Helmut Zemo💛

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La luna pallida conferisce un'atmosfera insolita alla città, taglia di netto le ombre dei palazzi. Passeggiando per le strade isolate ti rendi conto che forse non è il caso di andare in giro da sola, ma il tuo impegno pomeridiano si è prolungato più del previsto e non hai potuto fare altrimenti.

Per fortuna sei quasi a casa, mancano pochi isolati, solo una manciata di minuti.

Senti delle sirene irrompere nella quiete e i tuoi fitti pensieri si interrompono sino a sfumare completamente.

Ti volti, vedi le luci rosse e blu in lontananza alternarsi ad intermittenza, deve trattarsi di qualcosa di grosso, distingui almeno quattro volanti.

Una sagoma si avvicina a gran velocità, e correndo ti viene addosso. Riesce a fermarsi giusto in tempo.

Pensi subito si tratti di un rapinatore, o una sorta di ladro, ad ogni modo. Inizi ad innervosirti ed andare nel panico.

«Tu. Con me.» ordina con voce ferma. Ti prende un polso e ti strattona spingendoti nel vicolo adiacente. Senti degli spari provenire da lontano. Lui ti raggiunge e tenendoti ti costringe a camminare accanto a sé a passo svelto.

Sei spaventata, non hai idea di chi sia, del perché lo stessero inseguendo, e soprattutto cosa voglia da te.

Cerchi inutilmente di dimenarti.

L'uomo indossa una giacca lunga.

In poco tempo vi ritrovate in quello che ha l'aria essere un edificio abbandonato. È polveroso, sporco, ci sono ragnatele e macchie sospette. Il soffitto, così come il pavimento e le pareti, e in generale tutta la struttura, ha un aspetto davvero decadente. È piuttosto buio. Speri di uscire in fretta da questa situazione. Ed illesa. Illesa maggiormente.

«Cosa vuoi da me?» hai avuto l'impressione di urlare quella domanda ma in realtà ti è uscita con un filo di voce.

«Zitta. Sta in silenzio» ripone una pistola che non avevi neanche notato. Si toglie la maschera viola, rivelando dei lineamenti più dolci di quanto ti aspettassi «Sei il mio piano B nel caso in cui tutto andasse male. Ora, meno ti opporrai, più facile sarà» ti poggia una mano dietro la schiena invitandoti a proseguire fino ad un ascensore dismesso.

«Io lì non ci entro» sembra sul punto di precipitare da un momento all'altro.

Ti spinge ancora una volta ed entra dopo di te. Preme, su quel tastierino logoro, una sequenza di numeri che non riesci a leggere. Sorprendentemente la cabina si muove.

Scendete per diversi piani. Ti tocchi lo stomaco che già prima doleva, avresti bisogno di un bagno.

Ti dà le spalle. Quasi come se si fidasse di te. È evidente non si tratti di una cosa reciproca.

Senti il picchiettio costante di una goccia precipitare al suolo. Quando le porte si aprono ti rendi conto che è lui a gocciolare, sangue.

Ti tira fuori.

Davanti ti si palesa un vero e proprio appartamento. L'illuminazione non manca.

«Mi sembri davvero una brava ragazza. E per quanto non possa sembrare, anch'io sono... non sono male, diciamo» ti fa l'occhiolino «Voglio darti l'opportunità di scegliere. Mi servi, questo non lo nego. Devo andarmene da questa città, e malauguratamente dovessero trovarmi, preferirei avere una valida ragione per la quale non debbano spararmi» si guarda il fianco «Ancora» precisa. Ti guarda «Collaborerai? È per poco tempo. Spero tu prenda una decisione adeguata»

Unisci le mani e le tieni tra loro. Non sei di certo nella posizione ideale per obiettare. Annuisci lievemente.

«Bene» commenta «Nel mobiletto c'è, della roba, di primo soccorso, forse. Dai un'occhiata»

Marvel || ImmaginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora