5. Infermeria militare

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Leia, presente

Il viaggio di ritorno è silenzioso. Una volta saliti e accomodata la capsula al centro della pancia dell'aereo, dei tecnici hanno collegato cavi e tubi, in modo da garantirne il funzionamento. Io e Nat ci siamo rimesse ai nostri posti, una di fronte all'altra. Per tutto il viaggio non ho fatto altro che fissare quella bara e l'uomo che c'è dentro, in silenzio religioso. I deboli segnali che provengono dalla capsula sono l'unico rumore su cui mi concentro. Mi fa strano pensare che quell'uomo sia uno dei motivi per cui ho deciso di diventare ciò che sono in questo momento. Un vago senso di familiarità mi avvolge, ma non allo stesso modo di quando ho visto gli occhi del misterioso soldato che assomiglia a James. Questa volta è come se fossi tornata a casa, dalla mia famiglia, e avessi trovato un fratello che non vedevo da molto tempo ad aspettarmi. Come se lui fosse una famiglia per me, o almeno l'unica famiglia che mi è rimasta.
La voce profonda del pilota ci avvisa che siamo quasi arrivati e io mi risveglio dalla trance che mi ha colpito durante il volo. Guardo Nat, che risponde al mio sguardo di sottecchi.
-Se lo fissi ancora un po' finirai con il consumarlo- scherza la rossa, e la cosa mi fa inaspettatamente arrossire. Tralasciando il fatto che giace congelato in una bara di vetro e metallo, il suo viso sereno è decisamente bello. Avevo visto delle sue foto, Peggy ne teneva una sempre nella borsetta e ne aveva messa una piccola all'interno di un ciondolo che portava al collo. Non avevo mai pensato al fatto che Steve potesse essere "bello". È sempre stato solo l'unico amore di Peggy e nient'altro per me. Il suo amore per lui è sempre stato profondo e non ha mai vacillato. Un amore così totalizzante che è venuto dopo solo al lavoro allo S.H.I.E.L.D.. Lei si è poi creata una famiglia, ma Steven è sempre rimasto al centro dei suoi pensieri.
Non mi sono mai soffermata troppo a pensare a ciò che ho lasciato indietro diventando un super soldato. Avere una famiglia, dei figli... Sono concetti troppo astratti per me da definire, che poco si adattano a chi sono. Così come un amante o un compagno di vita.
Non che non ci abbia pensato, di tanto in tanto. Avere qualcuno accanto che ti ama e ti rispetta deve essere sicuramente bellissimo, ma per me sarebbe... complicato. A dirla tutta, non credo di aver mai tenuto a nessuno in quel modo in tutta la mia vita, per quanto mi ricordo. E Peggy non mi ha mai detto il contrario. Le uniche persone con cui avevo un legame prima del siero, oltre che lei, James e Steve, erano i miei nonni, che mi avevano cresciuto dopo che i miei genitori erano morti durante la prima guerra mondiale, ma sono morti quando io avevo vent'anni.
Le ruote che stridono sull'asfalto della pista di atterraggio mi riportano al presente. Qualche piccola vibrazione e l'aereo si ferma alla fine della pista, più delicatamente di quanto abbia fatto all'andata. In men che non si dica l'aereo si riempie di persone che cominciano ad armeggiare sulla capsula, ma io e Nat restiamo lì accanto, vigili. Non appena hanno finito, una delle persone che stava lavorando sulla capsula ci informa che tutto è pronto per il trasferimento alla base di Capitan America.
Nel giro di qualche minuto la capsula viene caricata su uno dei furgoni che ci attendono in pista e partiamo alla volta della base. Io sono sul furgone che trasporta la capsula, Nat è sul furgone subito dietro di noi. È un tragitto breve, una decina di minuti e già siamo a destinazione. Una volta arrivati, io e Nat scortiamo in silenzio la capsula nel laboratorio dove riporteranno in vita Steve, attraverso un dedalo di corridoi e sotterranei. Non appena entriamo nella stanza, un leggero "Oh" di stupore mi esce dalla bocca, involontariamente. Ci troviamo nella perfetta replica di un'infermeria militare della seconda Guerra mondiale. Dalle coperte ai piccoli comodini a fianco ai letti, tutto è studiato nel minimo dettaglio. Immagini mi balenano in mente come flash, di me che mi risveglio in un locale identico a questo dopo il trattamento con il siero. In effetti sembra proprio...
