CAPITOLO XVIII

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Probabilmente Debby non si aspettava che io avrei accettato di andare ad una mostra d'arte con lei, piuttosto di farla venire al concerto di Nick Cave a Manchester. Sinceramente l'arte non mi attira più di tanto, ogni volta che vedo un quadro mi sembra di osservare semplicemente tante linee su un foglio, niente di più, niente di meno. Tutte quelle cose poetiche e superfilosofiche che ci vedono gli altri, io non le vedo, vedo solo varie macchie di colore messe al punto giusto.
Magari al pittore era anche andata di culo, nella sua mente aveva tutto un altro quadro. L'unico motivo per il quale andrei ad una mostra d'arte , sarebbe solo per prendere in giro le persone che vanno e fanno osservazioni assurde sulle tele che vedono. Alcune sono talmente ridicole che devo sempre uscire prima di scoppiare a ridere davanti a tutti.
Il bello di una mostra d'arte , invece, sono quelle persone che ammirano i quadri in silenzio. Quelle sono le persone che dovrebbero far entrare ad una mostra. Loro semplicemente si fermano, anche per due minuti interi, stanno immobili e zitti davanti al quadro, lo osservano, sembra quasi che lo stiano contemplando come una creatura fantastica, poi chiudono gli occhi, sospirano... e se ne vanno.

Queste sono le vere persone che amano l'arte, che la rispettano come andrebbe rispettata.
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Questa mattina non voglio alzarmi. Il week end è finito e ciò vuol dire che Daisy e Phoebe torneranno a New York, ed io non le rivedrò più per altri due mesi.

Anche loro fanno finta di dormire per godersi ancora un po il calore del mio letto, o per sentire ancora il mio odore nei loro piccoli nasi.
Rimaniamo così per un'ora e mezza, a fissare il soffitto bianco della mia camera, senza dire una parola, respirando appena per non fare troppo rumore- per quanto un respiro possa fare rumore- anche se a volte può valere più di mille parole.
So che è una frase un po qualunquista, ma è pur sempre vera.

Alla fine decidiamo di alzarci e facciamo colazione insieme, lì ci mettiamo un po prima che uno di noi rompa il ghiaccio dicendo qualcosa, e per "uno di noi", intendo "Me".
-Cosa vi va di fare oggi?- entrambe mi guardano sorprese.
-Oh andiamo. È l'ultimo giorno, non ho intenzione di passarlo in casa.- annuncio.
-Beh, c'è un posto in cui mi piacerebbe andare.- dice timidamente Daisy
-Quale?-
-Oggi è domenica, c'è il mercato.-
-Bella idea. Allora dopo mangiato andremo lì. Invece, vi comunico che siamo stati invitati a pranzo da Jade-
-E chi è Jade?- chiede Phoebe
-La nonna di Debby.-
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E così facciamo.
Quando arriviamo davanti alla grande casa celeste le gemelle non riescono a stare ferme dall'emozione; per fare bella figura hanno impiegato tutta la mattinata a mettersi in ordine, profumarsi ed hanno indossato i loro vestiti migliori e solo verso l'una erano pronte.

Busso alla porta e viene ad aprirci Debby, ci accoglie in casa sua e subito sento un forte odore di carne.
Poco dopo, dalla cucina, spunta anche l'anziana che ci viene incontro con le gracili braccia aperte per stringerci in un abbraccio.

Anche il pranzo passa nel migliore dei modi, Jade adora le sorelle e la cosa sembra reciproca.
Io e Debby rimaniamo ad un estremo del tavolo e parliamo per i fatti nostri.
-Oggi ho intenzione di portarle al mercato, ma non so se sia una buona idea.- la informo.
-Perché? Il mercato è divertente, c'è sempre tutto il paese, la musica e gli artisti di strada. Secondo me è una buona idea!-
-Sì, ma ho paura di perderle di vista un attimo e... non lo so, ho solo paura che succeda loro qualcosa e non voglio.-
-Tu ti preoccupi troppo. Senti, e se venissi io ad aiutarti? - domanda
-Ad una condizione.-
-Sarebbe?-
-Verresti anche all'aeroporto? -
-Sarebbe un vero piacere.-
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E improvvisamente fummo avvolti da un'atmosfera tanto pittoresca da fare invidia ai sobborghi di Glasgow. Una leggera nebbiolina si disperde tra le infinite bancarelle che si diramano all'interno di Market Place, come il cielo e le sue stelle in una di quelle sere chiare.
Un forte odore di frittelle e panini e gelati e cibo di tutti i tipi aleggia nell'aria, mentre tutti i bambini del paese corrono in ogni direzione, passando tra un tendone e l'altro, tra la gente, immobili davanti ad un signore che dipinge o sotto le gambe di uno degli acrobati sui trampoli, che ci sono sempre durante il mercato.

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