N.A.: parte di questo capitolo è ispirata al film "Will Huntin- Genio Ribelle" con Matt Damon e Robin Williams. Lo scrivo per evitare fraintendimenti.
Debby.
Debby .
Debby.
È il suo nome. Strano, non me lo sarei mai immaginato.
È un bel nome, penso. Mi piace.
E le sta bene.
Peccato che non la rivedrò più.
Volevo sapere il suo nome, e l'ho scoperto. Non ho più motivo di andare al TIBC.
Il problema è mia madre. Lei vuole che vada dal Sig. Brown, ma lui mi obbligherebbe a frequentare il Centro, il che non mi aiuterebbe a non vedere più Debby.
E devo continuare a mentire, dicendo di andare a casa del Sig. Dawson a bere tè e fare i compiti.
Invece, con il cappuccio della felpa sulla testa, vado a Market Place.
- - - - -
Ho dei ricordi di questa piazza, di me da bambino, quando i miei genitori portavano me e le mie sorelle alla Fiera.
La piazza del mercato si riempie sempre di gente quando c'è qualcosa per cui festeggiare.
Che sia Natale, Ferragosto o Carnevale, si trova sempre un motivo per fare casino ovunque.
Oggi, incredibilmente, non ci sono troppe persone in giro, anche se abbastanza per nascondersi e passare inosservato.
Al numero 45, Market Place, si trova la miglior caffetteria di tutta la città.
Si chiama Minerva Cafe, ed è il posto perfetto per bere, stare con gli amici, divertirsi, ascoltare musica, ma soprattutto........ nascondersi da mia madre.
Arrivo davanti al locale bianco ed arancione, attraverso il piccolo Deòr al di fuori ed entro spingendo con forza la grande porta di legno, tipica del pub.
L'inconfondibile odore di caffè puro, cannella e cioccolato mi invade, facendomi quasi starnutire.
Oramai sono abituato a questo posto, agli orari, alla clientela (di cui io sono parte), allo staff che ci lavora ed ai suoi ritmi.
Eppure ogni volta che entro qui, mi sembra sempre diverso.
E questo mi piace.
Riscoprire volta per volta la bellezza di un posto quotidiano, senza mai lasciarlo sprofondare nella monotonia.
Non ricordo chi lo disse o dove lo lessi ma ha poca importanza.
Mi andai a sedere al secondo piano del locale, che era ancora più pittoresco ed originale del primo.
Il tavolo di sempre, quello nell'unico angolo che non ha la vetrata al fianco con vista su Market Place.
È vuoto ovviamente, ragion per cui mi affretto a prendere posto.
Prendo dallo zaino, che mi porto sempre dietro, il mio quaderno arancione, ed inizio a scarabocchiare con la penna in modo da rilassarmi e pensare ad altro.
L'inchiostro nero lascia segni indelebili sulla carta consumata dal tempo, da macchie di caffè, lacrime e disegnini stupidi fatti in momenti di spensierata felicità.
Logorata da anni di malattia.
C'è tutta la mia vita, in questo quaderno.
Nessuno deve leggerlo.
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A Big White Sheet
FanfictionRespiro. Apro gli occhi, mi guardo intorno. Sono vivo. Non so decidere se sia una cosa positiva o no. A volte vorrei non svegliarmi affatto.