Vena artistica

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Piego anche l'ultimo dei vestiti che Clarissa aveva lasciato in giro per casa e glielo ripongo nell'armadio, soddisfacendo il mio bisogno ossessivo compulsivo di ordine da qualche anno a questa parte.

«Dai amo ti prego non voglio stare da sola tutta la sera»

Sbuffo, girandomi verso la bionda che se ne sta comodamente stesa sul letto mentre io pulisco tutta la casa.

«Punto primo, non mi chiamare "amo"»

La avviso, alzando l'indice, per poi ridacchiare insieme a lei per la mia repulsione verso i nomignoli.

«Secondo, non andrò dritta nella tana del lupo, e in più alle nove devo dare ripetizioni ad un ragazzo»

«Quanto ti paga?»

«20€ all'ora , iniziamo oggi e non sono mai stata pagata così tanto»

«Okay, ma non puoi passare dopo a farmi un salutino?»

«No»

Taglio corto, ho già dato fin troppo spettacolo in quel bar del cavolo. Non che abbia voglia di stare a casa tutta la sera, ma piuttosto che tornare lì mi inventerò qualcos'altro da fare.

«Ti odio»

Sbuffa, alzando gli occhi al cielo, e a me dispiace sinceramente per lei ma non me la sento di replicare l'incontro di qualche giorno fa.

Senza più risponderle lascio la sua stanza e vado nella mia per prepararmi, l'orario serale è quello che più odio per dare ripetizioni.

Mezz'ora dopo sono davanti ad una villetta, e sto aspettando che qualcuno venga ad aprirmi la porta.
Suonare il citofono è davvero imbarazzante, soprattutto in queste situazioni in cui non posso rispondere semplicemente "io" al "chi è?".

Infatti, quando mi viene posta la domanda di rito, come una stupida mi viene quasi da ridere.

«Quella delle ripetizioni»

Rispondo, grattandomi la testa in imbarazzo, e dopo aver leggermente ridacchiato per il mio tono, il ragazzo mi apre la porta.

Pensavo che mi sarei trovata davanti un ragazzino del liceo o qualcuno del primo anno, di solito è questo il target che si rivolge a me, eppure lui sembra essere anche più grande della mia età.

«Ciao! Piacere di conoscerti, sono Jacopo. Entra pure»

«Piacere mio, Elisa»

Ricambio, sorridendo educatamente, un po' a disagio perché non so come pormi con lui.
L'elenco di argomenti per cui mi ha contattata sono del primo anno, quindi probabilmente si è preso un po' di tempo prima di iscriversi all'università.

«Fai pure come se fossi a casa tua»

«Grazie. Frequenti l'Accademia?»

Domando, non sapendo di cosa parlare.
Nel frattempo ci sediamo sulle sedie del tavolo in salotto, e più guardo questo ragazzo in faccia più mi sembra che abbia un aspetto familiare.

«No, passione personale. Infatti più che ripetizioni sarebbero proprio delle lezioni»

Sono onorata che abbia scelto me per approfondire i suoi interessi, e trovo davvero bello il fatto che un ragazzo così giovane trovi il tempo per coltivare la sua passione.

«Quindi ti interessa particolarmente disegno, giusto?»

«Sì. Sono già bravino, nella nostra famiglia scorre una forte vena artistica»

Mi dice, allusivo, ma io non colgo a cosa si stia riferendo quindi devo solo aver interpretato male il suo tono.
Comincio a fargli vedere qualche schizzo base, ha davvero un grande talento, quindi l'obiettivo di queste lezioni sarà unire ad esso una tecnica un po' più precisa.

Quando disegna lo osservo con le sopracciglia un po' corrugate, ha dei lineamenti familiari e se non frequenta l'accademia non capisco proprio dove posso averlo visto.

«Bene, è l'ora di una pausa, vuoi qualcosa da bere o mangiare?»

Chiede dopo un'oretta, abbandonando la matita sul tavolo e alzandosi dalla sedia per sgranchirsi le gambe.

«No grazie»

In realtà muoio di sete, ma non so perché quando vado a casa di qualcuno che non conosco dico sempre "no grazie" indipendentemente dalla domanda.

Mentre va in cucina a mangiare qualcosa anch'io mi alzo un po', e cammino lungo tutto il salotto per smorzare un po' la noia.

Ci sono tante foto di lui da piccolo esposte, e le guardo tutte sorridendo.
C'è anche qualche premio di scrittura creativa, abbiamo un artista completo qui a quanto pare.

Poi, un po' nascosta dalle altre foto, noto una cornice con al centro l'ultima cosa che mi sarei aspettata di vedere: la foto di un concerto dei Måneskin, con Damiano in primo piano.

Ma che cazzz?

Sbuffo, pensando che tra tutti i posti ero finita proprio a casa di un fan dell'unica persona che non voglio vedere neanche in foto, che addirittura incornicia le sue performance.

Fanatico.

Poi però, capisco a chi ricollegavo l'aspetto di Jacopo.
I lineamenti squadrati, gli occhi scuri, i denti dritti.

Nella nostra famiglia scorre una forte vena artistica.

Deglutisco lentamente, cercando di convincere me stessa che sarebbe una coincidenza troppo assurda.
Sentendomi immediatamente meno lucida, comincio a camminare per la casa guardando ogni singola foto, alla ricerca di qualcosa che smentisca ciò che mi passa per la testa.

Eppure quello che trovo non fa altro che darmi ragione.
Una foto, proprio davanti all'ingresso, di Damiano e Jacopo abbracciati, quando avevano probabilmente quindici o sedici anni.

Arretro di qualche passo fino a finire quasi contro alla porta, e quando mi giro verso essa leggo, scritto in piccolo sopra alla maniglia: "David".

Sono finita nella tana del lupo, alla fine.

«Elisa? Riprendiamo?»

«Sì..ehm, arrivo..»

Balbetto, con le mani che tremano e il respiro pesante.
Damiano non vive qui, di questo sono sicura perché la sua casa l'ho vista più volte di quanto vorrei, a posteriori.
Magari riuscirò a scamparla per stasera, ma non posso tornare qui anche domani.

«Vivi..da solo?»

Chiedo, cercando di sembrare rilassata mentre mi siedo nuovamente alla scrivania.

«Sì»
Tiro un sospiro di sollievo.

«Beh, diciamo che vivevo da solo, adesso mio fratello mi invade la casa tutte le sere perché non ci siamo visti per tanto tempo»

Racconta, sorridendo, e improvvisamente i muri della stanza sembrano farsi sempre più stretti.
Reagisci, Elisa.

«Suona in una band, i Måneskin, li conosci?»

Mi si secca la gola e sono costretta a spostare lo sguardo sul carboncino che sta macchiando il foglio.

«Mai sentiti»

«Dovresti ascoltarli, sono bravi»

Sorrido forzatamente, annuendo, e riprendo la matita tra le mani.
Cerco di disegnare ancora qualcosa ma le dita mi tremano, e Jacopo lo nota subito.

Lontano dal cuore 2|| Damiano DavidDove le storie prendono vita. Scoprilo ora