Prologo

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Leia, presente

L'aria fredda mi pizzica gli occhi, obbligandomi a strizzarli. Il mirino del fucile ritorna al suo posto subito, attaccato al mio occhio. L'arma di precisione è puntata su una piccolissima persona dentro un appartamento dall'altra parte dell'isolato. Sta parlando animatamente dietro alla finestra addobbata per il Natale, ormai prossimo. Sono ore che sto ferma qui, un sottile strato di neve ricopre ormai la coperta che mi sono messa sopra per proteggermi dal freddo e da occhi indiscreti. Quattro dei cinque tirapiedi del mio bersaglio sono entrati nell'appartamento nelle ultime ore e hanno discusso, due sono ancora lì. Che idioti. Uomini, ovviamente.
Dovrebbero sapere che c'è qualcuno che li sorveglia. Il mio super udito mi permette di ascoltare i loro discorsi anche da così lontano. Le interferenze dei telefoni cellulari però mi fanno perdere alcune parti, ma il senso lo capisco lo stesso.

-Cosa vuol dire "l'attacco è saltato"? Si può sapere che cazzo avete combinato, razza di imbecilli?
*Interferenze*
-....degli idioti! Cazzo! ...*interferenze* ora dovremmo aspettare altre due settimane!

Annoto nel mio quadernetto: altre due settimane. Beh, peggio per voi, non avrete così tanto tempo.

Lentamente porto il dito all'orecchio e attivo la trasmittente.

-Capitano Kotov... Nikolas mi ricevi? Qui Soldato Leia. Attendo l'ordine di sparare. Ho sotto tiro il capo banda, ma riesco a prendere anche i due imbecilli che ha accanto.

-Soldato Leia, ricevuto. Attendi.

Sbuffo e tolgo il dito dalla trasmittente. Mi sto annoiando, ma sono stata addestrata bene. Non mi muovo di un millimetro. Mi torturo la pelle attorno l'unghia del pollice con l'indice, facendo piccoli gesti dall'alto verso il basso. È l'unico movimento che mi concedo. Ho spesso provato a ricordare perché ho questo tic, ma non ci sono mai riuscita. Sicuramente è una cosa insignificante, come tutto ciò che riguarda il mio passato prima del siero. Se non lo fosse, come avrei potuto dimenticarlo?

-Soldato Leia mi ricevi? Qui parla Nikolas- gracchia la ricetrasmittente nel mio orecchio, facendomelo dolere. Passare da ascoltare una cosa lontana come quelle spie russe dall'altra parte dell'isolato alla cuffietta che ho nell'orecchio è fastidioso.

-Qui soldato Leia, ti ricevo. Ho il permesso di sparare?- sussurro speranzosa, impaziente di togliermi da questo tetto.

-Sì, soldato. Quando hai a tiro il capo spara pure. Permesso accordato. Ma lascia in vita i tirapiedi. Possono ancora esserci utili. Passo e chiudo- e detto questo la comunicazione si interrompe con un leggero rumore.

Un sorrisetto si fa largo sulle mie labbra, sollevando leggermente un angolo della bocca. Regolo il mirino e mi preparo a sparare. Regolarizzo il mio respiro il più possibile, inspirando ed espirando lentamente. Sento il battito del mio cuore accelerare di poco, ma cerco di riportarlo alle pulsazioni più tranquille di poco fa: il momento prima di tirare il grilletto è la parte che mi rende ancora nervosa, benché siano decenni che faccio questo lavoro per lo S.H.I.E.L.D.

Aggiusto piano la posizione, inspiro, espiro. Il dito è pronto a tirare il grilletto. Penso velocemente ai primi fucili di precisione che ho usato, nei lontani anni '50. Cazzo, se ne abbiamo fatta di strada, da quei tempi. Il piccolo schermo che ho nascosto sotto di me, dietro il cornicione sul quale mi sono appoggiata con il fucile è in grado di segnarmi la velocità del vento, l'umidità dell'aria, la pressione atmosferica e mi consiglia la traiettoria migliore per il mio tiro. Inspiro ed espiro. Il mio dito freme, mentre aspetto che il capo banda torni nella posizione perfetta per garantirmi un centro perfetto in un solo colpo.

WINTER SOLDIERS - Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora