-Capitolo 8

138 10 3
                                    

La mattina seguente Scarlett tornò nelle segrete con un nuovo vassoio, ma si fermò di colpo a pochi metri dalla tromba delle scale. Lì, in piena regalia Einherjar, con lo sguardo fisso sotto il suo elmo scintillante, c'era Andvari.

Se lo aspettava. Ora che le era stato ordinato di visitare le prigioni almeno tre volte al giorno, era inevitabile. Ma non se lo aspettava così presto. Deglutì e si raddrizzò, avvicinandosi alla porta dei sotterranei con tutta la compostezza possibile. Andvari la guardò avvicinarsi con uno sguardo freddo e d'acciaio, e per un momento rimasero in piedi, fissandosi l'un l'altro nel corridoio deserto, mentre la quiete del primo mattino scorreva via da loro. Infine, gli occhi di Andvari si posarono sul suo fardello e la sua espressione divenne quasi livida.

"Allora", disse, con un tono freddo e tagliente che non corrispondeva al suo volto, "Ora gli porti i suoi pasti".

Scarlett cercò di non trasalire, ma non era sicura di riuscirci. Era difficile dire se stava trasalendo o tremando.

"Io..." cominciò, ma la sua voce uscì solo come un piccolo squittio. Deglutì e provò di nuovo: "La signora Frigga ha ordinato..."

La mano di Andvari scattò in aria, facendola tacere.

"Non farlo", disse lui con un morso, la sua furia che finalmente filtrava nel suo tono, "Getta il peso di questo sul tuo dovere. Sei una schiava della regina, che non ha voce in capitolo nei tuoi compiti? Su ciò che è accettabile?"

Scarlett trasalì allora, incapace di resistere alla furia delle sue parole, per quanto morbide fossero.

"Non vedi come questo deve apparire agli altri?" sibilò, sporgendosi verso di lei. Lei non osò allontanarsi: "Non sai come i sussurri si siano già diffusi su di te, crescendo come viti? Presto saranno abbastanza lunghe da..."

Lui si interruppe e tornò a chinarsi, i suoi occhi di nuovo grigi come l'acciaio.

"Tornerai da Lady Frigga e chiederai di essere riassegnata ad un altro compito. Oggi stesso".

Scarlett sentì una piccola scossa di panico, ma la placò in fretta. Annuì soltanto, con gli occhi bassi. Cercando di non far tremare la voce, parlò docilmente.

"Ho ancora l'ordine di consegnare il vassoio...".

Poteva sentire la rabbia di Andvari, come un vento caldo contro la sua pelle. Resistette a malapena a ritrarsi da esso. Dopo un momento di tensione, lui annuì una volta, e lanciò la mano con un movimento brusco verso la serratura. Scattò e la porta si aprì in modo molto più calmo di quanto il gesto avesse suggerito.

"Vai", disse bruscamente, "ma ricorda quello che ti ho detto".

Scarlett annuì di nuovo e si affrettò ad andarsene, il vassoio che teneva in mano tintinnava leggermente a ogni passo che faceva lungo i gradini di pietra scivolosa. Più di una volta temette di scivolare, ma riuscì ad arrivare sana e salva al pavimento del corridoio, affrettandosi verso la luccicante cella bianca della prigione, con la mente che correva ancora più veloce dei suoi piedi. Cosa doveva fare? Non poteva abbandonare la sua padrona, non quando questo era così chiaramente importante per lei. Ma poteva sentire le parole di Elli che le riecheggiavano:

...e proprio quando pensavo che Andvari potesse...

Potrebbe... cosa? Scarlett pensava di saperlo. Ma se continuava su questa strada, una strada piena di parole dure e di sguardi impazienti, sapeva che non ne sarebbe mai uscito niente, niente di tutto questo, delle speranze di Elli per lei, delle sue speranze per se stessa. Quando aveva perso di vista così completamente tutto ciò che aveva voluto? Quelle cose le sembravano così noiose ora, come un sogno da cui si era svegliata, svanito e ridicolo nella sua follia. Come aveva mai potuto sperare che qualcuno, qualcuno potesse... beh, qualcosa con lei? Anche la sua posizione presso la regina non poteva nascondere il fatto che lei era... diversa dagli altri Asgardiani. La sua condizione imbarazzante ne era la prova costante. Aveva cercato di compensare, nell'obbedienza, nel lavoro, in ogni suo momento di veglia si sforzava di essere più di quello per cui era nata. Ma sempre si soffermava, dappertutto, nelle cucine, nelle biblioteche, perfino nelle stanze dove serviva, costanti richiami che lei era diversa dagli altri. Se solo sapesse perché...

The Archer // Loki Laufeyson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora