22.

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L'unica cosa che mi consola della situazione in cui mi trovo è che non mi tocca vedere i ragazzi in giro per l'università, studiando cose completamente diverse. Sierra e Rachel sono andate in direzione delle aule in cui si tengono le loro lezioni, mentre io sono rimasta da sola con Claire. 

«Quindi le cose con i ragazzi non stanno andando alla grande eh?» chiede. 

«Diciamo che ci sono alti e bassi, non sono molto contenti di avere una ragazza in casa»

«Fatti valere Beth, non farti mettere i piedi in testa da un branco di maschioni in prenda a una crisi ormonale» è la sua risposta.

«Claire» scoppio a ridere. 

«Che c'è? É la verità» sorride:«E se dovessero farti sentire molto a disagio, troveremo un modo per farti uscire da là dentro. Questa notte ho fatto delle ricerche, ho trovato un gruppo di ragazze che stanno cercando una coinquilina, se ti va questa domenica andiamo a fare visita»

L'idea di uscire da quell'appartamento prima della fine del mese mi sembra così lontana eppure così bella. 

«Davvero?» le chiedo esaltata.

«Sì, non ti preoccupare, ti tiro fuori da là dentro»

«Grazie Claire»

«Mi dispiace che si siano rivelati così, non pensavo... Quando Vinnie e il suo amico si sono avvicinati alle ragazze sono sembrati così carini, anche quando sono venuti a casa nostra» racconta.

«Non me lo so spiegare, ma è come se non mi volessero tra i piedi» 

«Non ti avranno più tra poco, vedrai» mi consola. 

Ed è meglio così. Quando entriamo in aula, ecco che il primo sguardo che incontro è quello di Cole. É seduto circa a metà dell'aula, ha lo sguardo puntato sul computer portatile che si è preso apposta per prendere appunti. Sono certa di come comportarmi con lui: non lo saluterò nemmeno. Ma come faccio ad avvicinarmi a chiedergli di mia madre?

«Forza, andiamo a prendere posto» seguo Claire nella folla di persone che ci sono quest'aula.

Seriamente, a malapena si riesce a respirare. 

Claire riesce ad avvistare due posti liberi, così mi fa segno di andare avanti e occuparli.

«Vado a prendere le bottigliette d'acqua alle macchinette, ce ne siamo dimenticate» mi dice.

Claire non vive se non beve acqua ogni cinque minuti a lezione. Era così anche al liceo. Preferiva fare tardi a lezione, ma l'acqua doveva esserci. 

Mi vado ad accomodare, appoggio la borsa sulla sedia affianco alla mia per tenere il posto occupato a Claire. Poi prendo la mia borsa e tiro fuori il quaderno e la penna. L'appoggio sul banco in pendenza e scivola per terra... Provo a prenderla, ma cade. Così mi chino per raccoglierla, allungo la mano e vado a scontrarmi con la mano di qualcun altro che, penso, si sia chinato per darmi una mano. 

Le nostre dita si sfiorano e io mi allontano per l'imbarazzo. Così provo a rialzarmi in attesa che lui mi passi la penna, ma lo faccio troppo bruscamente e le nostre teste vanno a scontrarsi.

«Porca puttana» impreca il ragazzo e quando lo guardo, mentre mi tocco la fronte dolente, vedo Vinnie. 

Ma com'è possibile? Cosa cazzo ci fa qui lui? 

Anche lui mi guarda quasi annoiato, come se stessi per dire...

«Non potevi che essere tu» esattamente queste parole. 

«Grazie» gli strappo la penna di mano.

«Certo che sei nata maldestra»

«Potevi non chinarti per prendermi la penna, tanto per cominciare»

PAUSE - Vinnie Hacker.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora