Logan Howlett❤️

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Hai conosciuto Logan al bancone del bar forse quattro minuti fa. Adesso siete nel bagno. Sei inginocchiata davanti a lui e di certo non gli stai chiedendo di sposarti.

«Più veloce, più veloce... Com'è che ti chiami?»

Neanche ti impegni a rispondere, sei ubriaca quel tanto che basta da permetterti di prendere le decisioni con leggerezza, ridere più del dovuto, ma di intendere e volere. E al momento, ne sei certa, vuoi soltanto una cosa.

Ti alzi e lo guardi negli occhi, pulendoti la bocca con il dorso della mano.

«Prendiamo una stanza» dici con fermezza.

Lui ti segue a ruota, uscite da quello squallido edificio per raggiungerne un altro che lo è ancora di più. Il cartello davanti a quella che presumibilmente è la reception dice chiaramente che si affitta ad ore, e l'insegna luminosa ha almeno metà delle lettere fulminate. Il parquet vecchio e scricchiolante accompagna i vostri passi fino alla porta della camera.

Le mura sono ricoperte da un'ormai logorata carta da parati, uno strato di polvere ricopre solo alcuni punti della spalliera del letto. Le enigmatiche macchie presenti sulla moquette ti costringono a domandarti se la gente non affitti questo posto anche per fare altro, come torturare ed accoppare qualche vittima di rapimento.

L'uomo ti spinge sul letto e si mette sopra di te, probabilmente ti ha domandato dove eravate rimasti, non ci hai fatto caso.

«Facciamo in fretta» ti lecchi il labbro invertendo le posizioni, così da poter avere più controllo. Non sai che tipo sia, però vuoi che le cose vengano fatte come piace a te.

Ti disfi della sua camicia a quadri, come, con ogni probabilità, qualcuno prima di te sotto quel tetto si era liberato di qualche carcassa.

Osservi il suo petto muscoloso, sul quale sono presenti delle piastrine

«Sei un soldato»

«È un problema?» ti chiede.

A dirla tutta non ti interessa, vuoi solo concludere, quindi ti slacci i pantaloni ed armeggi con i suoi jeans.

In fretta vi ritrovate a muovervi l'uno sull'altra, e viceversa, sempre in maniera brutale, senza darvi pace, senza darvi l'occasione di riprendere fiato, sempre senza l'ombra di un bacio.

Non sembra intenzionato a venire, spingi di più, e per quanto ti ci impegni e lo desideri, anche tu, con tutti i tuoi pensieri, non riuscite ad arrivare fino in fondo.

Sbuffi e ti scosti.

«Già, non è serata anche per te»

«Non voglio parlare» rispondi mentre già ti stai infilando di nuovo il reggiseno.

«Ehi, aspetta» ti prende il polso costringendoti a guardarlo «Possiamo riprovare, però lascia fuori il resto»

Ti attira a sé e stavolta sembra anche impegnarsi più di prima, stavolta sembra lo stia facendo con gusto. Avresti potuto sparare una di quelle frecciatine mirate a minare la stabilità mentale altrui, come il buon vecchio "Che c'è, non ti funziona?" ma hai lasciato correre. Troppo frustrata e troppo intenta a contare le formiche sul soffitto. Troppo impegnata, tra l'altro, a dimenticare, che è la ragione per cui è andata come è andata.

Continui a sentirlo dentro di te ad ogni spinta più in profondità, bagnata di sudore ed altri liquidi corporei, gli mordi la spalla cercando di contenerti, e rendendoti conto che in realtà non era il tuo obiettivo.

Finalmente ti liberi, di un peso solo fisico, e che speravi potesse alleviare tutt'altro tipo di oppressione.

Vi guardate ansimanti e stremati, e decidi di fare la grazia di lasciar anche lui l'opportunità di svuotarsi.

Hai la sensazione stia vivendo qualcosa di molto simile al tuo.

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