CAPITOLO XIV

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È una di quelle rare, splendide giornate d'inverno, nelle quali anche l'Inghilterra si ricorda che c'è un sole.

Mi sveglio positivo oggi, forse aver raccontato tutto a Debby mi ha aiutato più degli anni di terapia. Apro la finestra e guardo la luce del sole, che mi riscalda subito.
Sinceramente, sarebbe un peccato sprecare una bella giornata così, andando a scuola, per cui decido di non andarci.
Prendo tutto quello che trovo nel frigo e dei panini, me li ficco nello zaino ed esco di casa.
Prendo l'autobus e arrivo sulla strada dove abita Debby,  busso alla porta e dopo pochi secondi viene ad aprirmi una ragazza dai capelli dorati.
-Quasi non ti riconoscevo.- è ancor più bella di come ricordassi.
-Louis? Che ci fai qui?- chiede sorpresa.
-Guarda là!- dico indicando verso l'alto. Segue le mie dita per poi coprirsi gli occhi con le mani
-Il sole, Louis. Non posso guardarlo!- le tolgo le mani dai suoi occhi grigi
-No, non capisci, è proprio questo il punto. C'è il sole! Quando è stata l'ultima volta che hai visto un sole così? - mi guarda ridendo
-Non ricordo...-
-Esatto! Oggi non andare a scuola, vieni con me, andiamo a goderci questa giornata da qualche parte. Nel mio zaino ho messo del cibo e dell'acqua, mi serve solo il tuo okay.- aspetto la sua risposta, che purtroppo arriva troppo presto.
-No Louis, non posso. Quest'anno hai gli esami, devi prepararti, non puoi saltare la scuola.-
-Oh, al diavolo la scuola.- la nostra attenzione di rivolge dietro le spalle di Debby, dentro la casa. Esce sul porticato una piccola signora anziana sull' ottantina, capelli bianchi con i riflessi rosa, una larga vestaglia indosso ed un bastone ricurvo in legno scuro.
-Nonna, che ci fai qui? Vai dentro!- si affretta a dire la ragazza.
-È questo il Louis di cui mi parli sempre? È molto più carino, visto dal vivo- mi sorride dolcemente, porgendomi la mano. La stringo piano sorridendole  di rimando e Debby, tanto imbarazzata quanto confusa, dice
-Sì nonna, è lui. Ma adesso vai dentro a riposare, farò tardi altrimenti.-
-Tu non farai tardi perché tu oggi non andrai a scuola. Ha ragione il ragazzo, non si vede una giornata così a Doncaster da molto più tempo di quanto non ti piaccia ammettere. E poi mi sembra un bravo ragazzo. Voglio che tu ti diverta quindi vai, e divertiti ma -   si rivolge a me     -giovanotto, la voglio a casa per le sette,  mi raccomando!- decreta in fine.
-Ci può contare, signora. Saremo puntualissimi. - dico.
-Non chiamarmi signora. Mi sa di vecchia!- conclude scomparendo dietro la porta. Rimango un attimo perplesso.
-Tu sei consapevole di avere la nonna più figa di Doncaster?!- rido, ed il suo volto si rilassa per un attimo; mi sorride di rimando e guarda il suo telefono per poi dire
-Tanto oramai sono in ritardo...-  e seguirmi a ruota.
- - - - -
Passiamo la giornata insieme, prima nella mia Tana, che oramai è diventata nostra, poi in giro per i campi di grano e su uno spiazzo di prato che abbiamo trovato per caso. Debby ha portato una palla e delle carte da gioco. Mi ha insegnato a giocare a Scarabeo, io le ho insegnato il Poker.
Abbiamo giocato tutta la mattina e mi sono sentito tornare bambino, come riavere l'infanzia che mi sono perso.
Nel pomeriggio torniamo in città, dopo aver mangiato in un parco prendendo in giro tutti i bambini, andiamo al Minerva.
Io ordino, come sempre, un cappuccino, mentre lei prende un the. Ci arrivano le bevande fumanti ed iniziamo a soffiarci  dentro per raffreddarle. La guardo bere lentamente il suo the al limone, e penso di essere il ragazzo più fortunato del Mondo ad avere un'amica come lei.

"Guarda, quanto è bella. Non te la meriti."
Un pugno allo stomaco,  quelle parole. Forse è vero, è troppo per me. Quale persona accetterebbe tutte le cose che ho dentro, senza chiedere nulla in cambio?

Forse solo un sociopatico,  o uno con un problema ancora più grande del mio...

Ma non di certo una persona normale come Debby.
Eppure lei lo fa, e questa cosa mi fa impazzire, perché non riesco a capire. Io la ferirò, le farò del male o perfino la ucciderò , ma non è questo che le fa paura.
E allora cosa?
- - - - -
-Un giorno dovrai venire a casa mia e ci guarderemo Dirty Dancing. Come puoi non averlo mai visto?!- ride mentre mi rivolge questa domanda.

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