𝘽𝙤𝙨𝙩𝙤𝙣, 1999
Un'anima sola divisa in due corpi. E' così che Aristotele definisce due amici, e l'ho sempre trovata una cosa saggia per quanto sia difficile - quasi impossibile - vivere un'amicizia come questa. A me è capitato. Chris era il mio vicino di casa, un bambino sveglio e talentuoso, figlio di un dentista e di una ex ballerina. I suoi genitori erano la mia seconda famiglia. I suoi fratelli erano i miei fratelli. Era tutto lì, niente di più e niente di meno. Appartenevo a loro in qualche modo. La famiglia Evans mi ha accolta quando ho sentito il bisogno di prendere una boccata d'aria. Quando avevo bisogno di una parola di conforto, di un abbraccio o più semplicemente di silenzio. Dovevo fare solo pochi passi e raggiungere la loro porta sul retro. Bussare e ammiccare a Chris in un certo qual modo. Riusciva a capire, da quel semplice gesto, che volevo stare con lui. Non mi faceva domande. Mi invitava ad entrare e ci restavo anche tutto il weekend.
Eravamo anche compatibili. Come un segno d'aria, ha sempre avuto la capacità di comunicare. Una dote rara di voler ascoltare ed entrare in contatto con quante più persone possibile. Chris era una di quelle classiche persone di cui sei grata di aver fatto la conoscenza. Ha sempre portato una ventata di colore e libertà nella mia vita, e sarò sempre grata di averlo avuto come amico, ma aver condiviso quasi due decenni di amicizia non basta a trattenere quella persona con te per sempre. L'ho scoperto troppo tardi e a mio discapito.
Anno 1999, avevamo diciotto anni all'epoca. Più uniti che mai e in procinto di uscire dal liceo il più presto possibile per poter incominciare una nuova vita. Gli ultimi mesi trascorsero lentamente, inesorabilmente e per la maggior parte del tempo ero chiusa in casa con l'obiettivo di migliorare la mia media. Chris accese e spense il lume sul suo comodino per attirare la mia attenzione. Contemporaneamente aprimmo la finestra. "Che c'è? stavo studiando".
"Sai che non l'avevo capito?" ironizzò, per poi abbassare la voce. "Passi da me più tardi? Vorrei farti vedere una cosa". "Negativo. Ho ancora cinque capitoli di storia che reclamano la mia attenzione". Alzò gli occhi al cielo, mettendosi a braccia conserte sul davanzale. "Dai, è il compleanno di mia madre. Ti vorrebbe qui e sai cosa succede se si altera". "Non l'ho mai vista alterata. Magari una o due volte in sedici anni. Tua madre è così dolce".
"Appunto. Non farla arrabbiare". Udii dei rumori dal corridoio. "Devo finire di studiare, e tu mi stai distraendo. Se dovessi, per miracolo, terminare quei cinque capitoli in tempo, mi lasceresti un pezzo di torta?". "Sempre se Scott non se la divora. Dovrai raggiungerci in tempo" abbassai la finestra per prima, per poi chiudere le tende. Mamma irruppe nella mia stanza, spalancando aggressivamente la porta. "Che fai?". Avvicinai la sedia a rotelle alla scrivania. "Stavo studiando".
"No, stavi ancora parlando con Chris". "Bugia". Lei non mi credette, non gliene ho mai dato modo. Ero una vera spina nel fianco all'epoca. Un'adolescente ribelle, nata sotto il segno della Vergine, razionale e facile ai turbamenti amorosi. Scostò le tende e vide Chris seduto sul suo letto. "Salve, signora Morris" la salutò, mettendomi nei casini. Lei ricambiò con un solo cenno della mano, poi tornò da me. "Come avevo detto. Adesso studi fino all'ora di cena, seduta alla tua scrivania. Altrimenti ti mando nel seminterrato".
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𝙎𝙢𝙚𝙡𝙡𝙨 𝙡𝙞𝙠𝙚 𝙩𝙚𝙚𝙣 𝙨𝙥𝙞𝙧𝙞𝙩 |
FanfictionSei al liceo, ed hai lo stesso migliore amico dai tempi dell'asilo. Lui si chiama Chris ed è tutto per te. Siete inseparabili e vi raccontate ogni cosa, senza escludere alcun dettaglio. Arriva il ballo di fine anno e non hai un accompagnatore. Lui v...