Swan occhieggiò il cielo cinerino di quella mattina di marzo. Un pallido sole si stendeva glaciale su Londra, ma l'aria era appena un po' più tiepida e tanto bastava a migliorare il suo umore. Stava semidistesa sui gradoni della scalinata vicina alla grande scacchiera. La maestosa facciata del King's College incombeva su di lei. Diane e Caroline discutevano su cosa fare nel week-end e lei, per la prima volta dopo tanti giorni, riusciva a sentirsi quasi felice.
Avevano passato la mattinata a studiare insieme, poi si erano fermate a chiacchierare all'esterno. Quelli erano i momenti che Swan preferiva, di cui faceva ogni volta tesoro, come se fossero una scorta di benessere da portarsi dietro per compensare le ore in cui si sentiva in gabbia. In compagnia delle sue amiche, la sua finta vita da ventenne riusciva a sembrarle quasi vera, quando infarciva di impegni fittizi e banali accadimenti la storia delle sue giornate. E Fulham Palace era una realtà distante, mentre discutevano dei prossimi esami, della festa che Diane avrebbe organizzato a fine mese appena i suoi fossero andati fuori città, dei ragazzi e dei vestiti da indossare.
"Senti, Swan", l'apostrofò Diane con un sorrisetto ammiccante. "Che ne dici di portare anche il tuo biondissimo e fighissimo best friend al mio party da sballo?".
L'espressione di Swan si oscurò come se una nuvola avesse coperto il sole.
"Non è più il mio best friend", tagliò corto.
Le labbra glitterate di Caroline si arrotondarono in un Oh! di sorpresa, mentre Diane parve accogliere la notizia con una punta di bizzarro piacere.
"Be', un motivo in più per portarlo!", esclamò allegra. "Dovremo consolarlo della tua perdita, no?".
Swan fece un gesto svogliato con la mano.
"Se proprio ti piace, invitalo pure".
Diane si fermò un istante a soppesare la reazione della ragazza, che restava distesa a occhi socchiusi con un'espressione ostentatamente indifferente che avrebbe fatto perdere la pazienza a un santo.
"Non ti stavo chiedendo il permesso, Swan", sottolineò, sforzandosi di apparire pacata.
"E io non te lo stavo dando, Di", rispose l'altra, senza mutare atteggiamento. "La festa è tua e Eagle non è affare mio".
Le altre due si scambiarono un'occhiata eloquente. Certe volte Swan era davvero intrattabile, specialmente se si toccavano determinati argomenti. Caroline, che fino a quel momento era rimasta in silenzio a seguire la scena, la scrutò di sottecchi.
"Brutta litigata, eh?", azzardò piano.
"Non ne voglio parlare, ragazze".
Diane sollevò le ciglia chiare e fissò per qualche istante un punto lontano da loro.
"Magari preferisci parlare di qualcos'altro", ridacchiò dandole un buffetto affettuoso sul braccio, come per cancellare in quel gesto il loro piccolo attrito. "O di qualcun altro".
Quelle ultime parole vennero coperte dal rumore scoppiettante di una Royal Enfield Thunderbird Marine che si adagiò sull'asfalto con una frenata misurata.
"Passaggio, Swan?".
Il sorriso illegale di Raven brillò sotto la sottile visiera del mini jet assieme ai suoi occhi grigi, rischiando di mandare in tilt il sistema cardiocircolatorio di Diane e Caroline. Swan, invece, non diede a vedere la sua sorpresa, ma si impose di restare calma, come faceva ormai quotidianamente ogni volta che lui le ronzava attorno con la sua irresistibile insistenza. Non che le dispiacesse, e dentro di sé lo sapeva perfettamente. Solo che Raven aveva l'eccessiva e fastidiosa abitudine di mostrarsi perennemente trionfante in sua presenza, e lei provava l'istintivo desiderio di gettare acqua fredda su quel terreno infido e rovente. Ma per il resto... oh, sarebbe caduta, sì! Sarebbe caduta volentieri per quel sorriso e per quelle labbra.
STAI LEGGENDO
Opera [Great Work #1]
Fantasy"Ehi, Raven... tu pensi mai a come sarebbe una vita normale?". "Che cosa intendi con normale, Swan?". "Intendo la vita com'è là fuori. Senza addestramenti, senza segreti, senza orari impossibili e regole da rispettare". "Senza mistero e senza bellez...