Capitolo 20

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Il giorno dopo mi svegliai alle 8:45 per prendere il treno delle 9:30. Dopo aver fatto colazione, andai in bagno a farmi la doccia e a cambiarmi. Tornai in camera mia a prepararmi lo zaino. Dentro ci misi: delle cuffie, un powerbank, fazzoletti, il portafoglio, carta d'identità e altre cose. Guardai un attimo se il mio prezioso portachiavi a forma di dinosauro chibi fosse ancora attaccato alla cerniera, per fortuna era ancora lì.
Partì di casa alle 9:15. Decisi di andare a piedi in quanto la stazione del treno non era troppo lontana. Mentre camminavo tranquillamente per la strada ascoltavo nelle mie cuffie bianche le canzoni dei Cavetown. Arrivato in stazione comprai il biglietto e mi misi ad aspettare il treno. Dopo poco potei salirci. Mi accomodai al mio posto e rimasi lì per tutto il viaggio, guardando ogni tanto fuori appoggiandomi al vetro del finestrino sentendomi come il protagonista di un film che lascia la sua città per trasferirsi. C'è chi dice che l'ha fatto anche lui e chi mente.
Arrivai per tempo. Appena sceso uscii dalla stazione cercando dove mi stesse aspettando Akaashi. Lo trovai a guardare il telefono appoggiato ad uno dei muri della stazione.

 Lo trovai a guardare il telefono appoggiato ad uno dei muri della stazione

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"Akaashi-san" lo chiamai.
A:"Ah Tsukishima-kun, buongiorno! Che bella felpa che hai"

A:"Ah Tsukishima-kun, buongiorno! Che bella felpa che hai"

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T:"Grazie Akaashi-san, anche tu hai una bella felpa"

A:"Vogliamo andare?"

T:"Ok"

Ci incamminammo per una strada trafficata ed arrivammo alle vie commerciali. Erano piene di negozi di tutti i generi. Entrammo in alcuni negozi di musica per mio interesse nel cecare CD di varie band tra cui gli Arctic Monkeys, in negozi di elettronica per interesse di Akashi nel guardare le nuove macchine fotografiche uscite, entrammo anche in un negozio di souvenir per comprare qualcosa da portare a mia madre una volta tornato a casa anche se non era estremamente necessario data la "poca" distanza dalla mia abitazione.
Erano circa le undici meno un quarto quando ci fermammo in un caffè per chiacchierare. Era molto carino. Come tema aveva il colore bianco insieme al legno chiaro e al ferro battuto. Qui e là si potevano vedere delle graziose piantine che adornavano il locale. Ci sedemmo a un tavolo e ordinammo io un cappuccino e Akaashi un caffè macchiato.
Parlammo del più e del meno: della scuola, di musica, di pallavolo, insomma le solite cose. Avevo voglia di fargli delle domande su di lui e Bokuto, ma mi sentivo in imbarazzo.
Terminammo i caffè e ripartimmo alla volta di qualche negozio di vestiti. Avevo bisogno di nuovi abiti estivi.

L'amore è cieco quanto meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora