Peter Maximoff🤍

644 13 0
                                    

Alla pittoresca scuola di Charles Xavier ti sei sempre trovata bene, forse perché qui ti senti meno diversa. Tu, come gli altri, possiedi un'abilità davvero singolare.

Un giorno però ti si è presentato davanti un uomo che non hai mai visto, ha detto di chiamarsi Logan e di volerti nella squadra, di volerti negli X-Men. Dapprima hai mostrato il tuo disappunto per la nomenclatura sessista, ma poi hai accettato senza problemi.

Questo Logan, del quale fino ad una settimana fa ignoravi l'esistenza, ti ha dato una missione: arruolare un altro X-Men che la squadra aveva già scelto in precedenza. Forse per farti tastare il terreno, o forse per testare le tue capacità.

In fin dei conti ti è sembrata una richiesta facile e per questo ti sei messa subito all'opera.

Hai indossato dei pantaloni cargo con delle tasche sporgenti, la t-shirt con il logo della scuola, sopra un giubbotto scuro, ai piedi degli anfibi.

Sei arrivata presto alla casa indicata e senza avere la minima idea di chi ti saresti trovata davanti hai suonato il campanello.

Ad aprirti la porta si è presentato all'incirca all'istante un ragazzo dalla capigliatura davvero particolare.

«Pietro Maximoff?» chiedi.

«Dovresti saperlo dato che sei venuta qui. Tu sei?»

«Lehnsherr Y/n»

Sentendo il tuo cognome, quello che hai ormai consolidato essere il tuo obbiettivo si trattiene dallo sgranare gli occhi «E cosa vuoi?»

«Parlare»

L'occhio gli cade sulla tua maglietta «No grazie» chiude la porta, o almeno ci prova dato che poggi la scarpa sull'uscio per impedirglielo «La stampa sulla tua maglietta non mi piace e il tuo cognome ancora meno»

Non sai cosa intenda per quanto riguarda il cognome ma hai capito che non sarà facile convincerlo.

«Pietro, mi ha mandato Logan»

«Logan? Sparisci! Non mi interessa!»

Prendi un bel respiro e ti sposti permettendogli di chiudere la porta. Fai il giro della casa ed entri dal retro passando per una finestra aperta.

«Eccoti finalmente» gli metti le mani sulle spalle.

«Questa è violazione di domicilio, e non toccarmi, non voglio che mi leggi la mente o cose del genere» in una frazione di secondo sparisce da sotto la tua presa per trovarsi qualche metro più in là. Accenni un sorriso.

«Che bravo, sei veloce» scuoti appena la testa «Vieni con me, ti piacerà»

«Non voglio e non puoi costringermi»

Ti spinge, e sempre alla velocità del suono torna al suo posto prima che tu possa toccare terra.

«Non farmi arrabbiare» suggerisci inumidendoti le labbra. Ti alzi.

«Altrimenti?»

«Lascia che ti dica come mi chiamano al campus»

Lui parte per l'ennesimo dispetto, ma questa volta lo precedi e si ritrova sul pavimento.

«Break time» finisci la frase.

«È un nome stupido»

«Come ti fai chiamare tu? Thunderbolt, Lighting, Zip?»

«Quicksilver»

«Dev'essere per i capelli. È figo lo ammetto» incroci le braccia «Adesso ti faccio vedere perché mi chiamano così però»

Parte con la super velocità, gli fai lo sgambetto «Non vorrei farti male, ma è divertente»

«Come hai fatto?»

«Quando mi va riesco a rallentare il tempo» lo fai muovere molto lentamente «Velocizzarlo» aumenti fino a farlo schiantare contro il muro «E, questa è la mia preferita, bloccarlo» lo tieni bloccato e ti avvicini. Gli spettini i capelli.

La sua dote tenta di contrastare la tua, fallendo, infatti si sposta alla velocità di un centesimo.

«Scommetto che sei stanco. Potrei dirti tutte le altre cose che so fare, ma resto umile» lo liberi del blocco «E comunque Break time è un nome figo» gli dai un pugno sul braccio.

Corre verso di te, non lo blocchi in tempo e per questo ti cade addosso. Siete per terra, lui sopra e tu sotto, che ti guarda negli occhi.

«Come si chiama tuo padre?»

«Cosa c'entra adesso?»

«Il tuo cognome, conoscevo un tipo»

«[Inserire nome che non è Erik]»

Questa volta è lui ad accennare un sorriso «Bene bene, vediamo se ho capito» ti blocca la scarpa con la sua «È con il piede destro che controlli il tempo?»

«Ma come hai fatto?» domandi colpita.

Ti tiene i polsi sopra la testa «Diciamo che sto attento ai dettagli. Quando mi hai rallentato lo hai piegato verso l'interno, quando mi hai velocizzato lo hai fatto all'esterno, e quando mi hai bloccato non sono riuscito a vederlo, ma ormai ero abbastanza sicuro»

«Vedi, hai talento»

«Questo lo so, è che sto bene per conto mio»

«Anche io la pensavo così» provi a liberarti ma non ti lascia.

«Fammi indovinare, poi hai trovato l'amore della tua vita»

«No, però ho conosciuto delle persone, ho fatto esperienza»

«Y/n se ti lascio andare provi a farmi del male?»

Scuoti piano la testa. Lui ti libera i polsi e poggia le mani sul pavimento ai tuoi lati per sorreggersi, senza però darti la possibilità di muovere il piede.

«È la prima volta che incontro qualcuno come me» confessa facendo un mezzo sorriso.

«Non sono come te, io sono migliore»

Ride e si china su di te, lasciandoti un bacio sulle labbra.

Arrossisci.

«Era... Era necessario?» domandi.

«Ti è dispiaciuto?»

Lo attiri a te per la maglia con il simbolo impresso dei Nirvana e lo baci a tua volta, più lentamente, più a lungo.

Continuate a baciarvi finché non poggia le mani sui tuoi fianchi e lascia perdere la tua scarpa destra, dimenticandosene.

Adagi le mani sul suo volto, gli accarezzi le guance e ti posizioni sopra di lui.

Mentre ti godi quei momenti pensi a quando Logan ti sgriderà perché invece di portare Pietro, te lo sei fatto.

Marvel || ImmaginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora