-Capitolo 28

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Le ore passarono in un lampo mentre Freya e Loki attraversavano le terre di Svartalfheim, senza mai rallentare e senza mai fermarsi. Il bosco che un tempo era sereno ora sembrava infestato, un oscuro promemoria del fatto che erano bloccati in un regno che poteva benissimo significare la loro morte.

Non avevano mai parlato. Non ce n'era bisogno. Tutto ciò che serviva erano diversi sguardi significativi che sostituivano le istruzioni vere e proprie. A volte, Loki prendeva la mano di Freya nella sua e la guidava attraverso la boscaglia. L'impresa era molto più facile per lui, con le sue lunghe gambe e la sua resistenza. Per Freya, meno, tornare all'azione dopo essere stata ferma decenni, era una grande prova.

Più viaggiavano, più il terrore dentro Freya cresceva. Loki non le disse mai il suo piano, o se ne aveva uno. Non ci furono rassicurazioni verbali. Ma poteva vederlo nei suoi occhi ogni volta che si voltava a guardarla. La determinazione silenziosa. L'affermazione che li avrebbe portati via da Svartalfheim. Sapeva di doversi affidare a lui, qui e ora. E, in quel momento, si fidò completamente di lui, del Dio dell'Inganno.

Senza preavviso, si bloccò, e per poco Freya non gli andò addosso. Girandosi, le afferrò la spalla con la mano libera per fermarla. Rimase immobile, con il corpo teso, e scrutò le chiome degli alberi che li circondavano. Lo imitò, anche se i suoi occhi e le sue orecchie non percepivano nulla fuori posto. All'ombra della foresta, Freya non vedeva altro che verde, non sentiva altro che il fruscio delle foglie.

Sembrò passare un minuto prima che la sua postura si allentasse, l'inquietudine nel suo contegno diminuisse, anche se solo di poco. Anche se il silenzio risoluto tra loro persisteva, si scambiarono un'occhiata prolungata. Freya gli offrì un cenno, una resa tacita del suo benessere. Lui ricambiò il gesto prima di ripartire intrecciando le loro mani.

Per il resto della giornata, corsero parallelamente ai piedi della montagna. Mentre il sole cominciava a tramontare, si liberarono completamente dal Bosco Celeste. Gli occhi di Freya si allargarono nella sorprendente luce dell'inizio della sera. Il sole vermiglio faceva apparire tutto come se fosse immerso nel sangue. Davanti a loro, le terre di Svartalfheim si estendevano per chilometri, un campo aperto di erba alta fino alle spalle, punteggiato di alberi e rocce.

Ai margini del bosco, Loki si fermò per lanciare una rapida occhiata alle spalle. Non c'era movimento tra gli alberi, né tra l'erba, ma questo non significava che non ci fosse qualcuno.

Guardò verso Freya, la pelle pallida resa rossa dalla luce morente. "Riesci a tenere il passo?"

Sapeva che si stava solo preoccupando per lei, ma il suo orgoglio di Valchiria non accettava di essere considerata così debole.

"La domanda è: riesci tu, Principe, a tenere il mio di passo?", disse superandolo, mentre la sua mano scivolava via da quelle di Loki, e constatò che le sue dita si sentivano stranamente vuote senza il suo tocco.

Loki alzò gli occhi al cielo, prima di concedersi un sorriso e seguirla. Si rimisero in marcia.

Non si fermarono una volta. Non fino a quando il sole era completamente sprofondato sotto la linea dell'orizzonte, e la notte crogiolava la terra. La loro nuova fonte di luce non era una, ma due lune che sorgevano alte nel cielo. Una era significativamente più grande dell'altra, anche se entrambe brillavano intensamente. Come due sfere di magia contrapposte al nero.

Le gambe di Freya stavano tremando quando si ripararono in un'alcova sotto un grande affioramento. Era quasi crollata, le sue membra erano diventate plumbee per la fatica. Trascinandosi più vicino, Freya si appoggiò alla roccia e lasciò riposare gli occhi per un solo istante. Rapidamente li aprì di nuovo, troppo spaventata per tenerli chiusi per più di qualche secondo.

The Archer // Loki Laufeyson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora