-Capitolo 27

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Freya inclinò la testa all'indietro per guardarlo.

"Qualsiasi cosa", continuò Loki.

"Hai parlato della tua amica ieri sera", disse. "Parlami di lei. Se non ti dispiace".

"Gerhilde?", sussurrò Freya.

Afferrò il ramo dell'albero per salire sul ramo accanto a quello di Loki. Erano separati da almeno trenta centimetri. Si appollaiò sul bordo, con le suole dei suoi stivali premute contro il suo ramo.

"No, non mi dispiace". Il vuoto nel suo cuore diceva il contrario, ma lo ignorò. "Di solito sei tu a raccontarmi storie", sorrise amaramente Freya, ricordando le loro letture nei sotterranei.

"Cosa vorresti sapere?".

Esitò, i suoi occhi si soffermarono su Freya prima di tornare a scrutare la radura sotto di loro.

"Come si è ammalata?"

Freya si scrutò le mani in grembo. Erano coperte di sporcizia e graffi. Le strofinò distrattamente mentre ricordava ciò che era successo tanto tempo prima.

"Ha contratto la malattia di Rydia quando eravamo in missione su Álfheimr, gli Elfi Oscuri attaccarono gli Elfi della Luce, e Odino ci mandò lì a risolvere la situazione. Era una Vanir, per loro è molto più semplice contrarla".

Il suo cuore affondava al pensiero. "Ricordo che era così piena di vita, a differenza mia..". Sollevò la fronte mentre i dettagli salivano in superficie. "Non sono mai riuscita a batterla a duello, con la spada era invincibile, e la spada non è mai stata una mia grande amica", sorrise amaramente.

Si aspettava che Loki la interrompesse, ma non disse una parola. Così continuò: "Poi si ammalò, e le giurai che avrei trovato il dreamfoil e che avremmo vissuto altre avventure insieme, ma.. non ci sono mai riuscita..". Mise una mano contro la fronte, e scosse la testa. "Tutte le nostre compagne morirono qui su Svartalfheim, gli Elfi Oscuri ci tesero una trappola.. sai perché riuscii a salvarmi? ".

Loki fece un cenno con la testa per invitarla a continuare.

"Ero di guardia, su uno di questi alti alberi, ma il sonno ebbe la meglio su di me.. Non mi era mai successo..", disse torturandosi le mani, "..Non ho avvisato le mie compagne di un attacco imminente, sono state sterminate nel sonno..", disse mentre la sua voce vacillò.

"Al mio risveglio sotto di me c'era un'enorme pozza di sangue, trucidate, arti mancanti..", sospirò, e prese un grande respiro prima di continuare, "..Non potevo sopportarlo, non solo avevo condannato a morte Gerhilde, ma tutte le mie compagne. Così giurai a me stessa che Lady Freya non sarebbe mai tornata ad Asgard.... mi tolsi tutto..".

"Di lei trovarono solo.. La sua armatura..", continuò Loki, "..Per questo non la stai indossando", capì.

"Lady Sif mi aiutò a tornare su Asgard", riprese Freya.

"Sif?", chiese accigliato Loki, "quella Lady Sif?".

"Si, ma quando le annunciai le mie intenzioni, smise di rivolgermi parola, il che non mi ha portato enorme dispiacere", scherzò Freya, provocando una silenziosa risata in Loki.

"Mi dispiace.", continuò poi Loki.

Il rimorso nella sua voce le fece quasi lacrimare gli occhi. Quando sollevò la testa, Freya si accorsi che lo sguardo di Loki era su di lei, la sua attenzione rapita. "Non intendevo suscitare pensieri spiacevoli. Devi avere dei bei ricordi di lei".

Una lacrima le scivolò dall'angolo dell'occhio. Girandosi da lui, si asciugò frettolosamente la traccia lasciata. "Io... c'era una cosa che mi diceva sempre. Spesso, anche". Riuscì a fare una risata tremolante. "Sapeva della mia situazione, sapeva ogni cosa, ma soprattutto sapeva quanto soffrissi per non avere una famiglia, alcun ricordo, nulla.. E ogni volta mi diceva: "Casa è dove sei più amato". È che... Ho sempre pensato che fosse un bel sentimento".

The Archer // Loki Laufeyson Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora