CAPITOLO III

583 30 21
                                    

Quell'albero.

Mi mette i brividi. Lo vedo, è proprio là davanti, anche se sembra così lontano.

Lo osservo per un po'. Ha un aspetto lugubre, trascurato.

Fa freddo.

Io indosso solo una felpa leggera e sotto una T - shirt a maniche corte, anche se so che i miei brividi sono dovuti ad altro.

Non so cosa devo fare.
Sto fermo. Poi sento
"Vieni." Ma chi è? "Avvicinati all'albero. Sbrigati." Poi lo vedo.

È qualcuno....qualcosa, dietro l'enorme tronco. Mi sta aspettando.

Non voglio andare. "Invece tu verrai. Ora" -No- provo a dire.
Un dolore lancinante mi prende dalle costole, mi annebbia i sensi.
Piango, senza fermarmi.
Io non voglio andare.
"Ho detto: vieni."

Vado.

"Stupido. Ci sei cascato" allora li riconosco. Sono loro, mi hanno ingannato. E più mi avvicino all'albero più ridono di me.

Piango, piango ancora.

Poi tutto cambia.

Sono in un parco, quello dietro la scuola.
Ma ha un aspetto abbandonato.
C'è un'altalena.

Dondola, cigola, ma non si ferma.

Mai.

Sto ancora piangendo.
Poi li sento di nuovo
"Fermala. Subito".
Tremo.
Non voglio cadere nella loro trappola ancora. "Mi irrita. Fermala." ripetono. Non mi muovo.
"Fermala. O io fermerò te."

MAMMA grido

MAMMA ancora

LOUIS mi risponde. Un eco lontano, poi sempre più vicino, più reale. Finalmente.

LOUIS ancora.

-Louis! Che succede?- adesso mi accorgo. Sono sveglio. Era un sogno.

Ma sto ancora piangendo e il panico circola ancora nelle mie vene. Sono sudato e piango. Panico, buio: vedo solo questo. Proprio una bella scena.

-Mamma. Loro mi vogliono, me lo hanno detto! Aiutami. MAMMA- grido, non riesco a fermarmi.

-Louis stai tranquillo, va tutto bene. Calmati!- "Le hai detto di noi. Basta."

-Non ce la faccio. Mamma basta! Falli smettere!- "Smettere? Mai. Finché vivi, noi staremo con te."

-Mamma voglio morire!- dico esausto

-Non dire così tesoro, mentono, lo sai. Non ascoltarli.- "Non ce la faresti neanche se volessi"
-No.- dico -No no no no no.- mia madre mi prende amorevolmente tra le sue braccia. Il mio viso sul suo petto. Sento i battiti irregolari del suo cuore che echeggiano nelle mie orecchie.
Loro se ne sono andati, piano piano posso calmarmi.

Mentre facciamo colazione, un ora più tardi, il silenzio regna sovrano tra me e la donna che mi ha messo al mondo. Nessuno parla. Imbarazzo totale.

Penso che non si dovrebbe mai arrivare a situazioni del genere, perché davvero, l'attesa costante che uno dei due apra bocca è veramente irritante. E in genere io sono uno a cui non piace il silenzio.

A Big White SheetDove le storie prendono vita. Scoprilo ora