27. Galà

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Entra e si blocca. Lo sguardo scivola lungo il mio corpo sfiorando con lo sguardo ogni curva, in modo quasi famelico. Mi sento esposta.
Anche lui si è cambiato: ora indossa un completo blu scuro che gli sta a pennello. La giacca ha il bavero nero e sotto porta una camicia dello stesso colore. Non indossa più i guanti e la mano di metallo è ora visibile, sarà difficile da non notare. Senza volerlo mi mordo il labbro inferiore.

-Stai... È ora di andare- afferma girandosi rapidamente.

Indosso velocemente i tacchi e prima di uscire afferro la borsetta, nella quale infilo gli occhiali che mi ha dato Nick.

Una volta fuori dall'hotel una berlina nera accosta: Bucky mi apre la portiera permettendomi di salire e, una volta che lui si è accomodato sul sedile anteriore a lato dell'autista, la macchina riparte, infilandosi nel traffico di Seattle. Il sole ormai è calato e le luci artificiali diffondono un bagliore dorato alle strade.

Il tragitto è breve e nel giro di una manciata di minuti siamo arrivati. Il galà si tiene nel parco di un golf club, appositamente chiuso al pubblico. L'auto su cui ci troviamo imbocca la strada in ciottolato che porta dagli alti cancelli dell'entrata fino all'edificio principale, che si vede in lontananza. Ai due lati del viale due uomini controllano tutti quelli che entrano. Buck porge un badge, la guardia ci scruta e fa cenno all'autista di proseguire.

Man mano che ci avviciniamo, noto quanto il golf club che ospita il galà è illuminato a giorno: è gremito di persone, tutte elegantissime.

La berlina accosta vicino all'entrata e James scende in modo da potermi aprire la portiera.

Scendo quanto più elegantemente possibile, Buck tende la mano e mi ci aggrappo per uscire dall'auto. Un brivido percorre il mio braccio quando la sua mano si chiude sulla mia. Lo guardo come per capire se anche lui ha sentito lo stesso, ma è concentrato a guardarsi intorno. Una volta stabile su i miei piedi ritiro veloce la mano e in fretta mi dirigo verso l'entrata: Bucky è dietro di me e scruta minaccioso le persone che si affollano vicino alle porte a vetro.

Le guardie controllano il badge che James gli porge, volutamente con la mano metallica. Alla sua vista, il loro sguardo si vela per qualche istante di preoccupazione, ma alla fine ci fanno passare e finalmente siamo dentro.

L'ambiente è ampio e moderno. Dall'altra parte dell'enorme sala in cui ci troviamo, un'intera parete è formata da delle vetrate, alcune delle quali aperte per permettere alle persone di accedere al green e al parco che si apre di fronte al club.

Nella sala una moltitudine di camerieri si destreggiano tra gli invitati: per un momento noto una chioma bionda familiare tra il personale. Sharon mi lancia un'occhiata furtiva e ritorna a servire in sala.

Una musica ritmata proviene dall'esterno, dove il grosso degli invitati all'evento sembrano essersi riuniti.

Faccio un cenno leggero a Buck di seguirmi, lui si guarda intorno e mi segue.

Il giardino è preceduto da un patio in pietra chiara, contornato da piante da cui pendono delle lanterne illuminate da lucine al led. Sembrano lucciole intrappolate in una gabbia.
Quelle lanterne sono praticamente l'unica fonte di luce, accompagnate da delle piccole lampade di design appoggiate sui tavolini bassi che sono sparsi nel patio, circondati ognuno da alcuni divanetti a formare quasi dei privè. La musica qui fuori è abbastanza alta da non permettere di sentire cosa si dicono le persone, in tanti infatti si parlano all'orecchio. Indosso gli occhiali mentre mi guardo intorno. La piccola fotocamera nascosta negli occhiali scatterà foto ogni volta che toccherò la montatura.

Alcuni tra i ricercati dallo S.H.I.E.L.D., sia uomini sia donne, sono seduti ai tavolini, altri sono intenti a discutere appollaiati su sgabelli alti di fronte al bar. Ogni volta che mi giro scatto una foto, cercando di essere quanto più disinvolta possibile.

Un ritmo pulsante prende spazio, mentre mi muovo con tutta la sensualità e la disinvoltura che posseggo. Buck mi segue guardingo, il braccio grigio cattura le luci come un diamante. Molti mentre passiamo lo notano: la tattica di Nick funziona, malgrado tutto.
Non attira solo gli sguardi degli uomini: praticamente tutte le donne presenti lo stanno divorando con gli occhi, finendo con il lanciarmi occhiate invidiose.

In uno dei tavolini in fondo al patio, un uomo sembra particolarmente interessato a noi: noto che ci fissa da lontano, illuminato debolmente è impossibile capire chi di noi due stia guardando.

Lancio uno sguardo eloquente a James, mi incammino e lui e mi segue, diretti verso l'uomo misterioso.

A qualche passo dal tavolino, quello che immagino essere la guardia del corpo mi si para davanti. È un uomo alto come James, ma più imponente. Una folta barba castana gli copre metà del viso, facendolo sembrare minaccioso, e indossa degli occhiali da sole neri, del tutto inutili se non fosse che nascondono qualche tipo di circuito elettrico: emanano un leggerissimo ronzio, impossibile da udire per tutti tranne che per me.

-Bambolina, di qui non si passa- dice riferendosi a me ma guardando sopra la mia spalla, nell'esatto punto dove immagino si trovi James. Affino di nuovo l'udito, sento i denti di Buck digrignare e un leggero rumore metallico: probabilmente la sua mano artificiale è ora chiusa a formare un pugno.

Alzo la mano, facendo cenno a Buck di stare calmo. La stessa mano la appoggio sul petto della guardia del corpo. La faccio scivolare verso il colletto della camicia con fare suadente, il suo cuore pulsa più rapido al mio tocco.
-Credo che il tuo capo là dietro ci stia aspettando- dico ma rapido mi afferra il polso, evidentemente irritato dal mio comportamento.
In due rapide falcate, Buck mi supera, mettendosi tra me e il bodyguard che molla la presa su di me, guardandolo con aria minacciosa.

-Dmitri, lasciali passare- afferma una voce profonda. L'uomo seduto sui divanetti ci guarda con aria che è un misto tra il divertito e l'arrogante. Finalmente posso osservarlo meglio: è un moro, carnagione chiara, non più di quarant'anni. Spingo un po' in su gli occhiali sul naso e scatto una foto.
Indossa un dolcevita scuro e una stravagante giacca con il colletto in pelliccia. Sebbene non faccia freddo, indossa dei guanti in pelle.

Non appena il mastino si scosta, ci sediamo di fronte a lui sui divanetti che circondano il tavolino.
Nel frattempo afferra il bicchiere di liquore abbandonato sul tavolino basso e prende un sorso del liquido ambrato che contiene.

Bucky impaziente appoggia i gomiti sulle cosce, e di nuovo il braccio metallico cattura e riflette le luci che ci circondano.

Il nostro ospite sembra allo stesso tempo irritato ed affascinato alla vista di Buck, che si appoggia all'indietro sul divanetto, con un braccio appoggiato alla gamba e uno sul poggiolo del divanetto alla sua destra. Attivo il registratore di cui sono dotati gli occhiali, nel caso il nostro ospite si dovesse rivelare un chiacchierone.

-Allora, signorina ...-
-Bells.-
-Signorina Bells. La merce che espone mi interessa-
Una smorfia divertita gli attraversa il volto. Bucky stringe il divanetto con il braccio metallico.

WINTER SOLDIERS - Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora