Frank Castle❤️

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Sei un militare sul campo, e per questa parte del piano il tuo squadrone è stato costretto a chiedere aiuto ai marines.

Questa scelta ti ha lasciato indifferente. L'unica cosa della quale sei sicura è che le donne arruolate rappresentano una bassissima percentuale, e che la maggior parte di questi uomini farebbero letteralmente qualsiasi cosa per appagare i propri sensi.

Ti sei allenata più duramente del solito nell'ultima settimana e adesso sei pronta all'azione.

Con i tuoi compagni arrivate nella zona indicata in precedenza, ma il sopraggiungere improvviso di una granata vi costringe a sparpagliarvi. Un agguato. Dev'esserci una talpa.

Recuperi una pistola e ti nascondi dietro un albero, la seconda bomba esplode a pochi metri da te, ferendoti il braccio. Corri nella direzione della vicina città abbandonata e ti apposti in una decadente struttura.

Ti guardi il braccio, il taglio sembra superficiale, sfortunatamente non hai del disinfettante con te: non hai proprio niente con te.

Ti guardi attorno disperata e ti tieni stretta la pistola. Inizi a pensare a come uscire da quella situazione quando ad un tratto dalla porta spuntano degli uomini, sbuffi e ti tiri su.

La bandiera che portano cucita addosso non corrisponde alla tua. Spari immediatamente al primo colpendolo alla testa, il sangue schizza in ogni direzione e lui cade a terra giacendo. Gli altri tre si guardano per poi avanzare verso di te. Ti tengono ferma, urlano qualcosa di non comprensibile. Ti dimeni e dai calci per quanto riesci.

Quello che hai davanti lo colpisci più volte, costringendo gli altri a lasciarti per aiutarlo. Inizi a tirare pugni, ne stendi uno, che non contenta finisci con un colpo allo stomaco.

Quei due ti colpiscono, prendi qualche batosta, così tiri fuori il pugnale nascosto all'altezza del polpaccio. Impartisci qualche graffio, ma niente di profondo, la lama ti cade, la pistola ti viene tolta.

Cadono in ginocchio sorridendo quei due, sono stati colpiti da un cecchino. Recuperi l'arma e ti guardi attorno restando bassa, un ulteriore figura compare dalla porta.

«Allora i marines servono a qualcosa»

«Arruolano anche le bambine adesso?»

«Soldato Y/s, per te»

«Frank Castle»

«Bel giocattolo»

«La tua invece che fa, spruzza acqua?»

Gliela punti contro, poi capisci di star facendo una cosa stupida e la metti via.

«Com'è la situazione fuori, Castle?»

«I tuoi non li ho visti. Avete subito un agguato?»

«Così pare» ti accasci contro il muro. Con l'adrenalina che è scesa e il combattimento che ti ha fatto aprire lo squarcio adesso il braccio ti fa male davvero.

Lui si avvicina.

«Da quanto sei qui?»

«Un mese. Come va la spalla?»

«Sto contando le stelle»

«Ma che modo di dire è» accenna una risata per poi ritornare immediatamente serio «Non possiamo spostarci adesso, siamo un bersaglio facile. Dobbiamo aspettare stanotte»

«Non ho fretta» soffi sulla ferita come se potesse aiutarti in qualche modo.

Si siede accanto a te «Fammi vedere»

«Non toccarmi» reagisci in maniera brusca ma il dolore lancinante ti fa calmare subito.

Lui dà un'occhiata, si strappa entrambe le maniche, una la usa per pulire il sangue e l'altra come una garza per fermare l'emorragia.

«Meglio?»

Non rispondi.

«Un pezzo, due pezzi, un penny e un decino» mormora lui. Sembra un po' nervoso per averti trovata, anche se lo nasconde benissimo.

«Cosa?»

«Niente»

Ha tutta l'aria di uno che in guerra si trova a suo agio, di uno a cui uccidere gente riesce proprio bene.

«Come ci sei finito qui?» domandi.

«Lunga storia. La versione breve è che lo facevo già prima di essere congedato, hanno ucciso la mia famiglia, e poi ho ripreso. Mi hanno etichettato come pazzo per un periodo, poi però ho risolto, all'incirca. Non posso stare senza far nulla, qui mi trovo bene»

«Lo avevo capito. Non la parte della strage, quella dopo. Mi dispiace»

«Tu invece?»

«Voler fare la differenza, solite stronzate»

«Devi crederci fino in fondo, altrimenti non funziona.

Parlate fino a sera, con il buio riuscite a raggiungere il suo accampamento.

«Sistemati nella mia tenda, vado a prenderti qualcosa da mangiare»

«Oddio» sussurri per la stanchezza sdraiandoti sulla sua brandina.

Ti lancia una bottiglia d'acqua che afferri al volo e subito dopo si siede accanto a te disinfettandoti la ferita «E dimmi, soldatessa, un nome ce l'hai?»

«Y/n»

«Davvero bello, adatto al tuo viso»

«Grazie Frank, grazie di avermi aiutata»

«Figurati»

I suoi occhi scuri hanno un certo magnetismo.

Alzi il braccio che non ti fa male e gli poggi la mano sulla guancia. Lui ti bacia immediatamente in risposta.

Ti metti sopra di lui e gli accarezzi i pettorali. Lo hai trovato attraente dal primo momento in cui lo hai visto.

«E se gli altri ci sentono?» domandi sfilandogli la maglia

«Si fottano gli altri» risponde togliendoti i pantaloni «Ti fa male il braccio, vuoi stare sotto?»

Annuisci e sorridi perché lo hai trovato gentile, e soprattutto perché fino a quel momento non vedevi alcun lato morbido in lui.

Si tiene sugli avambracci stando sopra di te, con una mano si slaccia i pantaloni «Potrei essere un po' arrugginito» ammicca.

Lo accarezzi sulla patta muovendo il braccio il meno possibile.

Vi baciate velocemente e senza perdere tempo decide di entrare. Si muove su di te con precisione, per quanto ti dia l'impressione di non volersi scomporre alla fine si comporta in maniera consona alla situazione.

Le spinte diventano più forti, ogni volta lo senti più in profondità, cerchi di trattenere i gemiti, ma dopo un po' diventa impossibile.

Non ci mettete tanto a raggiungere l'acme. Senti un legame fortissimo con lui in quell'istante, i vostri respiri sembrano fondersi. La tenda vi separa dalla calma notte e vi isola in un frangente di piacere infinito. Senza uscire ti guarda negli occhi e ti bacia.

«Tutto qui?» domandi.

«Mi stavo solo riscaldando».

Marvel || ImmaginaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora