𝟑𝟎. 𝐈'𝐦 𝐧𝐨𝐭 𝐠𝐨𝐢𝐧𝐠 𝐚𝐧𝐲𝐰𝐡𝐞𝐫𝐞

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𝐇𝐚𝐫𝐫𝐲'𝐬 𝐩𝐨𝐯

Non avrei mai pensato di potermi sentire così vuoto senza Delilah, forse perché non avevo mai realmente pensato ad una vita senza lei.

La verità è che non riuscivo a capacitarmi di come potessi credere di sapere cos'è l'amore prima di conoscere lei perché, col senno di poi, mi sono reso conto di averlo scoperto nel momento esatto in cui la vidi entrare nel mio negozio, innervosita e zuppa d'acqua a causa della pioggia—la trovai bellissima, eterea.

Continuavo a sognare quegli occhi ogni singola notte, pensavo a lei ogni istante della mia giornata e stava diventando logorante non poterla vedere, sentire, amare.
Mi mancava tutto di lei e mi uccideva immaginarla sola con i suoi pensieri, mi uccideva pensare che avesse messo fine a tutto per non farmi del male, perché per me esserci non era mai stato un sacrificio, tutto quel che desideravo era vederla felice.

Sapevo che, in qualche modo, il ritorno di Daphne avesse influito sulla sua decisione.
Ma a me di Daphne non importava, le avrei lasciato vedere Posey perché ne aveva il diritto, ma non l'amavo, né volevo tornasse a far parte della mia vita.

Io volevo Delilah, ogni giorno—sempre.

Ad ogni modo, Daphne era nuovamente sparita dalla circolazione soltanto pochi giorni più tardi, lasciando in Posey l'ennesima ferita e in me l'ennesima delusione.
Posey, però, continuava a chiedermi di Delilah, mi chiedeva dove fosse, come stesse, cosa le fosse successo e, per la prima volta, io non avevo idea di cosa raccontarle.
Era una situazione estremamente complicata e avevo bisogno di assimilarla prima di coinvolgere anche Posey, perché in tutta onestà, stavo davvero male.
Riuscivo a malapena ad andare a lavoro, cercavo di apparire forte e sorridente quand'ero con la mia bambina, ma spesso mi costava troppa fatica e mi ritrovavo a crollare quand'ero solo nel mio letto.

È proprio per il duro periodo che stavo attraversando che, mia mamma e Gemma, avevano deciso di venire a stare da noi per un po'.
Avevo bisogno d'aiuto e, questa volta, l'avevo chiesto.
L'ultima cosa che volevo era che Primrose assorbisse la mia energia negativa, la mia tristezza e sapevo bene che con mia mamma e Gemma in casa, sarebbe stato molto più semplice evitare che si accorgesse di eventuali problemi.

Quel giorno il sole splendeva alto in cielo quasi come fosse primavera, avevamo appena terminato di pranzare e stavo aiutando mia sorella a lavare i piatti, mentre mia mamma era sul divano a giocare con Posey.
Ero estremamente silenzioso, costantemente smarrito nella mia mente, non facevo che pensare e pensare, nella speranza di trovare una soluzione, ma non c'era pensiero che mi conducesse ad una conclusione.

«Tesoro?» mi voltai appena quando sentii la voce di mia mamma provenire dal soggiorno

«sì?» domandai, ma prima che potesse rispondermi, vidi Posey corrermi incontro con il mio cellulare tra le mani e un leggero sorriso apparve sulle mie labbra scaldando il mio cuore
«cosa c'è?» domandai dolcemente, posai il bicchiere ancora bagnato sul ripiano accanto a me e mi asciugai le mani, abbassandomi poi per raggiungere la sua altezza

«nonna mi ha detto di portartelo» disse porgendomi il cellulare, io corrugai la fronte confuso rivolgendo una rapida occhiata a mia mamma, che si limitò a sorridermi, poi riportai l'attenzione su mia figlia

«grazie, piccolina» sorrisi afferrando il cellulare dalle sue manine.
Mi tirai su e lo sbloccai, ma sentii i miei polmoni restare a corto d'aria quando mi resi conto di avere una chiamata persa da Lilah—un messaggio in segreteria.

«Cosa...» i miei occhi tornarono in quelli di mia mamma e li sentii riempirsi di lacrime secondo dopo secondo

«papi, è Lala, vero?» alla domanda di Posey restai in silenzio, poi deglutii

Blossoming Cherry TreeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora