Cap. 20 Samantha

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Il signor Vanvitelli si strofina gli occhi e la fronte con un fazzoletto, lo capisco che non deve essere facile ricordare qualcosa a cui non si vuole dare ascolto.

Mi sorride benevolo, provo a dirgli "se non se la sente non si preoccupi, la ringrazio per avermi già fatto partecipe di tutto questo" e indicai l'appartamento dove ci troviamo, pegno d'amore di suo padre.

Respira profondamente e mi guarda con occhi profondi, comincia a raccontare.

"Negli anni 60 in questo albergo villeggiavano tantissime persone, amanti del casinò, agiati figli di papà che trascorrevano le notti a giocare e il giorno a dormire, ma anche famiglie, novelli sposi.

Un giorno volli aiutare mio padre per l'accoglienza di una coppia di sposi che aveva prenotato quest'appartamento, erano sempre persone di un certo rilievo anche economico perché il costo era ben superiore a quello delle altre suite.

Lo avevo già fatto e sapevo come comportarmi, cosa dire, mio padre mi aveva istruito su come parlare a determinate persone, lei può capire di chi sto parlando."

Si rivolse verso di me e immaginai si riferisse a persone coinvolte in affari poco chiari, se vogliamo dirla in questo modo.

Feci cenno con la testa di aver capito.

"Ero alla reception con mio padre, li stavamo aspettando, ero di spalle e sentì mio padre dire "ben arrivati, vi stavamo aspettando, io e mio figlio Carl vi diamo il benvenuto" e mi voltai

Si fermò, forse non riusciva a trovare le parole.

"Quando i miei occhi la incrociarono ebbi la sensazione che il mondo intorno fosse sospeso, era minuta ma perfetta, due occhi colore ebano incorniciate da bellissime ciglia mi fissavano allo stesso modo, i capelli neri lunghi fino al sedere.

Non aveva mai visto una ragazza così bella, di una bellezza pura e innocente allo stesso tempo.

Mio padre si accorse subito del mio smarrimento e continuò a parlare con loro.

Ero come in trance, riuscì a smuovermi solo dopo che mi diede un colpo al piede, accennai un breve saluto e mi diedi da fare con le registrazioni.

Erano sposati da pochi giorni e io appena conobbi il loro nome pensai che mi stavo cacciando in un grande guaio.

Li accompagnammo all'appartamento, lei dopo avermi guardato mantenne sempre lo sguardo basso, aveva percepito anche lei qualcosa, il marito sembrava più attento all'ambiente e alle cameriere.

Quando li lasciammo in camera con tutti gli auguri e gli omaggi che potevamo, mio padre mi trascinò per il braccio in ascensore e mi disse "toglietela dalla testa, sei impazzito? Ho visto come la guardavi, è stata una fortuna che il marito non si sia accorto di nulla altrimenti eravamo già all'altro mondo, tu non hai idea di chi sia quell'uomo e di cosa sia capace"

Ma la mia testa ascoltava ma il mio cuore non sentiva, batteva ad un ritmo mai provato, le gioie dell'amore non mi erano sconosciute anche se ero giovane , ma il suo corpo e i suoi occhi diventarono il mio tormento"

Ero rimasta in silenzio, avevo compreso che c'era una storia d'amore ma sentirla dalla sua voce mi lasciava senza parole.

Fece ancora una pausa.

Non ci credevoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora