13 euro e 50

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Mentre cerco un modo per raggiungere l'uscita senza essere notata, vedo Clarissa spuntare dal retro qualche minuto dopo, per dirigersi proprio verso il bancone.

Nel farlo passa di fronte a me e mi vede immediatamente, e per fortuna perché mi sento così paralizzata che non sarei riuscita a chiamarla.

«Che ci fai qua? Tutto bene?»

Chiede, quasi divertita, per poi cambiare espressione quando la prendo per un polso e la tiro verso di me in modo da non farla vedere agli altri.

«Ma che faccia hai? Non ti senti bene?»

Stavolta è preoccupata, ma per fortuna Damiano sta parlando a voce così alta che non ci vuole molto perché la bionda si accorga della sua presenza.

Per un attimo vedo il panico anche sul suo viso, come se temesse che questo possa distruggermi.

«Devi aiutarmi ad uscire senza farmi vedere»

Imploro, sotto il suo sguardo attento.
Poi la preoccupazione si trasforma quasi in rabbia, infatti la bionda corruga le sopracciglia e incrocia le braccia al petto, guardandomi in modo ostile.

«No.»

«Cosa? Non è il momento di scherzare»

«Tu andrai lì, Elisa, gli sfilerai davanti e ti metterai in bella mostra.»

La guardo come se fosse impazzita, con gli occhi sgranati e la voglia di tirarle un pugno sul setto nasale.

«Anzi, vuoi sapere di più?»

Domanda, retorica, per poi sfilarsi il grembiule della divisa e buttarmelo tra le mani.

«Lo servirai tu. Lo guarderai dritto in faccia e a testa alta, perché non sei tu quella che deve nascondersi.»

Scandisce bene le parole, puntandomi l'indice sul petto, e per me è pura follia.

«Non ce la faccio»

Piagnucolo, portandomi le mani tra i capelli e gettando un occhio verso il bancone, trovando sfortunatamente i ragazzi ancora lì a chiacchierare, e non sembrano intenzionati ad andarsene.

«Adesso ascoltami bene, Elisa»

Si impone la mia amica, mettendomi le mani sulle spalle e guardandomi dritto negli occhi.

«Quanto ci ha messo lui a dimenticarti, due settimane, eh? Una?»

Mi provoca, alzando un sopracciglio con fare ironico, ed è come se riaprisse una ferita mai del tutto cicatrizzata.

Abbasso lo sguardo, ma lei mi mette due dita sotto il mento e mi costringe ad alzare di nuovo la testa.

«È il momento che anche tu vada oltre. E basta con queste stronzate dei tacchi, del digiuno, dello studio matto e disperato. È ora di dire basta, Elisa, perché tu sei più di questo, mentre lui è solo un coglione»

È così sicura che per un attimo mi fa tentennare.
Mi guarda con così tanta determinazione che so che non accetterà un no come risposta, e la cosa strana è che non sono neanche più così sicura di voler io stessa rifiutare.

Prendo la divisa e me la lego in vita, respirando profondamente e riprendendo il controllo di me stessa.

Lei mi guarda soddisfatta, mentre mi preparo psicologicamente a correre incontro al mio incubo.

«Ti voglio bene»

Le dico, seria, e lei annuisce.
Poi mi lego i capelli e attraverso il salone a testa alta, senza prestare attenzione alla reazione dei presenti.

Entro dietro al bancone e cerco in tutti i modi di ignorare il cuore che sta per bucarmi il petto, e non alzo lo sguardo finché non arrivo proprio davanti a loro.

Quando lo faccio, la prima cosa che vedo sono i suoi occhi.
Scuri, svegli, adesso leggermente sgranati.
È come se mi tirassero un pugno nello stomaco, ma rimango in piedi.

Anzi, faccio più di questo.
La mia espressione rimane imperturbabile, mentre guardo i ragazzi di fronte a me in attesa che mi chiedano il conto.

Damiano ha la mascella serrata e lo sguardo profondamente turbato.
Gli altri componenti della band stanno qualche passo indietro in religioso silenzio.

Avanza, fino ad arrivare proprio di fronte a me, e io sto sudando freddo nel tentativo di non dare a vedere neanche un segno di qualche emozione.

Poi sfoggio un educato sorriso e lo guardo negli occhi con superficialità, poggiando le mani sul bancone.

«Cosa paghi?»

Chiedo, con la gentilezza con cui ci si rivolge ad un cliente, e lui aggrotta le sopracciglia in preda alla confusione.

«Elisa?»

Abbasso immediatamente lo sguardo sulla cassa, fingendo di controllare qualcosa, non potendo permettergli di vedermi nel momento in cui pronuncia il mio nome.

Vorrei stringere gli occhi e urlare, piangere, picchiarlo e forse anche vomitare.
Ma dopo un istante in cui guardo il vuoto accanto alle mie mani, alzo nuovamente la testa con lo stesso sorriso educato che avevo in precedenza.

«Un caffè, un succo alla pesca e due birre?»

Chiedo conferma, senza perdere la professionalità dietro alla mia voce completamente atona.

Lui annuisce appena, e io faccio una fatica tale a guardarlo che sento che dopo questo sarò esausta.

Mi fa male il cuore.

«Sono 13 euro e 50.»

«Ao Elì ma stai a giocà?»

Ma con quale audacia?
Sfoggio il mio miglior sorriso inviperito, e gli porgo il palmo aperto in attesa dei soldi.

«No. Sono 13 euro e 50»

Ripeto, mantenendo la calma, mentre ho il cuore frantumato che non regge un solo secondo in più di questo teatrino.

Con la mandibola serrata e gli occhi fissi su di me, Damiano estrae due banconote dalla tasca e me le appoggia sulla mano.

Per un secondo, la nostra pelle entra in contatto, e io ritraggo la mano come se mi avesse scottata.

Gli lascio il resto sul bancone in modo da non rischiare nuovamente, ma nonostante ciò dopo averlo preso non sembra avere intenzione di andarsene.

Sposto lo sguardo sugli altri membri della band, che sembrano tutti più dispiaciuti che imbarazzati.
Non posso reggere un secondo di più.

«Buona giornata, e tornate presto a trovarci!»

Esclamo, sorridente, per poi voltargli le spalle ed avviarmi a testa alta verso il retro.

Non appena non possono più vedermi in faccia, mi mordo il labbro così forte da farlo sanguinare, e sento i miei occhi riempirsi di lacrime.

Apro la porta del ripostiglio e mi infilo al suo interno senza esitare, per poi richiudermela alle spalle ed appoggiarmi ad essa con tutto il corpo, incapace di reggermi sulle mie gambe.

Scivolo fino ad arrivare a sedermi a terra, e rannicchio le gambe al petto cercando di calmare il cuore che sta esplodendo.

Poi piango. Con la testa fra le mani, silenziosamente.
Piango, ma prometto che è l'ultima volta.

Lontano dal cuore 2|| Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora