CAPITOLO XXIII

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Prima di quella notte, ero convinto di sapere quasi tutto sulla vita.

Avevo sempre pensato, ad esempio, che uno dei momenti più imbarazzanti che ti potesse capitare fosse di rimanere in silenzio con una persona.
Voglio dire, capita a tutti nella vita di finire gli argomenti e restare in silenzio con una persona e non sapere più cosa dire. Ecco, ero convinto che fosse una di quelle situazioni... semplicemente da evitare.

Ho sempre creduto, inoltre, che superata la fase dell'infanzia, fosse stupido andare sulle giostre e che una volta tornato a casa, non avrei avuto problemi a prendere sonno, dopo una giornata stancante come quella.

Mi sbagliavo.

Dopo il bacio non ci scambiammo neanche una parola. Eravamo entrambi talmente paralizzati dallo choc di quell' atto così improvviso che rimanemmo a fissarci.
A dire il vero, lei guardava il terreno sotto di noi, che adesso sembrava così lontano. Io invece, stavo osservando quelle rosee labbra che avevo appena assaporato. Sottili, leggermente screpolate a causa del freddo.
Il suo forte sapore, potevo ancora sentirlo sulle mie, mentre tornammo seduti normalmente a cavallo delle altalene.

Devo ammettere che quella notte fui davvero agitato dopo il bacio e non smisi di esserlo, soprattutto durante quei minuti dopo, fatti di silenzio.

All'inizio era strano, starcene lì per conto nostro senza dire una parola. Il mio sguardo continuava a slittare dalla giostra davanti a me al terreno a Debby.
Continuavo a tamburellare le mie dita contro le catene di ferro o sulle mie ginocchia, e nella mia mente imploravo la ragazza al mio fianco, la mia ragazza, di dire qualcosa, qualsiasi cosa.
Ma lei non lo fece, e con mia grande sorpresa scoprii che il silenzio non era poi così male.

Stare semplicemente zitti insieme ad una persona è quasi meglio che parlare.
Siamo sempre tutti così logorroici e non possiamo fare a meno di aprire la nostra bocca per darle solo fiato. Nascono discorsi sul tempo meteorologico o sulla corrente situazione politica. Cose che non ti verrebbero mai da dire, e delle quali non ti interessa poi tanto.

Ma quando riesci a trovare quella persona con la quale riesci a stare zitto e semplicemente...condividere il silenzio, senza sentirti a disagio, ecco. Allora diventa tutto magico. DIVENTI magico, e quella persona con te.
Ed inizi ad alzare lo sguardo e volgerlo verso ciò che hai intorno, notando ogni particolare di quella vista, cose nuove, cose già viste, cose che riescono a lasciarti senza fiato la prima volta e cose che riescono ancora a farlo anche dopo la millesima.
Sapere di non essere solo al Mondo, in quel momento.Riesci a sentirti piccolo di fronte al Creato, ma consapevole del fatto che c'è un'altra persona al tuo fianco, che vede le stesse cose, ode gli stessi suoni, sente gli stessi odori, percepisce le stesse cose.

Alla fine fu Debby a parlare.

Non disse molto, niente riguardo al bacio, una semplice frase che però mi fece tirare un sospiro di sollievo

-Dovremmo andare- mi sorrise. Non esitai sorridendole di rimando e dicendo

-Andiamo-

- - - -

-Ma dove diavolo eravate finiti?- ci disse Jade appena trovammo lei e Frank tra le persone che stavano ancora in piazza.

-E' tardi, dovremmo andare.- continuò senza darci il tempo di rispondere.

Il ritorno fu molto meno traumatico del tempo che trascorsi dopo, tutta la notte, sveglio a ripensarci.

Ma cosa era successo? Non melo sapevo spiegare. Ed appena entrato in casa, quasi notai un post-it appeso al frigo con su scritto

"Mi dispiace non esserci, Buon Natale tesoro!

-Mamma-"

Nelle due settimane successive, le quali avevano messo fine a Dicembre, io e la ragazza con gli occhi grigi ci siamo visti più spesso, non solo al TIBC ogni week end, ma anche ogni tanto dopo scuola, dove siamo andati al cinema o al Minerva Cafè o al parco o in biblioteca o semplicemente a fare un giro in centro.

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