SPRING 9 - Gli Amanti celesti della Profezia

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"Posso parlarti, Raven?".

Il ragazzo sollevò le ciglia scure dal volume che stava sfogliando, lo richiuse con uno scatto e lo poggiò su un ripiano della biblioteca.

"Certamente", rispose.

Si mosse verso il centro della stanza, andando incontro al Secondo Maestro che aveva fatto capolino e che, alla sua risposta affermativa, era entrato chiudendosi la porta alle spalle.

Raven si sedette su una poltrona di velluto verde e seguì con quieto interesse gli spostamenti dell'uomo, che prese posto di fronte a lui, estrasse un sigaro dall'elegante custodia che teneva in tasca e lo accese con cura prima di iniziare a parlare.

"Sarò breve", esordì. "Tu e Swan?".

Raven piegò appena il capo di lato ma, a eccezione di quel movimento, non lasciò trasparire né sorpresa né fastidio di fronte a quella domanda.

"Io e Swan", ripeté perfettamente rilassato, senza alcuna inflessione particolare nella voce, come se stesse semplicemente facendo il punto della situazione. "Ci stiamo frequentando. Dire che ci stiamo conoscendo meglio mi suonerebbe parecchio ridicolo".

L'uomo lo scrutò come se volesse andare oltre il velo del suo modo elegante di presentare la realtà.

"Una maniera abbastanza vaga e moderna di definire una relazione, Raven. Andate a letto insieme?", chiese senza troppi preamboli.

Anche quella volta, il ragazzo non si scompose. I suoi occhi metallici brillarono un istante e le sue labbra si piegarono nel solito sorriso lieve e sarcastico.

"Non è ancora successo", dichiarò, lasciando intendere che quell'ancora non sarebbe durato per sempre.

Il Secondo Maestro soppesò la frase e l'atteggiamento del ragazzo. Era chiaro che nessuno dei due aveva la minima intenzione di giocare a carte scoperte eppure, come era sempre accaduto tra loro, si stavano intendendo alla perfezione senza spendere troppe parole.

L'uomo allontanò il sigaro dalle labbra ed espirò una lunga nuvola di fumo.

"Be', non esiste nessuna regola esplicita che vieti questo tipo di relazioni tra voi, quindi non ho nulla da obiettare, per il momento. Tuttavia non devi dimenticare che nessuno sa cosa si potrebbe generare, se si incrociassero due Casate, due diversi Poteri. Non vogliamo problemi di nessun tipo. Problemi di cui sareste costretti a disfarvi. Siamo nel XXI secolo, in fondo, quindi confido nella tua assennatezza e nel tuo senso di responsabilità".

Raven fece un lieve cenno, come per assentire e insieme per ringraziare per quelle qualità che gli erano state indirettamente riconosciute. In realtà, stava solo cercando di prendere tempo per incassare un discorso che, fino a quella mattina, non aveva mai sfiorato la sua mente.

"Può stare tranquillo, Maestro. Qualora dovesse accadere, saremo estremamente cauti", confermò.

L'altro lo studiò in silenzio per alcuni, interminabili secondi, durante i quali il ragazzo si sforzò di sfoderare la sua inossidabile calma. Prese un'altra pausa e una boccata dal sigaro.

"Sono colpito, Raven. Non credevo tu fossi così ben disposto a parlarne liberamente. E naturalmente ne sono felice, perché non avrei gradito affatto un tentativo di tenermi nascosta una situazione che avrei potuto comunque scoprire in qualsiasi momento lo avessi voluto".

Raven si carezzò il mento con la punta delle dita, come se stesse osservando un pericolo appena evitato da una posizione di sicurezza.

"Forse perché non abbiamo motivo di farlo", ribatté con aria sicura.

Il Maestro finì il sigaro in silenzio, senza smettere di osservarlo.

Era la prima volta, per quel che ne sapevano, che due Custodi si innamoravano o che iniziavano una relazione sentimentale in genere. La questione non si era nemmeno posta, visto che i Custodi, per ricambio generazionale, fato o fortuna, avevano spesso età molto diverse tra loro. Il sesso, poi, era stato gestito in maniera del tutto differente, in passato. Ai Custodi maschi era sempre stata concessa la libertà di una discreta compagnia femminile, qualora lo avessero voluto, e persino quella di prendere moglie, ovviamente scelta dalla Congrega tra le fanciulle delle quattro Famiglie. Doveva essere una figura sobria e già preparata alle possibili implicazioni di un'unione con un Custode, inclusa la probabilità di generarne un altro da donare alla causa, rinunciandovi per sempre. Con le Swan il compito era stato ancora più semplice, considerata l'educazione alla castità e al rispetto dell'autorità maschile che veniva imposto un tempo. 

A lui, però, era toccato in sorte di dover gestire quella generazione di moderni Custodi, così giovani, che vivevano in una società dove i sentimenti erano più importanti delle regole e i legami avevano assunto nuove forme molto più disinvolte. Nonostante la rigida educazione che gli avevano impartito, era impossibile tentare di ancorarli a costumi e tradizioni che per quei ragazzi puzzavano solo di vecchio e a regole che non avrebbero rispettato mai. Aveva capito fin dalla loro adolescenza che avrebbe dovuto rapportarsi a quel tipo di esperienze con un approccio decisamente diverso.

"Sai bene, Raven, che non ho mai apprezzato particolarmente la tua condotta... diciamo così, disordinata", commentò il Maestro, assumendo a quel punto un tono quasi confidenziale. "Anche se devo riconoscerti il merito di essere stato sempre estremamente responsabile e attento nel gestire le tue avventure".

Si interruppe un istante e non terminò la sua considerazione. Senza un vero motivo, la sua mente era ritornata indietro, quasi per capriccio, al pensiero che aveva elaborato in precedenza mentre scrutava il ragazzo.

È la prima volta, per quel che ne sappiamo, che due Custodi si innamorano.

Scandagliò gli occhi di Raven e l'idea cominciò a prendere forma e consistenza.

E se fossero proprio loro gli Amanti celesti della Profezia?

Se quell'intuizione era corretta, quante cose sarebbero potute cambiare? E non necessariamente nel modo che loro avevano previsto. Se il suo dubbio fosse stato fondato, ci sarebbero stati parecchi punti da rivedere per riuscire a gestire quella rivelazione inaspettata.

Gli Amanti celesti della Profezia. Certo, potrebbe essere soltanto un gioco, un innamoramento temporaneo, una storiella giovanile...

Tuttavia, una volta che l'aveva proiettata, non riusciva più a scacciare quell'immagine e le sue molteplici implicazioni. Era quello un segno che il tempo che avevano tanto atteso e temuto stava per arrivare? Forse valeva la pena verificare le sue supposizioni.

"Non ti nascondo che, se tu avessi deciso di fermarti e mettere la testa a posto una volta per tutte, ne sarei davvero, davvero lieto", concluse, attardandosi con un sorriso su quell'ultimo aggettivo.

Raven, per la prima volta da quando la conversazione era iniziata, fu attraversato da un brivido che non aveva nulla a che fare con l'ebbrezza per la sua apparente vittoria. Quella concessione, che avrebbe dovuto rallegrarlo o quanto meno farlo sentire più sollevato, aveva uno strano retrogusto amaro.

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