23. Capelli corvini

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Una brezza leggera e tiepida accarezza il mio viso e scompiglia un po' i ciuffi di capelli che sfuggono dalla mia coda improvvisata.
Sono passati poco più di sei mesi e mezzo dalla rivelazione di Bucky, quando ci ha informati che l'Hydra, diversamente da quanto pensavamo, è ancora attiva.
In seguito alla nostra chiaccherata, lo S.H.I.E.L.D. ha avviato una serie di indagini, che hanno permesso di smascherare affiliati dell'Hydra in tutto il mondo.

L'auricolare nel mio orecchio capta la voce sussurrata di Cap, che mi sta indicando la sua posizione. L'udito potenziato mi viene in soccorso, permettendomi di capire quello che dice in modo nitido.

-Dietro l'edificio con le grandi porte rosse. El, avvisami quando sei pronta-

Mi stupisce molto il modo in cui si è adattato alle novità del nuovo millennio in così poco tempo.
Mi sposto sul lato del palazzo in direzione di dove si trova Steve. È ancora strano lavorare con lui.

Mentre i pensieri si affollano nella mia mente, monto l'arma senza pensare. Il mio fucile di precisione, nero mattato, si scalda subito sotto il sole. Dopo qualche minuto sono in posizione: il muretto di protezione a cui mi appoggio è abbastanza alto da nascondermi se resto accucciata.
Il caldo è attutito dal vento, che sta crescendo in intensità poco a poco. Siamo in Texas, in un paese dimenticato da Dio in mezzo ad un deserto che pare infinito.
E stiamo per irrompere nell'ennesima tana dell'Hydra.

Steve all'inizio era incredulo. Sinceramente, non so come abbia fatto a mantenere la calma. Finire ibernato per settant'anni in un mondo dove l'Hydra era sconfitta e riemergere ritrovandola infiltrata in buona parte dei governi mondiali avrebbe fatto impazzire chiunque, ma non lui. Tutto questo gli ha semplicemente dato uno scopo, e lui lo svolge egregiamente.

- In posizione, Steve-

- Ok, El. Buck?-

- Pronto -

La voce di James mi raggiunge roca.
Dopo i primi mesi di incertezza, Fury ha acconsentito ad arruolare anche lui tra le fila dell'esercito dello S.H.I.E.L.D..
Anche se Tony non l'ha decisamente presa bene. Non mi ha rivolto nemmeno uno sguardo da quando abbiamo fatto uscire Bucky dalla sua cella. E questo è successo quasi due mesi fa.

- Okay, allora io entro dall'entrata ad est, Buck tu da quella a ovest. Ci troviamo a metà strada. El, copri l'entrata ovest e sud-

Rispondo in maniera affermativa e così fa James.
Qualche minuto ed entrambi entrano nell'edificio. È un vecchio teatro abbandonato, le insegne anni '50 fuori danno un tocco retrò. Doveva essere magnifico ai suoi tempi. Al suo interno dei galoppini dell'Hydra ci hanno confessato esserci un covo, gente di poco conto nell'organizzazione ma pur sempre uomini e donne dell'Hydra in meno per le strade, se li catturiamo.

In circa mezz'ora tutto è finito.
All'interno dell'edificio c'erano tre uomini e due donne, tutti dell'Hydra, intenti a progettare un attacco terroristico. Cap e Bucky hanno fatto irruzione all'unisono nella stanza in cui si trovavano i malviventi e in men che non si dica hanno ammanettato tutti, scortandoli poi fuori dove degli hovercraft dello S.H.I.E.L.D. li hanno prelevati per portarli in cella a New York, alla base, dove saranno interrogati.

Sto finendo di smontare la mia arma quando dei passi mi fanno voltare.

