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Presenza di contenuti maturi

Il sole entrò dalla finestra e a mala voglia decisi di alzarmi dal letto e di farmi una doccia. Se volevo incominciare a vivere meglio,devo farlo. E di certo dormendo tutto il giorno non avrei risolto niente.

Sono passate due settimane. Due settimane in cui cerco di riprendermi, due settimane in cui cerco di capire che coa fare con la mia vita e che cosa posso fare in questa nuova città.

Parlo con mia madre e con le mie amiche tutti i giorni e quest'ultime mi raccontano spesso le figure di merda che fanno ogni giorno a scuola. Non mi parlano di Marcus proprio perchè sono stata io a chiedere a loro di non nominarlo. Maxine aveva accennato qualche volta,per sbaglio credo, di suo fratello che dava pugni al muro.

E mi dispiace...

Sentire queste cose,sentire che si sta facendo del male,sentire che sta passando giornate dure e faticose mi si spezza il cuore.

Vorrei chiamarlo e parlare per ore con lui ma ho talmente paura. Dopo quella telefonata non sono riuscita a dormire per due giorni. Non riuscivo a fare nulla per due giorni... Continuavo a sentire quel "Mi dispiace...Mi dispiace tanto" che mi aveva detto. Mi sentivo a pezzi sentendo la sua voce così rotta.

Smetto di pensare a lui e cerco di pensare a me.

<<Che orrore dio mio!>>parlai con me stessa riflessa allo specchio. Avevo delle macchie rosse sotto gli occhi e le occhiaie ovviamente sempre più evidenti.

In più dovevo incominciare a fare palestra per allenarmi e amare di più il mio corpo. Devo piacere prima a me stessa. E non devo pensare agli altri. Non devo farlo così costantemente. Devo imparare a fidarmi di me stessa e magari,per quanto possa sembrarmi impossibile,amare me stessa.

Finita la doccia mi asciugai i capelli e feci la mia skincare routine. Optai per un top nero e dei jeans a vita alta e ampi verso il basso. Avevo una borsa nera dove avevo qualche foglio e una penna. Volevo scrivere. Scrivere quello che mi passa per la testa,quello che mi ha tormentato per anni e anni... Tutto ciò che non ho mai detto a nessuno.

Mi ero seduta su una panchina a gambe incrociate.Guardavo i bambini che giocavano nel parco insieme ai loro amici. Erano liberi,si sentivano bene con loro stessi e non erano a conoscenza del dolore. Quando saranno grandi noteranno che la maggior parte delle cose saranno diverse una volta essere adulti. Cresciendo si capiscono tante cose. Amare una persona dello stesso sesso,per esempio, ancora oggi è sentita come uno sbaglio.

Che cosa trovano di sbagliato? Che cosa c'è di così tanto brutto da criticare?

Mia madre la pensa come me, ma mio "padre" era contrario a tutto questo.

Non mi rendo conto della quantità di parole che ho scritto su questi fogli. Ho parlato di "me" da bambina, la "me" prima di venire qui e la "me"adesso.

<<Che fai?>>chiede un bambino dai capelli neri. Mi sembrava così famigliare. Aveva qualche sommiglianza con... Mattheo!

Le mie ipotesi erano giuste. Theo si presentò dietro al bambino con in mano un pallone da calcio.

Mi sorrise e mi salutò.

<<Perchè non scrivi un libro?>>chiede di punto in bianco. Si era seduto accanto a me mentre suo fratello giocava.

Sin da piccola avevo questo sogno. Ho sempre voluto scrivere: di me o anche semplicmente parlare e raccontare varie storie.

Mattheo è sempre venuto a trovarmi e a chiedermi se stavo bene. Ammetto che mi sta piacendo questa sua preocupazzione. Ammetto che mi piace passare tutto questo tempo con lui e ridere dopo tanti giorni passati a piangere e a ricordarmi tutti i momenti con lui.

𝐖𝐇𝐀𝐓 𝐓𝐇𝐄 𝐇𝐄𝐋𝐋 𝐀𝐑𝐄 𝐖𝐄-𝗆𝖺𝗋𝖼𝗎𝗌 𝖻𝖺𝗄𝖾𝗋Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora