CAPITOLO V

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Sorrido.

La misteriosa ragazza che disegna non è perfettamente intonata. E probabilmente lei lo sa, dato che ad ogni acuto la voce cala di mezzo tono.

Ma è proprio questo il punto.

Lei non smette di cantare. E io rimango lì, impalato, a fissare la sua figura muoversi piano, in un unica melodia. Non è un suono perfetto, ma a lei non sembra importare. È autentico, vero. Così presa dal disegno da escludere tutto il resto. Perfino io inizio a non considerarmi più. Ora, c'è solo lei. Lei e il suo pennello, la sua musica, la sua arte.

Lei È la sua arte.

E io la sto violando.

Non dovrei essere qui ad osservarla mentre dipinge. Se era da sola, immagino, è perché sola voleva rimanere. Così decido di andare via.

Abbasso lo sguardo e noto che accanto alla porta c'è un tavolino tutto scarabocchiato dai bambini.

Sopra ad esso, un album da disegno parecchio vecchio e usato sporge, accanto ad una matita nera.

Intuisco sia quello della misteriosa ragazza e subito mi viene la insana idea di rubarlo per potermi godere i suoi disegni ancora e ancora. Ma poi, pensandoci bene, mi viene un idea migliore.

Senza fare rumore allungo il braccio verso il tavolino e le mie dita raggiungono veloci il blocco di carta e la matita. Le avvicino al mio corpo, fuori dalla porta.

Non apro l'album. Sfilo un pezzo di carta bianco e con la matita scrivo:
"Prova a respirare con il diaframma e spingi un po di più su quella nota. Se non dovesse bastare, prova a chiudere gli occhi, pensa ad una volta in cui sei stata davvero incazzata con qualcuno e stringi le chiappe (non se ne accorgerà nessuno).
Ah! Sono quasi sicuro che la canzone dica 'I'm going crazy,  in this Big White Room of mine...' e non 'I'm going crazy , in this Big White Sheet of mine..."
Con affetto Louis (scusa se ti stavo spiando) "

Giro il foglio e scrivo "Per...." cerco il suo nome scritto da qualche parte sulla copertina dell'album ma l'unica cosa che trovo sono le iniziali : D.G.

Allora decido che anche io farò lo stronzo non scrivendo il mio nome e cancello "Con affetto Louis ( scusa se ti stavo spiando)" e scrivo solo "L.T"

Poi metto il grande foglio bianco sparso nel blocco e lo appoggio, il più silenzioso possibile, sul tavolino.

Ma mi tengo la matita.

- - - - -

Ho una grande stima per il Sig. Dawson.

Mi da l'impressione di una persona che sa il fatto suo. Forse è l'unico essere umano (a parte D.G.) che non mi irrita al punto di avere l'istinto di strangolarlo.

Quando ero piccolo mia madre mi disse che sul viso di una persona si nascondono tante cose. Ogni ruga rappresenta un'esperienza che ha lasciato un segno indelebile sul volto, e se non si tratta di una persona anziana, lo si può leggere sulle crepe delle labbra.

Molti pensano che gli occhi "siano lo specchio dell'anima", ma io ho sempre considerato molto più veritiera la bocca. Con essa possiamo mentire, baciare, gridare, se scegliamo le parole giuste possiamo mandare una persona in carcere o possiamo salvarla dal baratro della depressione.

Ma le labbra non mentono.

No, quelle no. Le labbra gridano ciò che le nostre parole cercano di celare. Sta tutto lì, nelle labbra. La risposta l'abbiamo sempre avuta letteralmente sotto al nostro naso.

Il Sig. Dawson ha molte rughe per avere a malapena cinquant'anni, il che, anche se sembra stupido, mi fa pensare che sia un uomo cazzutissimo.

Così dopo la lezione, prendo coraggio e decido di andare a parlarci.

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