La porta...aperta

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«Dai alla fine non è andata così male»

Cerca di convincermi Victoria, dall'altro capo del telefono, e io alzo gli occhi al cielo guardando Clarissa alla ricerca del suo aiuto.

Lei alza le mani e se ne va, tirandosene fuori.
Ho come l'impressione che l'intenzione di Victoria sia più quella di farmi perdonare Damiano, mentre la mia coinquilina è decisamente più propensa al fatto che io me ne dimentichi proprio.

«No dai, alla fine non ho solo dormito per due giorni»

In effetti credo che quella cena sia stata un disastro che tutti ricorderanno per molto tempo.

Sono uscita solo per andare a dare lezioni a Jacopo, scrivendogli sempre prima per assicurarmi che i miei orari non coincidessero con le visite di Damiano.

Oggi ha iniziato ad andare meglio, le mie amiche avevano ragione, forse avevo bisogno di tirar fuori un po' di roba che avevo dentro.

A prova di questo c'è il fatto che stasera Jacopo mi ha chiesto di fermarmi a cena visto che la lezione sarà in un orario scomodo, e io non mi sono neanche preoccupata di capire se suo fratello non ci sarà.

Quando arrivo il ragazzo dai capelli castani mi sta già aspettando, infatti apre la porta dopo un secondo che ho suonato il citofono.

Il mio rapporto con lui è davvero positivo, ci stiamo trovando molto bene e la nostra passione in comune ci fa avere sempre qualcosa di cui parlare.

«Pensavo ti fossi persa!»
«Scusa, mi ha chiamato Victoria e mi sono distratta»

Pendiamo i materiali e ci mettiamo all'opera subito dopo, questo ragazzo migliora di giorno in giorno e ha fatto decisamente bene ad approfondire questa sua passione perché ha talento da vendere.

Quando lo guardo disegnare non nego che mi fa un po' male, perché in alcune cose è tale e quale a suo fratello, e questo da una parte mi fa essere fredda a volte, mentre dall'altra mi fa venire voglia di stringerlo forte a me illudendomi che sia una versione di Damiano che non mi ha mai ferita.

«Mi stai ascoltando?»
Mi riscuoto dopo l'ennesima volta che mi perdo ad osservarlo confrontando i suoi lineamenti con quelli di Damiano, e gli sorrido facendo finta di niente.

«No. Scusa, dicevi?»

«Non so come far venire bene questa sfumatura»

Gli prendo il carboncino dalle mani e gli mostro la tecnica giusta, calcando di più nei punti in cui voglio ombra e di meno dove voglio più luce.

Lui riprova a farlo ma noto che lo impugna nel modo sbagliato.
Metto la mano sulla sua per guidarlo nella giusta direzione.

«Vedi, se devi sfumare devi avere una mano più leggera»

Proprio mentre premi sulle sue dita per farle spostare, la porta di casa sbatte e sentiamo dei passi arrivare verso il salotto.

Mi irrigidisco immediatamente e rimango ferma in quella posizione, troppo tesa per avere la lucidità di spostarmi.

«Oh coglione hai lasciato la porta...»

Damiano interrompe la frase a metà quando, facendo la sua comparsa in sala, si blocca sulla soglia vedendomi accanto al fratello.

«...aperta. Che ci fa lei qui?»

Stupidamente, come se poi gli dovessi qualcosa, tolgo immediatamente la mia mano da quella di Jacopo e la porto in grembo con imbarazzo.

Damiano mi osserva con un sopracciglio alzato e due buste della spesa tenute in una sola mano, il che purtroppo mi fa pensare che stasera resterà a cena.

«Facevamo lezione»

Risponde tranquillamente il fratello, scrollando le spalle, ma il moro ha già smesso di prestargli attenzione.

«Vado a mettere via la spesa»

Jacopo annuisce, e non appena Damiano ci gira le spalle il primo mi tira una gomitata, per poi farmi cenno con la testa verso la cucina.

«Aia! Cosa?»

«Vai!»

«Col cazzo Jacopo»

«Vai.»

Ripete, e io sbuffo, alzandomi e andando verso la cucina pur di non doverci stare a discutere.
Mi sento già formicolare le mani ed esito qualche istante sulla soglia prima di avere il coraggio di entrare.

Osservo Damiano girato di spalle mentre sistema impacciatamente la roba dentro al frigo senza un ordine logico, e forse effettivamente ha bisogno di aiuto.

Come se avesse avvertito la mia presenza, il moro si gira nella mia direzione, guardandomi per qualche secondo con un'espressione stupita.

«Hai bisogno?»

«Sì, cioè..no, volevo solo aiutarti con la spesa»

Sento di essere arrossita e mi maledico mentalmente per la mia incapacità di mantenere un certo tono davanti a lui.

«Oh...grande, grazie»

Borbotto un "di niente" inaudibile, prima di sistemare il casino che ha creato nel frigo e finire di svuotare le borse, mentre lui praticamente resta fermo a guardarmi senza fare nulla.

«Regà iniziate a preparà la cena che so' le otto»

Stronzo.
Maledico mentalmente Jacopo per essersi completamente approfittato dell'unica volta in cui non ho fatto domande sulla presenza del fratello, mentre quest'ultimo mi guarda con un sopracciglio sollevato.

«Non sapevo restassi a cena»

Mi dice, a qualche metro da me, con le mani poggiate al bancone della cucina.

«Già, neanch'io credevo ci fossi»

«Cioè dovevi mangiare da sola con lui?»

«Sì, ti crea problemi?»

Lui allarga le braccia e interrompe da subito la conversazione che sta per mutare in discussione, probabilmente stanco di questo clima di perenne litigio.

«Cosa vuoi mangiare?»

Scrollo le spalle, non riuscendo a pensare a niente che mi vada in quel momento, per poi tirare un sospiro di sollievo quando toglie dal frigo un paio di hamburger di pollo e non la solita pasta.

«Mi prendi la pentola blu lì in alto?»

Mi chiede, indicando un ripiano a livello poco superiore alla sua testa, mentre lui apre le confezioni di carne e prende l'olio dal tavolo.

Mi metto sulle punte dei piedi e con estrema difficoltà riesco a raggiungere il manico della pentola, per poi sbilanciarmi pericolosamente sulle mie stesse gambe una volta che l'ho tirata su.

Faccio qualche passo all'indietro alla ricerca dell'equilibrio perso, e finisco per sbattere contro il petto di Damiano che stava indisturbatamente passando dietro di me proprio in quel momento.

Mi sposto immediatamente dal suo corpo, sentendo caldo non appena mi sfiora per reggermi da un eventuale caduta, e mi allontano come se mi avesse spaventata.

«Scusa»

Lui mi guarda per qualche secondo, con la matita sbavata sotto gli occhi e un'espressione indecifrabile sul viso.

«Non fa niente. Cuciniamo?»

Lontano dal cuore 2|| Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora