𝐃𝐞𝐥𝐢𝐥𝐚𝐡'𝐬 𝐩𝐨𝐯
Se mi avessero detto che, nel giro di pochissimi secondi, il sole che splendeva alto in cielo sarebbe stato rimpiazzato da una nube scura, di certo non sarei uscita dalla caffetteria e, senza alcun dubbio, sarei uscita di casa attrezzata.
Vivevo a Londra da ormai cinque mesi e ancora non avevo imparato che uscire di casa a corto di ombrello era una pura follia, perché a Londra non puoi mai prevedere quel che sarà il meteo, neppure nel giro dei dieci minuti successivi.Quando la prima goccia cadde sulla mia testa, sollevai lo sguardo dallo schermo del mio cellulare verso il cielo e un sospiro di sconforto abbandonò le mie labbra
«non adesso, ti prego, non adesso» mormorai tra me e me, illudendomi che potesse realmente funzionare, ma nel giro di pochi istanti la pioggia cominciò a cadere copiosa ed io mi ritrovai costretta a correre al riparo sotto il primo balcone disponibile.
Come se non bastasse, il dannato negozio che stavo cercando sembrava introvabile.
2 minuti—così c'era scritto su Google Maps, solo due minuti, ma io girovagavo per le strade affollate già da cinque minuti e del negozio neppure l'ombra.
Mentre cercavo di evitare una – in realtà inevitabile – doccia, continuai ad osservare le strade evidenziate sullo schermo del mio cellulare e non riuscivo a capacitarmi di come fosse possibile non riuscire a trovarlo.
Eppure Google Maps indicava quella come zona giusta, come meta ormai raggiunta.Seccata dalla mattinata già partita non nel migliore dei modi, bloccai il cellulare e mi guardai attorno smarrita, cercando di scrutare ogni dettglio, ogni segnale, finché finalmente non notai una stradina più stretta delle altre, a cui non avevo mai fatto caso prima.
Dev'essere quella, pensai.Pioveva ancora a dirotto, ma io non avevo tempo da perdere e in un modo o nell'altro avrei dovuto sbrigare le mie faccende entro le undici e mezza—avevo bisogno dell'aiuto di Janice.
Odiavo disturbarla, ma ne avevo terribilmente bisogno e avrei senz'altro ricambiato il favore, così decisi di scriverle sperando che potesse passare a prendermi appena possibile.«Perfetto» infilai frettolosamente il cellulare all'interno della mia borsa e mi sfilai il giacchino in pelle, lo aprii per bene e lo sollevai al di sopra della mia testa per ripararmi dalla pioggia – mi aspettava uno sprint fino al negozio di fiori.
«Okay—uno, due... tre!» velocemente cominciai a correre lungo il marciapiedi, raggiunsi il ciglio della strada e fui costretta ad attendere che le auto mi lasciassero passare, ma ci misero talmente tanto che quando una di loro mi lasciò attraversare quasi non mi sembrava vero. Mi affrettai a raggiungere il marciapiedi dal lato opposto, ma con un sussulto mi girai su me stessa quando un camion, passando, mi schizzò bagnandomi dalla testa ai piedi—totalmente.Disperata digrignai i denti, non ne stava andando bene una
«la prossima volta perché non mi investi, già che ci sei?» urlai contro l'autista che, ormai, era bello che andato.
Cercando di mantenere la calma e non dare totalmente di matto, ripresi a correre infilandomi nella stradina che avevo adocchiato e, finalmente, un sospiro di sollievo lasciò le mie labbra quando scorsi la vetrina di un fiorario.
Era limpida, la cornice nera, una porta in legno bianco invecchiato era aperta e bloccata su entrambe le estremità, una piccola insegna, composta dallo stesso materiale, appesa al di sopra della porta, leggeva “You Flower, You Feast”. Ce l'avevo fatta.
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Blossoming Cherry Tree
Fanfiction"How far should a person go in the name of true love?" Dopo un vissuto burrascoso ed anni trascorsi sotto una campana di vetro, Delilah Miller decide di lasciarsi tutto alle spalle e prendere finalmente in mano le redini della propria vita. Determi...