-Sei pronta? Stiamo per decollare- mi informa James. La tuta nera lo avvolge, dandogli un'aria minacciosa e misteriosa allo stesso tempo. Indossa un gilet antiproiettile e le impugnature di un paio di coltelli, le sue armi preferite, spuntano discrete dalle caviglie. I suoi capelli, lunghi oramai fino alle scapole, sono leggermente attaccati alla fronte a causa del sudore e si scompigliano a causa del vento.

Sorrido e annuisco, sistemandomi la borsa con i pezzi del mio fucile sulla spalla. Cominciamo a scendere dall'edificio.

-Sai, dovresti lasciarti tagliare i capelli- dico. Sfioro quei fili neri con le mie dita e per un momento mi pare di sentirlo trattenere il respiro.
-Me li tagli tu? Come quando eravamo bambini? - dice in tono sarcastico, ma capisco che gli farebbe piacere.
-Certo, chi altri?- rispondo sorridendo.
-Affare fatto- dice, e ci stringiamo la mano in segno di accordo.

***

La camera di James è praticamente vuota. Sembra la mia quando iniziai a vivere alla base. Un armadio, un letto ed un comodino. La mia camera è a poche porte di distanza.

Sono appena entrata quando lui esce dal bagno, tamponandosi con un asciugamani i capelli, che gocciolano sulla canotta bianca. È in jeans, ha i piedi scalzi e mi saluta con un sorriso.

Prendo una sedia e la metto al centro della stanza. Lui con un sorrisino ci si siede a gambe aperte, appoggiando la schiena all'indietro e le braccia appoggiate mollemente alle gambe. È rilassato ed è un gioia per gli occhi vederlo così. Stiamo in silenzio ma non è opprimente o strano. Siamo solo noi, come se nulla fosse cambiato.

-Cerca di non tagliarmi le orecchie- dice ad occhi chiusi.
Mi sfugge un sorriso. Prendo le forbici che ha lasciato sul comodino.

Quando torno da lui lo trovo a fissarmi, con uno sguardo strano, vago.
- Che c'è? Sono sporca?- Dico guardandomi i vestiti e James scoppia a ridere.
-No, no... È solo che... È molto tempo che qualcuno non fa qualcosa per me, come tagliarmi i capelli- dice, improvvisamente serio. Lui si china in avanti e appoggia i gomiti sulle sue cosce, guardando in basso.

Mi avvicino e mi inginocchio davanti a lui, prendendogli le mani. Lui finalmente alza lo sguardo e punta i suoi occhi di acciaio nei miei.

-Ehi...-

Si libera una mano e mi sfiora il viso con le nocche. Quelle mani, grandi e piene di cicatrici, in grado di causare così tanto dolore ma allo stesso tempo delicate e leggere. Mi scende un brivido lungo le braccia e la schiena.
Avvolgo la sua mano con la mia. Sembra un ragazzino smarrito.

-Sai che se qualcosa non va, puoi sempre parlarmene...-
Un sorriso triste fa capolino sulle sue labbra. Ma si affretta a togliere la tristezza dal suo viso.

-Va tutto bene. Sono solo un po' nostalgico. Ho perso così tanto...- dice, quasi sussurrando, lasciando in sospeso la frase.

-Lo so. Sebbene fossi qui, anche io ho perso molto. Fino a poco tempo fa non avevo miei ricordi. Ero... Persa. Ma finalmente ci siete voi- dico, e un sorriso mi riempie il volto. Stringo la sua mano, che ancora indugia sulla mia guancia.

Si morde rapido il labbro e, inspirando velocemente, stacca la mano da me, come se avesse preso la scossa, così anche io mi scuoto.

Mi metto in piedi un po' confusa e lui si raddrizza sulla sedia, appoggiando di nuovo la schiena all'indietro. Mi sposto dietro di lui e comincio il mio lavoro sulla sua chioma corvina.

-Mi raccomando El, le orecchie-
-Se lo ripeti ancora te le taglio di proposito- esclamo e lo sento ridacchiare.




WINTER SOLDIERS - Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora