriciolandone le ossa, sì che vidi addirittura il Conte finire tritato in quelle immonde fauci insieme al viscido Quer d'Appone, che molto aveva sparso il suo veleno per il mondo.
«Avete visto?» domandò terrorizzato Bastonazz, «Che cazzo facciamo?»
«Il Magistro Bobbe» sussurrava inebetito Cil, «aveva detto che questo era il mio destino... ma com'è possibile? Che il mio sventurato destino fosse di precipitare tutto quanto nella più tremenda delle sciagure?»
«Voi mi avete portato a morire!» gridava Barbin, «A morire! E pensare che me l'ero sempre cavata: neanche Càntera mi aveva mai fatto sgozzare!»
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Artifacta - La Cerca degli Artefatti
PertualanganUno sparuto gruppo di avventurieri si mette in viaggio alla ricerca dei mitici Artefatti... vi aspetta una storia fantasy a metà tra la satira e la parodia, tutta da ridere 😂 Se volete, potete ascoltare l'audiolibro dei Capitoli sul mio canale YouT...