Non fiata.
Neanche un sussurro da quando le ho afferrato il braccio e l'ho trascinata per venti minuti. Attraverso un intero quartiere, sotto un ponte lungo il canale fognario e per due campi di grano; mai una parola, mai un lamento.
Eppure, non sembra spaventata da me. Come può essere possibile? Io faccio paura a tutti.
Alla fine mi fermo; siamo arrivati davanti ad un tunnel che fa da ponte, ed all'occorrenza, da passaggio per andare dove nessuno va mai.
Ed è proprio lì la nostra meta.
-Un giorno dovrai prendere la patente. Arrivare fin qui a piedi è un suicidio! - è tutto ciò che dice, riprendendo fiato.
La osservo, ho sempre pensato che fosse diversa, una qualsiasi altra persona sarebbe scappata, persino io lo avrei fatto.
Ma lei no, lei è ferma che mi osserva, e mi sorride.
-Perché? - mi decido a parlare.
-Beh, perché è stata una bella sfacchinata da casa mia a qua_-
-No.- la interrompo -Perché sei ancora qui?-
Mi sorride, alza le spalle e risponde con tutta la calma possibile.
-Perché sono tua amica.- dice -E gli amici fanno così. -
Rimango molto colpito dalle sue parole, mi attraversano come una lancia scagliata in pieno petto.
-Suppongo di sì. - sinceramente non so cosa rispondere. Mi sento a disagio con lei adesso, perché è la prima persona che mi fa un discorso del genere, ed io non so come reagire.
-Andiamo. - dico allora, indicando con un cenno della testa il lungo tunnel davanti a noi.
Freddo. Lo attraversiamo a passo svelto perché l'umidità presente è talmente tanta che la si può vedere sulle pareti impregnate e piene di muffa. Le piante rampicanti si diramano su ogni parete, in coreografie scenografiche, quanto spettrali dal punto di vista di due comunissimi ragazzi.
Mosso dall'eccitazione di mostrare a Debby il mio piccolo mondo, accellero ancora un po il passo; lei non riesce a starmi dietro, con le sue gambe palesemente più corte delle mie. Vedo improvvisamente la fine del tunnel, e riesco già a intravedere anche una parte del grande palazzo; per un attimo rimango esterrefatto e anche un po incredulo, piccole lacrime si formano ai miei occhi nel vedere che non è cambiato nulla dall'ultima volta che ci sono stato.
Mi fermo un secondo, forse non sono ancora pronto, dopo tutto questo tempo...
Aspetto che Debby mi raggiunga, ma l'eco dei suoi passi non risuona come dovrebbe. Mi giro, e vedo che è ferma, pochi metri più indietro. Aspetto che dica qualcosa, e resto fermo. Zitto.
-Mi hai mentito.- sussurra.
-Cosa? No.- le rispondo confuso.
-Non sei un educatore del Centro, non è vero?-
Cazzo...
-Louis, tu sei u- un___-
-Non dire paziente. Ti prego, non lo sopporto- la interrompo.
-Lo so. Neanche io...- conclude. Quando capisco che non dobbiamo dirci più niente, mi giro e continuo verso la fine del tunnel.
- - - - -
Salgo prima io. Un piede sopra un cassonetto, una spinta e le mie braccia arrivano al cornicione di una finestra al primo piano dell'edificio. Senza troppa fatica apro le finestre oramai rotte ed entro. Faccio un cenno a Debby e la guardo compiere i miei stessi gesti, le porgo una mano per aiutarla con l'ultimo passaggio e, finalmente, siamo dentro.
Sento tanta polvere e calcinacci per terra, travi di ferro e pezzi di cemento ovunque. Ma non è questo il posto dove dobbiamo andare. Una volta questa zona era usata come centro di raccolta, solo una piccola parte di tutta questa immensa centrale abbandonata a se stessa da oramai quasi vent'anni. Attraversiamo tutto lo spiazzo, facendo attenzione a non calpestare vetri rotti o chiodi; saliamo le scale che ci portano al piano superiore, osservo le posate ancora gettate malamente sul pavimento, forchette o cucchiai in ferro pieni di ruggine, qui una piccola mensa era stata stabilita per i cosiddetti "operai bui", chiamati così perché l'unico turno che avevano iniziava prima dell'alba e finiva dopo il tramonto. Per anni senza vedere la luce del sole. Andiamo ancora avanti lungo un corridoio che sembra infinito, e finalmente arriviamo nel punto più particolare ed allo stesso modo spettrale dell'edificio, il posto nel quale ho trascorso la mia prima adolescenza.
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ANGOLO AUTRICE:
Hola gente!
Come va?
Sono incredula del fatto che questa storia sia arrivata a millecinquecento lettori! Woo, roba da non scommetterci.
Ad ogni modo, mi sono consultata con la Dutt, le ho fatto vedere tutte le gif e le foto trovate su Tumblr (ognuna delle quali mi ha causato un mini infarto), ed anche lei dice che sarebbe bello che le vedeste tutti.
Quindi, abbiamo pensato: se creassi un profilo su Tumblr appunto, dove pubblicare queste gif e/o immagini?
Ditemi voi, per me è indifferente!
Comunque, la foto di questo capitolo per chi non l'avesse capito o non riuscisse a vederla, è il tunnel che li porta alla centrale.
Detto questo direi che posso evaporare, ci "vediamo" tra cinque giorni!
Ciao xxCome sempre vi consiglio:
-The White Wall
-That Meter
-Tears of An Angel
-Before You Leave Me
-Harolda Stilosa (ironica)
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A Big White Sheet
FanfictionRespiro. Apro gli occhi, mi guardo intorno. Sono vivo. Non so decidere se sia una cosa positiva o no. A volte vorrei non svegliarmi affatto.