35.

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Non ho idea di come io sia finita davanti al palazzo giusto, è stata un'agonia girare per questa maledetta città. Central park è infinito, ho dovuto chiedere aiuto ai passanti per riuscire a trovare una connessione internet. 

Inserisco le chiavi nel portone d'ingresso e la giro, appena in tempo per sentirmi dire alle spalle:«Ti ho dato un cellulare per rispondermi ai messaggi, non per ignorarli»

Non ho intenzione di rispondergli. Faccio l'indifferente e continuo a giare la chiave, spintonando la porta per aprirla. La spingo anche apposta per chiuderla alle mie spalle e dargli il fastidio di dover tirare fuori le chiavi dal suo zaino, dove sicuramente ci sarà il casino più assoluto. 

Ci sono anche quasi, ma la tavola di uno skate blocca la chiusura della porta.

«Non voglio nemmeno sapere che cazzo tu abbia in quel cervello» apre la porta con facilità.

«Certo che non lo vuoi sapere, non ti conviene» 

«Potrei prendere paura?» ride lui tenendo in mano lo skate. 

É vestito diversamente da questo pomeriggio, indossa una maglietta nera e un paio di jeans con un berretto nero in testa. Non sapevo sapesse andare con lo skate e non mi interessa nemmeno saperlo... Che cazzo ci faccio ancora qui ferma immobile nel corridoio, non devo dargli retta. 

Mi giro per andare dritta verso l'ascensore. Di solito preferisco prendere le scale per andare al piano di sopra, mi fanno paura gli ascensori visto che piccola mi è successo di rimanerci incastrata con alcuni miei amici. Ma per questa volta, pur di non scambiare parola con Hacker, lo prenderò per la prima volta in anni. 

«Non mi rivolgi nemmeno parola?» chiede lui sembra con aria divertita.

«É abbastanza ciò che ti ho detto» concludo la discussione. 

Premo con forza sul tasto dell'ascensore e aspetto che le porte si aprano davanti a me. Entro dentro e insisto sul pulsante di chiusura delle porte, nella speranza che possano chiudersi in modo da non sentire più la voce di Vinnie. 

«Possiamo parlare?» 

«No» le porte si chiudono.

«Sarai costretta allora» cammina in direzione dell'ascensore.

«Resta dove sei Vinnie, non ti permettere di mettere piede...» troppo tardi. Con uno slancio rapido si fionda dentro l'ascensore, un suo braccio è appoggiato sul muro in acciaio dietro di me e il suo viso è vicinissimo al mio. 

Un passo falso, uno solo... E potrebbe succedere di tutto. 

«Cosa stavi dicendo?» si morde il labbra inferiore sorridendo, fiero di ciò che ha appena fatto.

Siamo chiusi entrambi nell'ascensore, fermo al piano terra. Questo maledetto ascensore è così stretto e piccolo che anche se si dovesse spostare da me non saremmo lontani abbastanza per non vedere già la sua faccia. 

«Non mi interessa» appoggio le mani sul suo petto e lo spingo via da me. 

Lui si sposta senza esitare, appoggiando le spalle sulle porte di chiusura.

Allungo la mano per digitare il piano di arrivo, ma lui me la blocca. 

«Non usciamo da qui finché non mi ascolti» è la sua condizione. 

«Vinnie fammi subito arrivare al piano di sopra, ho la fobia degli ascensori» gli dico.

«Siamo al piano terra, non succede niente» mi dice scettico.

«Ho anche al fobia di stare con te» 

«Questa è interessante» sorride lui, sollevando un sopracciglio per la sorpresa. Torna nella posizione di prima, lasciando lo skate a terra e le braccia appoggiate dietro di me:«E perché?»

PAUSE - Vinnie Hacker.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora