Scolo la pasta e aggiungo la salsa al pomodoro, mentre Jacopo aspetta sul divano in salotto facendo nervosamente zapping tra i canali tv.
La mia testa è un luogo poco sicuro e non posso permettermi di rimanere da sola con lei, perciò pranzare da sola era fuori questione.
Riempio i piatti e li porto a tavola, sperando solo che non ci sia più un broncio ad aspettarmi.
«É pronto»
«Arrivo»
Si siede dalla parte opposta del tavolo rispetto a quella in cui sono seduta io, e non capisco come mai debba essersela presa in questo modo con me.
Insomma, non si è arrabbiata neanche Clarissa che mi è stata dietro per due anni a ricomporre i miei pezzi.«Puoi venire più vicino?»
Gli chiedo, mostrando il labbruccio per cercare di scalfire la sua espressione tesa.
Dopo aver alzato gli occhi al cielo il ragazzo si avvicina, mostrando un piccolo sorriso.«Come mai te la sei presa così?»
Il mio tono di voce è dolce, lo tratto come un bambino nella speranza che l'arrabbiatura gli passi, considerando che non posso sopportare una discussione in questo momento.
Lui mi guarda con espressione un po' più rilassata, e io ne approfitto per poggiargli la testa sulla spalla.
«Perché mio fratello non è giusto per una come te»
«E come sono io?»
«Sai amare. Non è da tutti»
Lo osservo per un secondo ma non lo guardo davvero, mi concentro solo su ciò che ha detto e penso che forse sì, l'amore delle favole esiste, ma solo per chi è in grado di riconoscerlo.
«Tu sai amare, Jacopo?»
Gli chiedo, a voce bassa, così scossa dai pensieri che mi scorrono in testa da desiderare solo un appiglio a cui aggrapparmi disperatamente.«Basta trovare le persone giuste»
Vedendo il mio sguardo triste lui mi accarezza la testa con le dita affusolate, e io mi rendo conto di quanto siano profonde tutte le carenze di questi anni.
«Lo fai sembrare così semplice»
«L'amore deve essere semplice, Elisa, non lasciare che qualcuno ti convinca del contrario»
Inevitabilmente mi ritrovo a pensare a quanto sarebbero diverse le cose se Damiano non ci fosse mai stato, e se al suo posto avessi conosciuto qualcuno come Jacopo.
Alzo la testa dalla sua spalla e quando lo faccio mi ritrovo a una distanza ridicola dal suo viso.
Lui continua a guardarmi le labbra e io mi trovo in uno stato completamente confusionale, in cui l'unica cosa che riesco a vedere chiaramente sono i suoi zigomi pronunciati così simili a quelli del fratello, e gli occhi della stessa forma ma di un colore così diverso.
Ho bisogno di toglierlo dalla mia testa.
Poggio le mani sui lati del viso di Jacopo e mi sporgo in avanti, sperando disperatamente che un contatto con lui farà sparire dalla mia mente il fratello anche per un solo secondo.
Lui però arretra, evitandomi, e sembra molto più lucido di me in questo momento.
«Non sono lui, Elisa»
Sussurra, guardandomi a pochi centimetri dalle mie labbra, e io lo so.
Lo so che non è Damiano ma il suo viso, la sua voce, il suo modo di parlare lo ricordano.
E non è giusto che io lo stia cercando, ma ho la remota speranza che questo sia comunque meglio che correre di nuovo da lui.«Lo so»
Rispondo, leccandomi le labbra, e lui segue il mio movimento con la sofferenza di chi non dovrebbe però vuole.
«Aiutami a cancellare, Jacopo, per una volta sola»
Supplico, a ridosso del suo viso, guardando i suoi occhi scuri e sperando inconsciamente che prendano una sfumatura più chiara, e che sotto ad essi compaia un velo di matita nera sbavata.
Lui fa passare un paio di volte lo sguardo dai miei occhi alle mie labbra, per poi lasciare da parte l'incertezza e avventarsi su di esse con desiderio.
Tento di cancellare, di dimenticare, ma mi ritrovo per l'ennesima volta a cercarlo.
Cerco delle mani forti che mi stringano con passione, ma quando salgo a cavalcioni su di lui Jacopo lascia che prenda io il controllo.Cerco un bacio aggressivo, feroce, denti che mi mordano e che mi strappino le labbra, ma trovo la dolcezza e la delicatezza che in questo momento non riescono a colmare il vuoto nel mio stomaco.
Cerco battiti impazziti, gambe molli e respiro corto, ma trovo solo calma piatta.
Continuo ad aggrapparmi e a spingermi su di lui con disperazione, e mi viene quasi da piangere per non star provando nulla, il niente più totale.La mano del moro scivola sotto la mia maglietta in cerca del reggiseno, per poi slacciarlo abilmente, ma mentre lo lascio fare la mia mente si annebbia dal panico di star facendo un'altra volta la cosa sbagliata.
Quando mi sta per sfilare la maglietta io mi scosto da lui, col fiatone, facendo segno di no con la testa e scendendo dalle sue gambe.
«Cazzo»
Impreco, respirando profondamente e pentendomi seduta stante di quello che ho appena fatto.
E vorrei dire che mi pento perché ora perderò la sua amicizia, ma in realtà nella mia testa scorrono solo le immagini ipotetiche di Damiano che verrà a scoprire tutto questo.«Non funziona. Scusa Jacopo, io non so cosa...»
«È meglio se vado»
Non ho il tempo né le forze per preoccuparmi per lui, anche se non si merita per niente di essere preso in giro in questo modo.
Mi riallaccio il reggiseno e mi ricompongo, mentre il ragazzo rimane seduto nonostante la sua affermazione.
Rimango accanto a lui con le ginocchia rannicchiate al petto, non sapendo cosa dire.
«Forse è ancora troppo presto?»
Domanda lui, incerto, con un sorriso abbozzato sulle labbra mentre guarda dritto davanti a sé.
«Forse»
Gli dò corda, anche se dalla scarsa convinzione nella mia voce è evidente quello che penso e sento.
Lui accenna una risata amara e si poggia allo schienale della sedia a braccia incrociate, senza permettermi di capire se effettivamente sia arrabbiato con me o no.«Provi qualcosa per me Jacopo?»
Gli domando facendomi coraggio dopo una manciata di minuti.
Lui si volta a guardarmi con un mezzo sorriso, pensandoci per un secondo con i gomiti poggiati alle ginocchia.«Nah»
Mi sento immediatamente sollevata nonostante non sia sicura che mi stia dicendo la verità, ma al momento ho bisogno di credergli per non cedere al senso di colpa, che purtroppo è già presente nei confronti di Damiano nonostante io non gli debba nulla.
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Lontano dal cuore 2|| Damiano David
FanfictionQuante cose possono cambiare in due anni? Infondo non sono poi così tanti, aveva detto Damiano. Eppure certe volte non serve un tempo infinito, per produrre infiniti cambiamenti.