Mai più

1.4K 66 113
                                    

Esamino i nuggets che ho davanti come se fossero fatti di catrame, mentre Damiano si strafoga col secondo dei quattro panini che ha ordinato come spuntino notturno.

Non mi sembra vero di essere qui con lui, se dovessi pensarci non saprei neanche come ci sono arrivata e come ho accettato il suo invito.

Se Clarissa lo sapesse mi staccherebbe la testa, ma visto le nostre esperienze precedenti glielo dirò comunque non appena la vedrò.

«Sembra buono»

Constata Damiano con la bocca piena, accennando con il capo alla crocchetta di pollo che tengo tra pollice e indice da qualche minuto.

«La vuoi?»

«Voglio che la mangi»

Mi dice, ovvio, e io so che dovrei farlo.
Dopo aver corrugato le sopracciglia, faccio un respiro profondo e poi dò un morso al bocconcino fritto che esplode di mille sapori nella mia bocca.

Non mangiavo una schifezza da tantissimo tempo.
Dopo un altro paio di morsi la finisco, e Damiano mi guarda soddisfatto, per poi tornare a divorare i suoi panini.

Dieci minuti dopo io ho mangiato cinque nuggets su nove, e forse non sembrerà ma è davvero un grande successo.

«Come va l'accademia?»

Chiudo la scatoletta con i bocconcini con grande calma, per poi schiarirmi la gola ed intrecciare le dita delle mani ed appoggiarci sopra il mento.

«Bene. Ho ottenuto una borsa di studio perché ho il massimo dei voti»

Lo informo, soddisfatta del mio unico sporadico successo che sta a testimoniare che il suo uragano non ha distrutto proprio tutto.

Lui mi guarda come se non fosse poi così stupito da questa informazione, e come unico cambiamento d'espressione le sue labbra si increspano in un sorrisetto orgoglioso.

«Lo sapevo. Hai talento»

Osserva semplicemente, guardandomi in un modo che non posso permettermi di ricambiare.

Abbiamo deciso di mangiare ciò che abbiamo ordinato sui tavolini fuori, e c'è un'aria davvero fastidiosa per cui il mio giubbotto più autunnale che invernale non basta a riscaldarmi.

Notando come mi stringo nelle spalle per il freddo, Damiano ancora prima che possa dirgli di non farlo si è già sfilato la felpa, e me la sta porgendo a braccio teso.

«Non serve, ma grazie»

Rifiuto compostamente, abbozzando un sorriso imbarazzato.
Sembriamo due sconosciuti.

«Serve, stai congelando»

Insiste lui, avvicinandosi di più a me scorrendo sulla panca fino ad arrivare a breve distanza.

«Damiano non...»

«Dai, su»

Mi interrompe, calandomi a sorpresa la felpa sopra la testa e obbligandomi ad infilarla.

Come una bambina rimango lì ferma mentre lui mi sistema le maniche in modo che non si arriccino con la maglia in modo fastidioso, troppo inondata dal profumo che emana per poter desistere.

Questa felpa è quella che ha rischiato di compromettere la mia amicizia con Clarissa, e mi viene quasi da ridere a pensare a quel periodo in cui il mio problema più grande era lei.

Credo di non essermi mai concessa di essere così felice come in quei mesi.

Le iridi nocciola di Damiano rimangono ad una distanza fin troppo ravvicinata anche quando ormai la felpa è del tutto sistemata, e io come sempre non riesco a mandarlo via.

«Grazie»

Dico poi, schiarendomi la voce, più nella speranza che il moro si sposti che per mostrargli gratitudine.

Lui però rimane lì fermo, con le labbra incurvate leggermente in un sorriso malinconico, la matita sbavata sotto agli occhi che mi guardano con intensità tale da farmi tremare il cuore.

Il suo respiro caldo mi sfiora il viso e io lo odio, lo odio così tanto per quanto bene mi fa sentire.

«Morirei...»

Sussurra, con il viso a una distanza ridicola dal mio, mentre i miei capelli mossi dal vento gli sfiorano gli zigomi.

«...per un tuo bacio»

Continua, e io non capisco più niente.
Il sangue mi gela nelle vene e la saliva mi muore in bocca, mentre il cuore non vuole smettere di battere impazzito.

Deglutisco lentamente e rimango ferma immobile a guardarlo mentre si bagna il labbro inferiore con la lingua, costringendomi a torturarmi in una lotta tra razionalità e incoscienza.

«Damiano»
Lo richiamo, in un tentativo disperato di tornare alla realtà, ma per colpa della voce bassa e spezzata non suono infastidita quanto vorrei.

«Mh?»

Allontanati.
Vattene, la tua presenza mi ferisce.
Ti prego smettila di guardarmi.

Ma non ho voce per dirlo. Non ho voce, o forse non ho abbastanza coraggio. Non sono abbastanza forte, rimango lì inerme e lascio che i suoi occhi profondi si prendano gioco di me una volta ancora.

Lo guardo terrorizzata mentre avvicina una mano al mio viso, poggiandomi il palmo sulla guancia.

Sono completamente in balia del suo odore, del suo sguardo, della sua pelle.

Mentre con una mano mi carezza il viso, l'altra scende fino alla mia schiena e mi tira leggermente verso il suo corpo con una dolcezza tragica che mi fa venire i brividi.

Poi lo fa.
Mentre io sono in un turbine di emozioni e nessuna sinapsi del mio cervello è più in grado di collegarsi, le sue labbra si accostano alle mie sfiorandole con delicatezza, in un tocco così leggero da non sembrare reale.

Il mio cuore esplode.
La sua pelle sta appena lambendo la mia, eppure questo basta a farmi crollare in mille pezzi per poi rimetterli insieme uno alla volta.

Proprio in quel momento faccio un errore.
Rimango immobile, pietrificata, non faccio niente per impormi.

Che poi, infondo, mi voglio imporre?

Allora schiaccia le dita sul mio collo e mi avvicina a lui con meno delicatezza ma altrettanta dolcezza, e mi bacia.
Mi bacia davvero, e il sapore delle sue labbra mi fa capire cos'è stato a rendere la mia vita vuota in questi due anni.

Mi fa capire che tutte le volte che ho creduto di sentire qualcosa quando lui non c'era, in realtà non provavo niente.
Mi fa realizzare che è come non aver vissuto per nulla, oppure averlo fatto solo in attesa di questo momento.

Poi faccio un altro errore.
Ricambio quel bacio.
Con incertezza, paura, paranoia, ma non riesco a non abbandonarmi a ciò che sento, priva di qualsiasi tipo di lucidità che mi faccia realizzare ciò che sto davvero facendo.

La sua lingua è famelica, le sue labbra aggressive, è come se anche lui sentisse di star tornando a respirare solo adesso.
È un bacio disperato, pieno di rabbia, passione e violenza.

Quella cozzaglia di movimenti ed emozioni troppo forti per il mio corpicino debole viene interrotta dallo squillare di un cellulare.

Impiego diversi secondi per tornare alla realtà, però poi lo faccio.
Mi stacco da lui con violenza, come se mi fossi scottata, e quando realizzo quello che è successo è troppo tardi.

Lo guardo con gli occhi pieni di panico, dolore e rabbia verso me stessa.

Mai più Elisa, avevi detto mai più.

Lontano dal cuore 2|| Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora