2. Rogers

299 12 0
                                    

Leia, presente

Racconto tutto a Natasha, che mi ascolta attenta a braccia conserte. Ogni tanto annuisce, ma per lo più sta attenta quello che dico, non perdendosi neanche una parola. Non appena finisco di descrivere tutto ciò che è successo, cala un silenzio tombale nella stanza. Si sentono solo i rumori ritmici dei macchinari che mi monitorano, intervallati da qualche porta che sbatte in lontananza.
-Che ne pensi Nat? Dì qualcosa...- domando ansiosa. Le sue labbra si increspano di nuovo, e la fronte si corruccia.
-Quindi pensi di conoscere questo misterioso... Bucky? E come lo conosceresti?-
-Non lo so... Ma mi è familiare. Sento di conoscerlo da molto tempo... Ho dei ricordi. O almeno penso che lo siano. Non ne sono sicura. Ma in questi ricordi ci sono io in bicicletta con altri due ragazzini, nelle vie di Brooklyn, e sembrano gli anni '30.  Ridiamo e scherziamo. E anche se so che sembra assurdo, uno dei due ragazzini sembra lui. Ha gli stessi occhi di quell'uomo- rispondo, ed infine sospiro. È complicato esprimere i propri pensieri, soprattutto se sono incasinati quanto i miei ora.
-Come fai a sapere che è lui? Magari è semplicemente qualcuno che gli assomiglia molto. E, in fondo, quelle scene che tu dici di ricordare sarebbero avvenute quando? Settant'anni fa? Dovrebbe essere un vecchio ormai e da come me lo hai descritto non sembra affatto che lo sia- analizza lei, e il suo discorso non farebbe una piega se non stesse parlando con me, classe 1918 con l'aspetto che avevo nel 1945 quando mi hanno sottoposta al trattamento con il siero modificato dei super soldati. Ma effettivamente pensare ad un altro super soldati oggi è abbastanza assurdo. Sento di nuovo dei passi avvicinarsi veloci, ma questa volta sono lunghi e hanno molta più urgenza.
Senza bussare Tony Stark spalanca la porta e si precipita nella stanza, puntando verso il mio letto in velocità. Il suo "cuore" luminoso brilla nel centro del suo petto e si vede benché abbia una maglia addosso. Il suo sguardo preoccupato si addolcisce subito non appena mi vede monitorata. La sua fiducia nella scienza è disarmante talvolta. Si avvicina riacquisendo compostezza, mentre con lo sguardo accarezza velocemente Nat, che gli fa un cenno, sorridendo.
-Sono corso non appena ho saputo che eri sveglia. Come ti senti?-
-Bene, come ho detto all'infermiera che mi ha riattaccato tutti questi cavi, neanche fossi un computer degli anni '60. Qualche botta qua e là, ma sai che guarisco in fretta- dico addolcendo il mio tono, visto che mi sono resa conto di essere stata un po' brusca; d'altronde si sta solo preoccupando per me.
-In che senso 'ti ha riattaccato'? Te li sei staccati?-
-Tony, dalle tregua. Hai sentito quello che le è successo, giusto? Ha il diritto di essere un po' disorientata, no?-
Tony la guarda con disapprovazione, ma poi sospira.
-Raccontami: che cosa è successo?-. Riparto a descrivere di nuovo tutto quello che ho vissuto, fino al mio svenimento.
-L'unica cosa che non capisco è: chi sarebbe questo Bucky?- domanda Tony.
-Credimi, me lo sto chiedendo anche io. Non ci sto capendo nulla. Tuo padre non ti ha mai detto se c'erano altri... Come me? Oltre a Rogers...- domando speranzosa. Non capisco cosa sto sperando, sinceramente.
-No, lo sai Leia. Tutto ciò che riguarda il progetto "super soldati" è stato distrutto. Gli unici due esperimenti riusciti eravate tu e Capitan America. Oltre a non esserci nessun altro sopravvissuto al programma, tutti i campioni del siero sono stati distrutti. Da me, in persona. E ti posso assicurare che non abbiamo creato altri super soldati-
-Ok, Tony... Volevo solo una conferma- affermo, ma il tutto esce con una sfumatura di delusione. In quel momento il suo cellulare inizia a squillare. "Back in black" degli AC/DC risuona tra le pareti dell'infermeria per qualche secondo, poi Tony risponde. Lui si allontana un po' da noi, e Nat torna a sedersi sul bordo del letto, prendendomi la mano e accarezzandone il dorso. È terribilmente brava capire le persone, lei. Deve aver colto la mia delusione di poco fa: non dice nulla, ma il movimento ritmico del suo pollice in qualche modo mi tranquillizza, così le sorrido.
-Nat, dobbiamo andare, c'è bisogno di noi al centro operativo. E no- dice rivolgendosi a me, che mi sto già preparando ad alzarmi -tu non vieni. Devi riposare, signorina-
-Eddai Tony, avanti. Non servo a nessuno qui dentro, e impazzisco se sto ancora un secondo dentro questa stanza. Fatemi venire con voi almeno fino al centro operativo!-
Tony mi guarda un attimo, soppesando le mie condizioni, poi scuote la testa e rotola gli occhi. Sto per togliermi tutti i cavi da sola quando mi ferma e mi dice che andrà lui a chiamare l'infermiera, e che ci penserà lei a farlo. Sorrido e aspetto pazientemente, sussurrando un ok veloce.
-Cambiati, poi raggiungici al centro operativo. Ti aspettiamo lì- dice e prima di voltarsi mi scocca uno dei suoi occhiolini. Mi scappa una risata e loro se ne vanno, lasciando spazio all'infermiera di prima per staccarmi tutti i fili. Una volta finito con i macchinari, la donna mi porge una divisa dello S.H.I.E.L.D., composta da una felpa e pantaloni tecnici entrami blu scuro, oltre che alla biancheria intima, e mi lascia anche un paio di asciugamani, nel caso volessi farmi una doccia. Li accetto di buon grado e la ringrazio calorosamente, quindi l'infermiera se ne va dopo aver fatto gli ultimi controlli e mi lascia da sola per consentirmi di cambiarmi in privato. Non appena mi sfilo la maglia e i pantaloni noto che il livido ha già cambiato colore, tendendo più al viola che al blu. Decido di farmi una doccia veloce. Così mi dirigo nel piccolo bagno, portandomi dietro tutto il necessario per rivestirmi. Apro l'acqua e la faccio scorrere per qualche minuto e, mentre aspetto che raggiunga la temperatura perfetta, mi dirigo allo specchio per darmi un'occhiata: i capelli biondo scuro sono tutti arruffati e della treccia che avevo durante la missione è rimasto ben poco. Apro il mobiletto dietro allo specchio e trovo un spazzola, con la quale cerco di domare la massa che ho in testa. Il mio sguardo è arrossato e un livido quasi del tutto guarito sullo zigomo mi da una sfumatura un po' malaticcia. I miei grandi occhi castani sembrano ancora più grandi del solito, e la mia faccia sembra smunta, scavata. Devo mangiare qualcosa. Finito con i capelli mi tuffo nella doccia, dove mi lavo in fretta. Faccio scorrere le mie mani sui lividi, saggiando il dolore che mi provoca toccarli, ma sta diminuendo, e questo è un buon segno. Esco, mi asciugo e mi vesto velocemente, ma prima di uscire dal bagno raccolgo i capelli umidi in una coda alta, in modo che non mi diano fastidio. E proprio in questo momento, la mia mente decide di farmi rivivere un altro ricordo. Questa volta solo in piedi di fronte ad uno specchio, mi sto facendo una coda e indosso un leggero vestitino a fiori, quando un ragazzo, magrolino e biondo, mi si affianca con un mazzolino di fiori e me li porge. Sembra quasi... Rogers. Capitan america. Ma non può essere, scuoto la testa. Mi risveglio dal ricordo e devo tenermi al lavandino per non cadere a terra. Respiro profondamente cercando di recuperare la lucidità di prima. Solo quando mi sento sicura di poter stare in piedi da sola lascio il bordo del lavandino a cui sono praticamente arpionata. Mi guardo di nuovo allo specchio cercando di capire da dove salta fuori quel ricordo ma proprio non ce la faccio. Metto da parte tutto e mi dirigo verso il centro operativo, ancora confusa.

WINTER SOLDIERS - Bucky BarnesDove le storie prendono vita. Scoprilo ora