Passerebbe in mezzo al fuoco per me.
Quelle ultime parole restarono sospese nel silenzio della stanza, come un'incisione rovente nell'aria. Phoenix aggirò con sicurezza la poltrona di pelle e si diresse al centro della sala, nello stesso punto in cui aveva atteso in piedi, per ore, che qualcuno decidesse che cosa farne della sua esistenza. Raven lo seguì con lo sguardo, con circospezione, e mosse appena un paio di cauti passi verso di lui. Eagle e Swan, a distanza, osservavano quello strano duello senza osare interromperlo.
Eagle sembrava tranquillo, quasi incuriosito da ciò che stava per accadere. Swan, invece, era sgomenta, come se stesse già immaginando qualcosa di terribile dalla quale avrebbe preferito scappare. C'era una speciale ansia nei movimenti lenti di Phoenix e Raven, come in un'antica danza tribale, in un ricordo perduto di scontri titanici illustrati in grotte ancestrali.
"Che significa tutta questa storia, Phoenix?", chiese Raven infine, con voce torva.
L'irlandese piegò appena il capo e sorrise.
"Te lo mostro subito".
Prese un profondo respiro, poi fece un semplice gesto con la mano, un colpo secco che tagliò lo spazio vuoto di fronte a lui come una sciabolata.
"Conflăgra!".
L'aria si incendiò e una cresta di fiamme crepitò sul pavimento, sollevandosi a formare una parete tra lui e gli altri tre ragazzi. Le lingue guizzarono sul metallo liquido degli occhi di Raven, spalancati come la sua bocca di fronte a quello spettacolo inatteso. Rimase a fissare la linea di fuoco e Phoenix che l'attraversava senza che le fiamme lo lambissero in alcun modo, come se non riuscisse a credere allo spettacolo cui stava assistendo. Phoenix gli indicò la parete che bruciava alle sue spalle con un movimento che assomigliava a un invito.
"Entra nel fuoco", disse asciutto.
L'altro non rispose, non si mosse. Tratteneva il respiro e continuava a seguirlo con lo sguardo di un animale in agguato. Dietro di lui, Swan era immobile come una statua di marmo e, come quel materiale, il suo viso era bianchissimo. Eagle, invece, si fece avanti, fin quasi a sfiorare Raven, con un'espressione che mescolava sorpresa e paura.
"Phoenix, ma cosa...", biascicò sbigottito.
"Fatti da parte, Eagle", lo interruppe quello senza troppo garbo. "Questa è una faccenda tra me e Lord Pigeon. Tu e Swan potete guardare".
Tornò a fissare quegli occhi d'acciaio che sembravano sul punto di arroventarsi.
"Allora, Pigeon? Coraggio!", lo incitò una volta ancora.
"Tu sei pazzo!", sputò Raven con disprezzo e rabbia.
Phoenix, per tutta risposta, sfoderò un sorriso sicuro, da canaglia.
"Di cosa hai paura?", lo provocò. "C'è scritto che gli Amanti celesti sopravvivranno al Fuoco, quindi...".
"È solo una stupida profezia, quei versi potrebbero non significare nulla!".
"Ah, è stupida solo quando lo dici tu, giusto?", ironizzò l'irlandese, godendosi l'agitazione che cresceva nel suo contendente. "La verità è che tu non puoi nulla contro di me, vero Raven? Come vedi le ho imparate bene, le tue lezioni: tu sei il più debole tra noi, anche se non lo ammetteresti nemmeno sotto tortura. Swan potrebbe anche tentare di fermarmi, se lo volesse, e Eagle può accrescere il mio potere. Ma tu, contro di me, non puoi nulla".
Raven si lasciò scivolare addosso tutto quel discorso senza riuscire a opporre alcuna resistenza. Il respiro gli si era fatto pesante e la vista delle fiamme sembrava aver gettato su di lui un incantesimo di immobilità. Guardava le lingue guizzare davanti ai suoi occhi e un rivolo di sudore freddo gli scivolò sulla pelle. Un oscuro terrore sembrava aver preso possesso del suo corpo. Phoenix gli agguantò un braccio e lo spinse prepotentemente contro la parete ardente.
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Opera [Great Work #1]
Fantasy"Ehi, Raven... tu pensi mai a come sarebbe una vita normale?". "Che cosa intendi con normale, Swan?". "Intendo la vita com'è là fuori. Senza addestramenti, senza segreti, senza orari impossibili e regole da rispettare". "Senza mistero e senza bellez...