𝟏𝟎. 𝐀𝐬 𝐥𝐨𝐧𝐠 𝐚𝐬 𝐲𝐨𝐮 𝐧𝐞𝐞𝐝 𝐦𝐞

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𝐃𝐞𝐥𝐢𝐥𝐚𝐡'𝐬 𝐩𝐨𝐯

«È tutta colpa tua, tu—tu hai permesso loro di portarmi via! Non hai fatto nulla per tenermi con te, non mi hai aiutato, avresti potuto salvarmi!»

«Eric—ti prego, Eric. Sono qui, sono qui ora»

«ora è troppo tardi» mugolò con voce spezzata premendo la pistola sotto il suo mento

«n-non farlo, ti prego non farlo. Ho bisogno di te»

«quando ero io ad averne bisogno, tu non c'eri»

«non avevo idea di dove fossi, Eric! Ti prego, non farlo—ti supplico» piagnucolai

«mi hai abbandonato, ed ora io abbandonerò te» tutto quel che sentii fu un rumore sordo, uno sparo, poi un forte fischio.
Vidi il sangue schizzare dappertutto, il suo viso esplodere davanti ai miei occhi e li serrai con forza cominciando a tremare.

«No!» improvvisamente sussultai sgranando gli occhi e scattai di colpo mettendomi a sedere sul materasso.
Le lacrime scivolavano copiose sul mio volto e il cuore scalpitava con prepotenza contro il mio petto, era stato solo un incubo.

Sentivo la testa esplodere e spalancai la bocca in cerca d'aria, non riuscivo più a respirare.
Il mio cuore batteva talmente in fretta da produrre un rumore assordante che riecheggiava nelle mie orecchie, stavo tremando e non sentivo più le mani, mi si stava intorpidendo la lingua, la nuca, mi sentivo letteralmente svenire e la mia vista era offuscata da migliaia di puntini neri.

Cercai di mettermi in piedi e la bocca mi si prosciugò, la sveglia sul mio comodino segnava le tre e ventisette del pomeriggio.
Era domenica ed io ero in casa completamente sola, Janice era dai suoi per il weekend.
Il panico stava cominciando a prendere il sopravvento e non riuscivo a controllarlo in nessun modo, temevo di svenire e di non avere nessuno lì a soccorrermi.

Barcollai fino a raggiungere il bagno e aprii il rubinetto dell'acqua fredda, ci passai sotto i polsi e mi sciaquai il viso subito dopo, ma non serví a molto.
Spaventata tornai in camera e afferrai il cellulare dal mio comodino—avevo bisogno d'aiuto.

𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲'𝐬 𝐩𝐨𝐯

Ci avevo impiegato un'ora a far addormentare Posey per il sonnellino pomeridiano e – finalmente – sembravo essere riuscito nella grande impresa.

Ero sdraiato sul divano, lei raggomitolata tra le mie braccia con un lenzuolino color panna a coprirla, mentre in tv – ad un volume talmente basso da essere quasi impercettibile – un episodio dei Baby Looney Tunes giungeva al termine.
Ero stanchissimo anch'io ed ero certo che da un momento all'altro mi sarei appisolato a mia volta, ma il cellulare schiacciato sotto il mio sedere vibró facendomi sussultare e sgranai gli occhi sperando che Posey non si fosse svegliata, tirando un sospiro di sollievo quando verificai che stesse ancora dormendo.

Cercando di non muovermi troppo raggiunsi il mio cellulare e corrugai la fronte confuso quando lessi il nome di Delilah sullo schermo.

Cercando di non muovermi troppo raggiunsi il mio cellulare e corrugai la fronte confuso quando lessi il nome di Delilah sullo schermo

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