In mezzo agli acquitrini, un formichiere gigante, malaticcio e affamato, si leccava l'esile zampa, quando la nostra Compagnia, sorvolate le Grandi Montagne di Pece, raggiunse le Lande del Guerlocco, atterrando nella Selva dello Scontro Finale, fitta d'alberi rinsecchiti e deformi. Da poco il sole era sorto, ma lì la notte e il dì quasi erano indistinguibili, poiché una miasmatica nebbia vi aleggiava e nubi nere oscuravano il cielo.
«In direzione della Torre,» dissi, «cercate un albero del tutto singolare, d'un rosso intenso, come grondi sangue!»
A velocissimi passi, quasi dimentico del peso degli anni, guidai i miei compari fra quei rami ritorti, più volte gettando lo sguardo all'Incenecano, portentosa vetta, e alla terrificante dimora dello stregone.
«Era per di qua!» affermò Bastonazz, «A me pare di là!» ribatté Cil, e molto vagammo e ci perdemmo tra i tronchi spogli, finché non trovammo l'albero insanguinato, ai piedi del quale stava ancora la gabbia di legno, intatta, ed entro il lurido essere, che emetteva dalle sue branchie fetide spore.
«Sia lode agli Dei!» esultò l'Alchimista, gettandosi sopra la gabbia, «È ancora qui!»
Barbin si chinò ad osservare il Fiaticcio, assumendo un'espressione disgustata:
«È per questa schifezza che avete fatto un viaggio così lungo? Incredibile!»
«In effetti la sua pelle è nera e lucida come la bolsite,» constatò Cil, «come ho fatto a non collegare prima questi dettagli? Ma presto, non possiamo lasciarlo in questo luogo così pericoloso, alla mercé di tutti.»
Allora Bastonazz ruppe il legno con i colpi della sua spada e rapido l'Alchimista agguantò il Fiaticcio, tenendolo così stretto che non riusciva a divincolarsi: Cil reggeva nelle sue mani l'Artefatto Supremo.
Ma un rumore provenne dagli alberi dinnanzi a noi, e comparve dal fitto di essi il lungo abito color prugna e il capo completamente calvo, perfettamente riconoscibile, del Gran Maestro della Scolopendra. Dietro di lui venivano cinque adepti e un contingente di almeno venti soldati verustri, coi morioni crestati, armati di aste e balestre; in mezzo a questa scorta spuntava una tiara nera, sul capo d'un verustro di maggior stazza: era Notelio Abitelio, il Consigliere Prominente. Non appena quelli ci videro, si fermarono di colpo e cominciarono a guardarsi l'un l'altro spaesati.
«Voi,» disse furente Pesce d'Argento, «come potete voi essere qui?»
Abitelio raggiunse allora il Gran Maestro e lo guardò interrogativo.
«Li ho lasciati intrappolati nel nostro santuario,» riferì il pelato, «non c'era alcuna possibilità che potessero scappare!»
Poi il suo sguardo si posò sui piedi del Capitano Barbin, persona che egli non aveva mai veduto al nostro fianco, e una smorfia a metà tra lo stupore e il disprezzo si dipinse sul suo volto.
«Ma... ma non hanno più il Puntafatti!» aggiunse Pesce d'Argento, che aveva ora assunto il tono di uno che vuol giustificarsi, «Non potevano sapere che l'Artefatto si trovasse qui!»
«Con noi è il favore degli Dei,» dichiarò Cil, «ed essi hanno voluto che, nonostante le vostre nefandezze, fossimo noi a recuperare l'Artefatto Supremo!»
Abitelio aguzzò allora la vista e osservò meglio quanto Cil reggeva nelle sue mani.
«Sarebbe quello?» borbottò, «Ma quello è il Fiaticcio! Il leggendario Fiaticcio è dunque l'Artefatto Supremo? Assurdo. Avevamo supposto che fosse un contenitore inanimato... non immaginavo proprio che esistessero degli Artefatti viventi, e che un essere vivente potesse fungere da recipiente per confinare un Dio... ma, in effetti, è sufficiente che sia un involucro.»
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Artifacta - La Cerca degli Artefatti
AventuraUno sparuto gruppo di avventurieri si mette in viaggio alla ricerca dei mitici Artefatti... vi aspetta una storia fantasy a metà tra la satira e la parodia, tutta da ridere 😂 Se volete, potete ascoltare l'audiolibro dei Capitoli sul mio canale YouT...