"How far should a person go in the name of true love?"
Dopo un vissuto burrascoso ed anni trascorsi sotto una campana di vetro, Delilah Miller decide di lasciarsi tutto alle spalle e prendere finalmente in mano le redini della propria vita.
Determi...
Ero a malapena riuscita a dormire un paio d'ore, giusto il tempo necessario a recuperare la quantità di energia minima per mettere in moto il mio cervello.
Era ormai mattina, mi ero alzata e avevo preparato del tè, ero tornata in stanza e mi ero raggomitolata su una poltrona nell'angolo della stanza a sorseggiare il mio tè in attesa che Eric si svegliasse. Ero ancora parecchio scossa, lui evidentemente a pezzi, così gli avevo lasciato il letto per permettergli di riposare come si deve. Non riuscivo a smettere di guardarlo, milioni di pensieri attraversavano la mia mente e nessuno di essi mi dava una reale soluzione a tutto quel che stava accadendo—cosa avrei dovuto fare?
Sospirai sonoramente e afferrai il cellulare per scrivere a mio fratello – come promesso la sera prima – senza però raccontargli l'accaduto. Aveva un esame da dare e dirgli di Eric mi sembrava la cosa meno opportuna, senza contare che non avevo idea di cosa dirgli, perché io in primis ero estremamente confusa.
Aprii poi la chat di Harry e soltanto in quel momento notai il suo messaggio del buongiorno.
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Non appena mi accorsi che Eric era sveglio posai il cellulare, il biondo si mise lentamente a sedere, visibilmente stordito. Si guardò attorno confuso, poi il suo sguardo cadde su di me.
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«Hey» sussurrai accennando un sorriso
«che- uhm... hey» mugolò, continuò a guardarsi attorno agitato, ma tirò un sospiro di sollievo quando si rese conto di essere al sicuro «sono qui»
«sei qui» lentamente mi alzai e afferrai la sua tazza di tè dal comodino, lo raggiunsi sistemandomi accanto a lui tra le coperte e gliela porsi «ti va?» domandai, lui ispezionò la tazza per qualche secondo ed io corrugai la fronte «è tè nero, l'ho preparato io—è tutto okay, puoi berlo» lo rassicurai, lui annuì e incerto afferrò la tazza
«grazie..» mormorò bevendone un primo sorso, io feci lo stesso con la mia, ma non distolsi il mio sguardo da lui «sono scappato» affermò rompendo il silenzio, io non replicai, mi limitai ad aspettare che continuasse, ma lui continuava a guardarsi attorno, incapace di concentrare l'attenzione su di me