22. Iridi di metallo

157 6 0
                                    

Ci avviciniamo cautamente alla teca. James è fermo immobile, la testa leggermente piegata verso il basso e gli occhi chiusi. È così... Calmo ora. Così simile al James che ricordo. Difficile associarlo all'assassino senza scrupoli che ha massacrato tutta quella gente solo poche ore fa.
Senza muovere un muscolo, Bucky apre gli occhi e comincia a fissarmi da sotto i ciuffi di capelli che gli ricoprono la fronte. Il mio cuore salta un battito. Non c'è traccia della rabbia che gli leggevo negli occhi nel corridoio durante il nostro scontro. Sembra solo stanco. Guardo rapidamente Steve che mi rassicura con un cenno della testa, quindi faccio qualche passo verso la parete di vetro che ci divide.
Steve mi raggiunge e mi appoggia una mano sulla spalla, per rassicurarmi.
Bucky alza leggermente il capo e punta il suo sguardo sulla mano di Steve, appoggiata accanto al mio collo. La guarda confuso, come si guarda qualcuno da lontano che ti sembra di riconoscere. Infine torna a guardare me.

La mano di Steve si stacca e io mi avvicino ancora, premendo una mano sul vetro che mi separa da James. Vorrei tanti poterlo toccare, per fargli capire che tutto va bene. Il suo sguardo ora scatta verso il livido sul mio collo e Bucky diventa inquieto.

-Sono stato io a farti quello?-

La sua voce mi spiazza, mi coglie completamente impreparata. È come tornare indietro nel tempo. Sono di nuovo sul cofano di quella macchina a bere whiskey e siamo di nuovo negli anni '40.

Annuisco, incapace di emettere anche solo un fiato e nel frattempo mi copro il collo con la mano.

-Con quale Bucky stiamo parlando?- interviene Steve.

James sospira.
-Leia... El. La torta di pesche di tua nonna Mary è il tuo dolce preferito. E da quando è morta non ne hai più mangiata, perché nessun altra sarebbe altrettanto buona- dice  fissandomi. Sentire queste parole mi destabilizza, mi confonde. È vero. Quelle stesse parole le ho pronunciate io, quando eravamo ragazzi.

-Steve... Tua madre si chiamava Sarah... e ti riempivi le scarpe di fogli di giornale-

Accanto alla cella noto un tablet, lo afferro e cerco l'applicazione per scrivere. Muovo veloce il dito sullo schermo freddo. I segni che traccio diventano rapidamente parole e, una volta finito, giro la piccola lamina a favore di Bucky.

"Che ti è successo, Buck?"

Una smorfia altera la sua espressione e riluttante punta i suoi occhi color acciaio sulla mia gola.

-Ti sei fatta visitare, El? Potrei averti lesionato le corde vocali- dice, con la voce che è un misto tra rabbia e angoscia.

Punto il dito verso lo schermo dove le parole che gli ho scritto aleggiano nere e fiere sullo sfondo bianco, chiedendogli silenziosamente di rispondere alla mia domanda.

La smorfia sul suo viso sparisce, lasciando spazio ad un dolore simile a quello che si poteva leggere nei miei occhi quando cercavo di ricordare dopo il siero e non ci riuscivo.

Alla fine guarda Steve.

- Ricordi la nostra ultima missione?- dice piano, il suo tono è aspro.

Ricordo la storia, Steve me la raccontò al suo ritorno. Erano sulle Alpi Italiane, stavano assaltando il treno nel quale si trovava Zola.

Il biondo lo guarda con aria colpevole e annuisce.

- Certo che te la ricordi - l'amarezza nella sua voce è palpabile.

- Buck, sei precipitato in un dirupo tra delle montagne ghiacciate! Ho cercato di salvarti, ricordi? Io ...-
- Mi hai lasciato lì!-
- Ti credevo morto!-
- Beh, credevi male- urla Bucky, mentre cerca di liberarsi dalle costrizioni che lo ancorano al lettino, invano.

La tensione si può tagliare con un coltello. Batto la mano a palmo aperto sul vetro che mi separa da Bucky e sollevo di nuovo il tablet, indicando la scritta nera che aleggia sullo schermo. Il rumore lo fa concentrare di nuovo su di me e sulla frase che gli ho scritto:

"Che ti è successo, Buck?"

Lo sguardo arrabbiato un po' si ammorbidisce quando si scontra con il mio.

- Quando sono caduto dal treno in corsa, sono finito addosso a rocce e massi, ma alla fine sono atterrato nel fiume che scorreva tra le due montagne, dove ho perso i sensi. Cadendo, questo braccio si è quasi staccato ed ero praticamente in fin di vita- dice, flettendo le dita metalliche a formare un pugno.

- Gli uomini di Zola mi hanno recuperato e portato in un di campo di prigionia in Russia, dove mi hanno rimpiazzato il braccio con questo e mi hanno reso... così-

Scrivo di nuovo sul tablet.

"In che senso così?"

Un ghigno stravolge i suoi lineamenti mentre i suoi occhi si posano nuovamente sulla mia gola gonfia e tumefatta.

- Mi hanno reso quello che ti ha fatto quello. Mi hanno torturato e cancellato i ricordi per rendermi... spietato. Solo che il loro metodo non è infallibile e i ricordi ogni tanto ritornano, come ora. E allora loro rifanno tutto da capo-

- Sei anche molto forte... com'è possibile?-

- Siero del super soldato, made in Russia- esclama una voce familiare dal fondo della stanza.

- Cosa?- diciamo in coro sconvolti io e Cap, rivolgendoci verso il nuovo arrivato. La voce roca che mi esce mi informa che il mio corpo sta guarendo velocemente.

- Ebbene sì, non siete i soli esseri umani potenziati a questo mondo, fatevene una ragione- incalza Tony avvicinandosi alla teca. Non appena si trova ad un passo dal vetro fulmina con lo sguardo James, che ricambia gelidamente. In un lampo Stark distoglie lo sguardo e tocca leggermente una delle pareti della cella, che si illumina rivelando uno schermo interattivo.

Mi chiedo distrattamente quanto di quello che facciamo all'interno dello S.H.I.E.L.D. sia monitorato e registrato.

- Come fai a saperlo? - domanda il biondo, scettico.

-Li vedi tutti quei tubi? Lo stiamo analizzando. Dal momento in cui è stato inserito dentro lì abbiamo iniziato a monitorare tutto di lui, e tra le altre cose ne stiamo studiando il sangue...- Tony continua a spiegare ciò che sta facendo a Steve, ma io mi concentro sul viso di Tony: non è più ricoperto di sangue, ma solo di lividi. Macchie bluastre gli incorniciano il volto e lo fanno sembrare malato. Tagli chiusi da piccole striscioline bianche sono ovunque sul suo viso e le sue braccia. Mi lancia solo uno sguardo veloce, ma non sono abbastanza coraggiosa per sostenerlo e quindi mi giro nuovamente verso James. La tensione è palpabile.

-Lo vedete questo?- dice Stark facendo cenno a me e Steve di avvicinarci.
- Questo è un campione del sangue del nostro amico qui dentro. Questo invece - aggiunge toccando la parete in vetro - è un campione del tuo, "El"...-
Tony mi guarda, compiaciuto per avermi colta alla sprovvista mentre a sentire lui pronunciare quel nomignolo, le mie guance si infiammano e sposto il mio lo sguardo imbarazzato verso le due immagini.

-Sono praticamente identiche- dice il biondo, che non sembra aver colto il mio imbarazzo. Meglio così.

-Esatto, Cap. Ottimo spirito di osservazione per uno della tua età- scherza il moro, ma subito dopo vedendo la faccia di Steve, fa una smorfia e si volta di nuovo verso lo schermo.

-Parlavi di "loro" prima... "Loro" ti torturano e ti cancellano i ricordi... Chi sono loro, Buck?- domanda Cap, rivolgendosi a James con voce dura.

Le iridi di metallo di James trafiggono nuovamente prima me e poi Steve.

-L'Hydra-.

WINTER SOLDIERS - Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora