14. Ospedale

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-Steve... Che ci fai qui?-
-Peggy dorme e ho pensato di passare a vedere come stavi- dice, mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni e camminando verso di me. Con una camicia e dei pantaloni verde militare sembrerebbe lo stesso ragazzo che negli anni '40 ha subito il trattamento con il siero. Così tanto è successo da quel giorno.
-Che succede, El?-
Al pronunciare di quel nomignolo il mio sguardo scatta verso il suo e il mio cuore perde un battito.
-Erano settant'anni che nessuno mi chiamava più così-
L'angolo della sua bocca si solleva quasi impercettibilmente.
-Ti senti meglio?-
-Direi di sì... Potrei addirittura camminare senza accasciarmi a terra dopo qualche passo- dico sarcastica e lui risponde con una risata.
-Prima pensavo a quella volta in cui ci siamo ritrovati a bere whiskey sul cofano della macchina di Bucky- confesso.
Mi guarda stranito.
-Non ricordi? Eri stato picchiato e James ti aveva portato a casa mia per curati...-
-Il che accadeva un giorno sì e uno no. Dovrai essere più specifica-
-Eri appena stato mandato via da uno di quei centri per l'arruolamento. Ti eri avvicinato a qualche testa calda che ti aveva rigirato come un calzino. James è intervenuto e ti ha portato da me. Avevi qualche costola rotta e un occhio nero, non appena ti ho rimesso in sesto abbiamo preso una bottiglia di whiskey di mio nonno e ce ne siamo andati a berla da qualche parte, distesi sul cofano della macchina di James- la descrizione della scena mi rende malinconica e il mio sguardo vola di nuovo alle luci ammiccanti di New York.
Sento il materasso sprofondare sotto il peso di Steve, che si è appoggiato sul letto rivolto verso le finestre.
-Ricordo quella sera. Ricordo le luci di New York, ricordo il whiskey e ricordo te che ti prendi cura di me-
Mi giro.
-Potresti spegnere la luce?- domando a bassa voce.
-Certo- risponde Steve incerto.
Il buio si allarga nella stanza, riempiendo ogni angolo. Le luci dei macchinari permettono di vedere solo i contorni di ciò che mi circonda. Steve torna al suo posto, la luce asettica degli schermi dà un aspetto drammatico al suo viso. Gli spigoli e le curve si fondono, creando un insieme... Pericoloso.
Distolgo lo sguardo, contenta che la luce sia spenta, così il rossore che sento sulle guance non si nota.
-Eravamo decisamente ubriachi, quella sera...-
-Decisamente, sì- sogghigno riportando alla mente le risate.
Il silenzio si propaga.
-Come sta Peggy?-
-Mi ha chiesto di te. Era preoccupata. Le ho detto quello che è successo, di Bucky e dei tuoi ricordi. Le si è illuminato il volto quando le ho detto che avevi ritrovato la tua memoria. Ha detto "Finalmente la mia Leia ricomincerà a vivere"-
Lacrime calde si affollano nei miei occhi.
La mano grande di Steve si stringe attorno alla mia, coprendola del tutto. Questo non è cambiato: le sue mani sono sempre state enormi rispetto alle mie.
Poi fa qualcosa che non mi aspetto: solleva la mano e la porta all'altezza del viso, e infine deposita sul dorso un bacio. Leggero, caldo, dolce. Rimango interdetta ed affascinata da quello che vedo. Lo lascio fare. Poi mi guarda un po' in imbarazzo e mi restituisce la mano, depositandola sul mio grembo di nuovo.
-Dunque, cosa hanno detto i medici?-
Mi schiarisco rapidamente la voce.
-Dovrò stare qui ancora un po' per assicurarsi che tutto sia okay, poi potrò tornare alla normalità...anche se direi che la mia normalità è relativa, al momento-
-Ma spiegami... Come hai ritrovato i tuoi ricordi? Non capisco... -
-Sinceramente? Non lo capisco nemmeno io... Da quando ho ricevuto il siero, ho dimenticato il mio passato. Ogni volta che cercavo di ritornare con la memoria a qualsiasi esperienza avessi fatto prima di quel giorno provavo dolore. Un dolore indescrivibile. Ho provato di tutto per riavere la mia memoria ma ad un certo punto mi sono semplicemente rassegnata al fatto che non l'avrei più avuta indietro. Poi ho rivisto Bucky. Penso che lui sia stato la chiave. Dopo quella missione, ho cominciato a ricordare qualcosa. Qualche immagine, che ancora non riuscivo a collocare. Poi Fury mi ha ordinato di interrogarlo e quando ci siamo parlati, io...-
-Hai ricordato-
Annuisco.
-Il suo tono di voce, il modo in cui ha pronunciato il mio nome... Quello mi ha come risvegliata. E poi mi sono svegliata qui- dico, e mi rendo conto di aver parlato tutto il tempo fissando le mie mani, strette in pugni. Le rilasso e muovo le dita indolenzite, facendo sprizzare un po' della mia luce.
Alla vista delle scintille, Steve si allontana spaventato. Rido, mentre continuo a giocherellare con la scia di luce.
-Cosa...-
-Lei è la mia luce- dico orgogliosa.
-Ma com'è...?-
-Il siero. Il siero mi ha donato la luce. A quanto pare le modifiche fatte dal Howard hanno portato a dei risultati quantomeno inaspettati. Non ho la superforza ma la luce sì e mi difende; inoltre ho un udito potente-
-Puoi controllarla?-
-Certo!- sollevo la mano e una scia azzurrina esce dalla punta delle dita andando a dirigersi verso il volto di Steve, illuminandolo. La sua espressione è divertita ma noto anche una punta di diffidenza. La luce lo accarezza, un tocco leggero e delicato come il bacio che lui mi ha lasciato sulla mano poco fa. Voglio che si fidi della luce, che non la tema. Lui si lascia andare al tocco e chiude gli occhi.
-È calda-
-Controllo io la sua temperatura. Mi è difficile spiegare come lo faccio. Ormai è una parte di me. Sono io che la evoco, ma ha una vita sua. Lei vive dentro di me-
Apre gli occhi e mi guarda, io piano ritiro la luce dentro di me. Senza che io possa controllarlo, comincio a sbadigliare.
-Direi che è arrivato il momento per te di riposare-
-Chiudo gli occhi solo un minuto-
-Certo, per tutto il tempo che vuoi- lo sento dire ma i miei occhi si stanno chiudendo senza il mio permesso. Mi accoccolo sul letto e sento il suo peso sollevarsi dal materasso. Pian piano solleva le lenzuola e mi copre. Mi sento coccolata. Steve poi fa qualche passo dirigendosi verso la porta. La mia luce reagisce prima di me, schizzando fuori ad afferrare la mano di Steve.
-Ti prego, non andartene-
Fa qualche passo indietro e si china verso di me.
-Non vado da nessuna parte El. Non più- sussurra Steve, e mi lascia un bacio sulla tempia, come quelli che mi dava quando eravamo ragazzini quando stavo male.
Faccio in tempo ad abbozzare un sorriso, prima di riportare la luce dentro di me. L'ultima cosa che vedo sono i suoi occhi che studiano il mio viso assonnato, prima di cadere in un sonno senza sogni.

WINTER SOLDIERS - Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora