Nel deserto assoluto di quella scena, il silenzio era sceso ingombrante a sostituire le fiamme, che si erano ritratte nel canalone così come vi si erano sollevate. Una forza innaturale le aveva risucchiate indietro, lasciando alle loro spalle solo il nero che aveva cancellato ogni cosa.
In quell'assurdo quadro apparentemente immutabile, il tempo aveva ripreso a scorrere a ritmo con la Terra, che girava nel suo normale ciclo cosmico. Tutto sembrava indifferente al battito del loro cuore. Che però pulsava ancora, contro ogni ragionevolezza.
Quando ne fu sicuro, Eagle aprì lentamente gli occhi e sbatté le palpebre un paio di volte, come a volersi accertare di essere ancora capace di governare il suo corpo. Dopo un paio di tentativi, riuscì a ordinare ai muscoli di rilassarsi e allentò la presa su Swan, che cominciò ad agitarsi piano e a riemergere da quell'abbraccio. Si guardarono smarriti per qualche istante, ancora increduli di fronte al pensiero della tempesta che li aveva attraversati senza bruciarli, poi iniziarono a piangere, a ridere, a baciarsi le labbra e il viso senza un ordine.
Swan passò una mano sui capelli di Eagle, spazzolandogli via un po' di cenere e osservando le punte che gli si erano bruciacchiate, poi sgusciò fuori dalle sue braccia.
"Finalmente!", esclamò con l'esultanza che solo l'adrenalina di sentirsi ancora viva poteva darle. "Mi avresti uccisa tu, se continuavi a stringermi in quel modo".
Eagle aggrottò le sopracciglia e incrociò le braccia sul petto, riservandole una scherzosa occhiata di rimprovero.
"Bella riconoscenza! Devo davvero segnarmelo da qualche parte, di non cercare mai più di proteggerti".
Swan rise e nella stanza scura quel suono brillò argentino.
"Segnati piuttosto di inserire questo momento nei tuoi voti nuziali. Per te sono passato nel fuoco farà di certo un bell'effetto e le ragazze piangeranno come fontane".
Eagle sorrise, mentre le sistemava i capelli in disordine dietro un orecchio.
"Il punto è, signorina Swan, che sono davvero passato in mezzo al fuoco per te".
Lei annuì e tornò a scrutargli gli occhi con un'espressione piena di indescrivibile emozione.
"Il punto è, mio premuroso cavaliere, che anche io sono passata in mezzo al fuoco per te".
"E a quanto pare siamo ancora vivi", commentò lui con la stessa gravità. "Significa che mi sono cacciato in un grosso guaio, eh?".
Pronunciò quella domanda con un tono così serio da suonare buffo, strappandole un'altra risata.
"Temo proprio di sì".
Eagle scosse il capo, divertito.
"Se vorrò mai liberarmi di te, dovrò dire a Phoenix di impegnarsi un po' di più".
Quel nome, pronunciato con la solita leggera naturalezza, ricadde pesantemente tra loro, spegnendo di colpo ogni allegria. Rimasero a fissarsi per un po', senza osare scambiarsi i pensieri, che erano disperatamente identici.
"Credi...", azzardò infine Swan con un filo di voce, "che ci sia ancora qualcuno, là sotto?".
Eagle non rispose. Emise un lungo respiro, si guardò intorno, poi si puntellò su una mano e si alzò in piedi, dirigendosi verso le scale.
Swan lo fissò stupita e interdetta, poi la sua espressione divenne quasi offesa quando capì che stava uscendo dalla stanza senza nemmeno una spiegazione.
"Dove vai, adesso?".
Lui si fermò sulla soglia e tornò a guardarla.
"Vado a cercare qualcosa da metterci addosso", rispose apparentemente calmo.
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Opera [Great Work #1]
Fantasia"Ehi, Raven... tu pensi mai a come sarebbe una vita normale?". "Che cosa intendi con normale, Swan?". "Intendo la vita com'è là fuori. Senza addestramenti, senza segreti, senza orari impossibili e regole da rispettare". "Senza mistero e senza bellez...