-Qui è dove mi sono risvegliata- dico a bassa voce, più per me stessa che per dirlo effettivamente a qualcuno. Nat però mi sente.
-In che senso?-
-Dopo il trattamento con il siero sono svenuta. E quando mi sono risvegliata ero... Qui. È esattamente in questa stanza che mi sono svegliata-
Nat si guarda intorno, tra lo stupito e lo scettico.
La capsula viene messa a lato della stanza e noi ci spostiamo, per lasciare spazio ai medici che si occuperanno di svegliare Steve dall'ibernazione. Anche Tony entra nella stanza. Ci fa un veloce occhiolino e si dirige verso la capsula, dove lo vedo armeggiare con i computer, chiedendo di tanto in tanto a Jarvis di aiutarlo. Dopo qualche minuto noto che il sottile strato di ghiaccio che ricopre Steve piano si scioglie, lasciandosi dietro minuscole goccioline di acqua che decorano i suoi lineamenti come perle.
-Perfetto, cotto a puntino! Spostatelo sul letto- esclama Tony infine. La capsula viene aperta e il corpo viene spostato su uno dei due letti che occupano la stanza. Veniamo quindi invitati tutti ad uscire. Ora nella stanza rimangono solo poche persone, che puliranno e rivestiranno Steve. Una volta che sono uscite tutte le persone non necessarie, io e Nat siamo congedate.
Una volta uscite dalla stanza, l'imponente Nick Fury ci attende. Ha osservato tutto ciò che è successo da una finestra oscurata, che all'interno della stanza è mascherata da specchio. Saluta prima Natasha e poi me.
-Sei pronta?- mi domanda a bruciapelo. Non ho detto né a Nat né a Tony quello che Fury mi ha ordinato di fare prima di partire, quindi entrambi mi guardano curiosi.
-Sì, lo sono-
-Aspettate un secondo... Pronta per cosa esattamente?- chiede Tony, preoccupato.
-Ho chiesto a Leia di interrogare il soldato che abbiamo imprigionato durante la sua missione. Lei è la scelta più logica, dato che sembra avere con lui un legame. Non ha ancora aperto bocca quello, magari Leia riuscirà a farlo parlare...- risponde Fury, ma Tony non lo lascia finire.
-Ma sei forse impazzito?-
-Bada a come parli, Stark-
-Nick, hai visto anche tu che cosa le ha fatto l'ultima volta. Non le permetterò di rischiare di nuovo la vita per qualche informazione. Mandiamo Hulk, facciamo arrabbiare un po' Banner e facciamo interrogare a lui il soldatino robotico-
-Quello che ho visto io, dopo la missione di Leia, è un super soldato che si è difeso egregiamente e che ne è uscita con qualche livido. E il mio è un ordine- dice categorico Fury, guardando finalmente verso di me.
-Se qualcuno fosse interessato alla mia opinione- dico rivolgendo il mio sguardo a Tony, che mi risponde alzando gli occhi e incrociando le braccia al petto - vi informo che non solo eseguirò gli ordini, ma lo farò con piacere-.
Il mio tono è duro. So bene che Tony vuole proteggermi, ma non ne ho bisogno.
-Ho bisogno di risposte- dico poggiando le mie mani sulle spalle di Tony, sperando di fargli capire come mi sento. Spero che senta la mia necessità di capire la verità su quell'uomo.
-Bene, ci vediamo alle celle del livello F- dice Nick, e il poche falcate si allontana.
Natasha si avvicina e mi sussurra che ci vedremo finito l'interrogatorio e poi se ne va.
Rimaniamo io e Tony. Mi sono allontanata di qualche passo.
-Tony...-
-Leia, pensaci bene. Potrebbe finire male. E lui non può darti le risposte che cerchi-
-Forse, Tony, ma devo provarci. E l'unico modo per farlo è rivederlo-
-Promettimi che starai attenta-
-Lo giuro, starò attenta. E non credo in ogni caso che Fury mi permetterebbe di mettermi in pericolo deliberatamente. Per precauzione, fai arrabbiare Banner, in caso- dico, con un mezzo sorriso, che coinvolge anche lui.
-Ragazzina, mi farai diventare matto- e mi abbraccia forte.
-Tony, sono una donna anziana ormai. Ma grazie per il ragazzina- rispondo in tono dolce, e dopo qualche secondo lo saluto e mi dirigo alla cella dove tengono quell'uomo.

WINTER SOLDIERS - Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora