Le misteriose discussioni si protrassero ancora per un po', ma almeno a quel punto c'era Raven con cui parlare. Swan non la prese nemmeno in considerazione. Sia perché il suo orgoglio glielo avrebbe impedito a qualsiasi costo, sia perché lei sembrava totalmente assente, distante da tutto ciò che la circondava. Era rimasta seduta in disparte e non aveva aperto bocca. Stava presenziando a quella cerimonia, ma nulla di più.
Il brusio nella stanza si attenuò nel momento in cui fecero il loro ingresso due ragazzi. Un signore dai modi distinti li presentò al Primo Maestro. I due uomini cominciarono una fitta conversazione, interrotta di tanto in tanto dalle domande che rivolgevano a entrambi i giovani.
Raven e Eagle ne approfittarono per studiarli con attenzione. Si capiva che erano fratelli, anche se non erano gemelli identici. Uno, leggermente più alto e dal fisico asciutto, aveva corti ricci di un biondo ramato. Sorrideva ogni volta che il Maestro si rivolgeva a lui e sembrava perfettamente rilassato in quella bizzarra situazione. L'altro, più muscoloso e atletico, era a suo agio nell'elegante completo blu scuro quanto lo era Eagle nel proprio, e aveva tutta l'aria di chi non vedeva l'ora di andarsene. Di tanto in tanto si passava nervosamente la mano sui capelli rossi, che portava lunghi sul collo e che per l'occasione aveva ordinato indietro con il gel.
D'un tratto, il Primo Maestro fece un discreto cenno con la mano. I presenti iniziarono lentamente a prendere posto attorno alla tavola, mentre i nuovi arrivati restavano soli al centro della sala.
Il Secondo Maestro si chinò verso i due ragazzi al suo fianco.
"Bene, adesso tocca a voi", cominciò sottovoce. "Non preoccupatevi. Come ho già detto, è poco più di una formalità rituale".
Girò appena il capo, accennando al giovane dai capelli ramati.
"Lui", proseguì, "ha addosso il Segno e sa già cosa fare. Non avrete problemi".
Si levò in piedi e fece loro cenno di seguirlo. Raven, Eagle e Swan si avvicinarono ai due fratelli. Si scambiarono un breve saluto. Poi, uno dopo l'altro, si strinsero le mani, quella volta con lentezza, perché sapevano che gli occhi di tutti erano puntati su quel gesto. Tornarono ai propri posti e Swan si ostinò a mantenersi a distanza.
Dopo qualche istante di esitazione, la testa bionda di Eagle si avvicinò a quella corvina dell'altro Custode.
"Ehi, Raven...".
La sua voce, quasi un soffio, era incerta, come se temesse di esprimere i propri pensieri.
"Uh?".
"Tu hai sentito qualcosa?".
Quello squadrò il compagno con espressione indecisa.
"Sincero?".
L'altro annuì.
"No", fu la risposta secca.
Eagle socchiuse le ciglia chiare e si lasciò sfuggire una smorfia impercettibile.
"Nemmeno io", ammise a quel punto.
Raven si strinse lievemente nelle spalle. Come sempre, non sembrava dare grande rilievo a ciò che stava accadendo.
"Non importa", concluse arricciando le labbra. "Per noi non cambia niente. E poi loro hanno già scelto. Facciamoli contenti così possiamo tornarcene a fare il nostro nulla altrove".
Quando giunse il momento di parlare, i due ragazzi si alzarono e indicarono senza esitazione il giovane dai capelli ramati, che restituì loro un cortese sorriso. Swan, invece, non disse nulla, nonostante l'esortazione del Primo Maestro.
Una volta in piedi, allontanò la sedia, girò attorno alla tavola e si diresse verso i due fratelli. Guardò prima il più alto, poi fece un passo per fronteggiare l'altro. Il ragazzo con i capelli rossi la squadrò da capo a piedi con la stessa intensità. I suoi occhi screziati di smeraldo sembravano sfidare quelli azzurri di lei come in un duello.
Tutti osservavano la scena in silenzio o mormoravano solo in un soffio all'orecchio del proprio vicino, così la voce sottile di Swan si librò nell'aria chiara e distinta.
"Non sono d'accordo".
⸩ↂ⸨
Raven incrociò le braccia sul petto e sospirò, esibendo vistosamente il proprio fastidio.
"Mio Dio, che ci facciamo ancora qui?", sbuffò.
Eagle si lasciò cadere sull'antica panca finemente intagliata che decorava la parete del corridoio.
"E che ne so? Chiedilo a Swan!".
Lui sembrava ancor più esausto di Raven. Abituato a una vita attiva e appassionato di sport all'aperto, soffriva più degli altri le ore passate a discutere attorno a un tavolo, chiuso in una sala antica e polverosa. Così, con una scusa, erano riusciti a uscire per qualche minuto e si erano rifugiati nel disimpegno per sfuggire alla tensione di quell'ennesima mattinata.
Era trascorsa quasi una settimana da quando la cerimonia aveva avuto inizio - E avrebbe dovuto avere anche una fine!, rimuginava Raven - ma nulla era cambiato. Swan si ostinava a dire che non era d'accordo, gettando tutti, dal Primo Maestro all'ultimo dei Segretari, nello sconforto assoluto. Perché in quello stallo era impossibile nominare il nuovo Phoenix. Non ci si orientava in base al volere della maggioranza, da quelle parti. I Prescelti devono essere tutti concordi nel riconoscere il Phoenix, aveva ribadito il Secondo Maestro di fronte alle insistenze del Custode della Terra. Era del destino e della protezione dell'umanità che si discuteva. Ci voleva la certezza assoluta, non avrebbero accettato nulla di meno.
Swan, da parte sua, continuava a essere scontrosa con entrambi. Sembrava voler rivolgere loro un muto e perenne rimprovero e, almeno nel caso di Eagle, stava colpendo perfettamente il bersaglio.
"Lo sai, vero, perché si comporta così?", domandò il ragazzo dopo essersi goduto per qualche minuto il silenzio e la calma di quella pausa.
Raven chinò le ciglia lentamente, a nascondere l'acciaio dei suoi occhi e la loro luce che si era fatta di colpo dolente.
"Certo che lo so, ma è del tutto inutile quello che sta facendo. Nomineranno un nuovo Phoenix, che lei lo voglia o no. Così sta solo prolungando la sua agonia. E la nostra".
Eagle, ancora a occhi chiusi, prese un profondo respiro. Il pensiero che gli ronzava in testa gli stava facendo male al cuore, eppure decise che non c'era alternativa.
"Forse dovresti parlarle tu", ammise infine, quasi sconfitto. "E convincerla a darci quel maledetto voto".
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Opera [Great Work #1]
Fantasy"Ehi, Raven... tu pensi mai a come sarebbe una vita normale?". "Che cosa intendi con normale, Swan?". "Intendo la vita com'è là fuori. Senza addestramenti, senza segreti, senza orari impossibili e regole da rispettare". "Senza mistero e senza bellez...