CAPITOLO IV

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" La pazzia è relativa.
Chi stabilisce la normalità?"

Direi che oggi il Sig. Dawson si è spremuto parecchio per arrivare a citare Charles Bukowski.

E direi che mi spremerò anche io per riuscire a trovare un argomento valido per contraddirlo. (prima o poi ce la farò)

Se cerco la parola 'Pazzia' sul dizionario leggo:

1 Stato di alienazione mentale, follia, demenza: mancanza di razionalità

2 Azione folle o temeraria, commettere azioni sconsiderate, divertirsi pazzamente. Desiderare qualcosa o qualcuno oltre ogni limite.

Se invece cerco la parola 'Normalità' trovo scritto solo questo:

1 Condizione di ciò che è normale.

Punto. Nient'altro.

Beh forse perché la normalità è una grossa, enorme, inutile stronzata.

La normalità non esiste. E non esisterà mai. Ci saranno sempre le eccezioni, anche in un Mondo dove l'unica legge, l'unico presidente, l'unico Dio è la normalità, esisterà sempre la pazzia. Sono due cose che vanno insieme a braccetto, come il dentifricio e lo spazzolino, come l'anima e il corpo, come Harry Potter e Lord Voldemort: non esisterebbe uno se non esistesse anche l'altro.

Io sono pazzo.

Sono ciò che si definisce un'eccezione, in un Mondo di normali. Sono una macchina assemblata male, ecco cosa sono. Un errore di fabbrica.

Ma so che come me esistono anche altre persone, il "Together is Better Center" ne è la prova. È un piccolo e tipico edificio nella città vecchia di Doncaster, alto, i muri di mattoni bordeaux e l'ultimo piano invece bianco panna, due balconi in legno e il tetto spiovente fatto di tegole marroni. Non ha nulla di speciale, in città se ne trovano a centinaia di case fatte così. D'altronde Doncaster è famosa anche per questo. Il parcheggio è grande abbastanza per quelle 30/40 persone che frequentano il Centro (educatori, medici e psicologi esclusi). La cosa bella di questo posto è che è aperto a tutte le persone che hanno un handicap o una malattia mentale o problemi di droga, alcool, fumo o sesso (che in un paesino così, sono davvero pochi).

La cosa brutta di questo posto, invece, è che riesco a sentirmi solo anche in mezzo a tutta questa gente.

Entro nella Hall e subito mi accoglie Caroline, l'educatrice che mi ha seguito la prima volta che sono entrato qui, quando avevo 8 anni. È stata anche l'ultima volta. Beh, almeno fino ad ora.

-Sono felice di rivederti, Louis. Wow, quanto sei cresciuto! Adesso hai la barba- inizia a toccarmi il mento come se non avesse mai visto della peluria in vita sua -e ti sei fatto crescere i capelli- passa le sue dita sudate tra le mie ciocche facendomi venir voglia di vomitare.Quella ragazza dovrebbe frequentare questo posto, non io. È troppo....entusiasta, di qualsiasi cosa! -Oh ma gli occhi sono sempre i tuoi- continua -E queste belle guanciotte- decido di fermarla prendendole la mano e spostandola dal mio viso. La guardo male e poi dico

-Sì, e come puoi vedere ho anche 19 anni, non più 8!- il sorriso isterico scompare dalla sua faccia, abbassa gli occhi e per un attimo mi sento anche in colpa, ma poi lei dice

-La prima regola del Centro Louis, ricordi? Ottimismo e ... insieme è SEMPRE meglio!-

Decido di lasciar perdere. Tanto qui fanno tutti così.

'Ottimismo e ... insieme è sempre meglio'

Stronzate.

Qui viene gente che sfida la morte ogni santo giorno. Ci sono bambini che sperano in un miracolo. Miracolo che non arriverà mai. Vedo ragazzi della mia età sulla sedia a rotelle che pregano il loro Dio di guarire, e poi ancora anziani che vanno a dormire la sera senza neanche sapere se si risveglieranno in giorno dopo.

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